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Domenica 5 Maggio 2024




La Napoli che verrà: la città nello scambio tra culture

tangoLa Napoli oleografica, sempre uguale a se stessa nel bene e nel male, sta cambiando inesorabilmente, e il motore del cambiamento è la presenza delle comunità straniere. Cosa verrà fuori dalla mescolanza con nuove lingue, arti, tradizioni è presto per dirlo. Sarà decisivo per il futuro e lo sviluppo della città, il modo in cui saprà accogliere questa trasformazione.

Le grandi capitali della cultura, come New York o Londra, sono diventate tali in virtù della capacità di trasformare in ricchezza le differenze. La stessa passata grandeur della nostra città, che un tempo la faceva primeggiare nel mondo, nasceva proprio dal contributo di genti diverse, venute da lontanissimo a lasciare il proprio segno sul futuro. E ora dopo secoli Napoli torna a essere il crocevia di nuove migrazioni.

Per immaginare quali potranno essere i nuovi sviluppi di questo processo Napoli Città Sociale dedica un primo speciale al tema, con un viaggio attraverso le comunità straniere, raccontando diffidenze reciproche, ma anche momenti di apertura e confronto; e le tradizioni, un tempo esotiche e sconosciute,  già fatte proprie dai napoletani.

Si parte dalla comunità srilankese, tra le più numerose, con i suoi settemila abitanti che vivono nei quartieri più centrali e popolari della città, riempiendoli dei loro suoni e degli odori tipici della loro cucina. Sono tra gli stranieri all’apparenza meglio integrati, vivono nelle famiglie lavorando come badanti, e hanno aperto moltissime attività commerciali. Quello che invece resta per lo più sommerso è il difficile rapporto tra generazioni con gli anziani legati alla loro terra di origine e alla loro cultura da una parte, e i giovani dall’altra che si sentono a proprio agio con i costumi e gli stili di vita della città che li ha accolti.

Chiedono interazione, e non integrazione i circa mille tunisini che vivono nella zona a ridosso della stazione. Per anni hanno vissuto in silenzio temendo ritorsioni delle spie al soldo del regime. Dopo la rivoluzione hanno voglia di raccontare la loro esperienza e di aprirsi alla città organizzando concerti e manifestazioni pubbliche.

Poi si racconterà la trasformazione dalla parte dei napoletani. Danze, cibi e usanze tipiche dell’estremo oriente, del mondo arabo e del Sudamerica che con il passare del tempo stanno facendo proprie. Con un occhio particolare al fenomeno del momento: il tango, con le milonghe clandestine, che colora di nostalgia e di argentina le notti nelle principali piazze della movida cittadina.

E’una fotografia, sicuramente parziale, di una città destinata a cambiare. In un futuro non troppo lontano, potrebbe apparire come quelle vecchie cartoline ingiallite che raffigurano strade sterrate percorse da pedoni e cavalli attraverso cui spunta un bizzarro ammasso di ferraglia che si chiama automobile.

Luca Romano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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