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venerdì 26 Aprile 2024




La Napoli che verrà: la città nello scambio tra culture

La Napoli che verrà: la città nello scambio tra culture

tangoLa Napoli oleografica, sempre uguale a se stessa nel bene e nel male, sta cambiando inesorabilmente, e il motore del cambiamento è la presenza delle comunità straniere. Cosa verrà fuori dalla mescolanza con nuove lingue, arti, tradizioni è presto per dirlo. Sarà decisivo per il futuro e lo sviluppo della città, il modo in cui saprà accogliere questa trasformazione.

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L'integrazione di fatto: Napoli, la storia di Ali

Una città multiculturale a Napoli c'è, non bisogna neppure cercarla per vederla venir fuori nei quartieri e nei vicoli, negli spazi in cui l'anima partenopea si integra e s'apre al Mediterraneo per davvero. Un dato di fatto: l’esistenza, su un territorio, di molteplici culture la cui convivenza sviluppa nuovi equilibri. Non è sociologia ma una realtà sempre più pratica e concreta, basta salire su un autobus o incamminarsi per le vie del centro storico della città, aguzzare lo sguardo, tendere l'orecchio: una Napoli interculturale dove storie e vite diverse interagiscono tra loro cancellando dalla memoria le diversità per far spazio al presente esiste.

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Il tango colora e libera le piazze napoletane

Il tango nasce in Argentina e Uruguay come espressione popolare, e successivamente diviene una forma artistica, che comprende musica, danza, testo e canzone. Sebbene si diffonda in tutto il mondo il tango è un elemento inscindibile con le realtà di Buenos Aires, Rosario, Montevideo e la periferia della seconda metà dell'800.
A ballare il tango in Argentina erano anche gli italiani migrati oltre oceano alla fine del’900, per l’impossibilità di comunicazione verbale e forse anche per la nostalgia della patria, per essere il tango “un sentimento triste che si balla”. Così come è un incontro che cerca chi viene in Italia. Nell’ultimo decennio questo ballo, che definire tale è riduttivo, ritorna all’origine ed esplode nelle milonghe (termine utilizzato per definire i locali dove si balla il tango, ma anche gli eventi di tango) di tutta Italia. A Napoli in particolare si appropria delle piazze, luogo sociale per eccellenza: Galleria Umberto I, Galleria Principe Umberto, il Cortile di Santa Chiara con la bella stagione diventano il teatro di milonghe gratuite all’aperto.

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Alqali, musica, danza e multiculturalità nei quartieri alti

"L'idea, inizialmente, era quella di un'associazione culturale che fosse attenta alle forme d'arte a 360 gradi: un posto dove conoscere e imparare e far esperienza. La danza era uno dei punti cardine perché io stesso danzo, poi sono venute anche la pittura, la fotografia, ma questo non bastava. Ci siamo accorti che la chiave di lettura giusta era la multiculturalità di queste arti, il modo in cui vengono declinate nel mondo". Valentina Cotini, presidentessa dell'Ass. Alqali, ne é certa: "Le forme di integrazione consentono di avere uno sguardo più aperto e consapevole. Io sono laureata in Antropologia, e i possibili intrecci del sapere mi affascinano ma vedo tutti i giorni che non sono la sola".

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La scheda dell'associazione Alqali

L'Alqali (www.alqali.net) è nata nei primi anni del 2000 da un'idea di Andrea Arcella e Valentina Cotini con l'obiettivo di dare una concreta mano alla diffusione di espressioni artistiche lasciate troppo ai margini e per questo non conosciute dal grande pubblico. Far questo a Napoli significa anche volgere lo sguardo al Mediterraneo e l'associazione si propone, difatti di recuperare le radici e aprire nuove strade attraverso la collaborazione di artisti, performer, musicisti e in generale di quanti operino nel mondo della cultura. Spettacoli di teatro, danza e musica sempre caratterizzati da uno sguardo al Mare Nostrum sono la vocazione del circolo che ha collaborato con enti pubblici e privati. Associazione Alqali

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La rivoluzione culturale dei tunisini napoletani

Creare ponti tra napoletani e tunisini. E’ l’obiettivo che si prefigge l’associazione Tunisini della Campania. Per cominciare hanno iniziato pochi giorni fa con una festa a porta Capuana. Regalando momenti alla città un momento di musica e balli tradizionali. “Preferiamo la parola interazione alla parola integrazione, perché implica la possibilità di partecipare alla vita pubblica – spiega Tarek, trentenne laureato in economia, originario della Tunisia, in Italia da circa venti anni – e la motivazione primaria dell’iniziativa è il voler comunicare che noi esistiamo, abbiamo la nostra cultura, vogliamo vivere serenamente nella società italiana”. L’ intratteneminto musicale è affidato all’artista tunisino Marzouk Mejri, insieme ad altri musicisti originari del Marocco, dell’Algeria e del Senegal. L’idea dell’iniziativa nasce da un gruppo di 5- 6 persone desiderose di creare una rete solidale prima di tutto tra gli immigrati. Per ora tra i tunisini stessi non esiste ancora un collante forte, un legame associativo che li supporti nelle difficoltà quotidiane e nelle rivendicazioni per i diritti. Svolgono lavori nella ristorazione, nella vendita dell’ artigianato, lavorano nei campi fuori Napoli, a Casapesenna, Avellino, Villa Literno, Mondragone: la difficoltà di andare avanti giorno per giorno ha impedito loro di attivarsi per creare collettivi, l’individualismo nel loro caso è un portato della lotta per la sopravvivenza.

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Cordiali e sorridenti, ma gelosi delle loro origini. Reportage tra gli srilankesi di Napoli

L’odore intenso del sambol, del kottu e del lambrais che riempie i vicoli; giardini e i parchi pubblici che di domenica si affollano per intense partite di cricket;  il suono del Gatà Berà, del Thammatama  e dello Yak Bera, persino un tempio buddista: una città nella città, abitata da uomini, donne e bambini che parlano una lingua dolce e melodiosa e scrivono con lettere tondeggianti che sembrano ghirigori. Di Napoli, delle sue tipicità, ormai fa parte integrante un campionario di spezie, strumenti musicali e sport che vengono da molto, molto, lontano. E avvicina al cuore dei rioni popolari tradizioni e usanze del più esotico oriente. Uno spicchio di Sri Lanka che si sviluppa su appena quattro chilometri quadrati tra quartieri Spagnoli, Stella e San Carlo Arena. Qui, vivono, ormai da anni oltre settemila cingalesi.

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