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venerdì 17 Maggio 2024




La prima volta di Marco Cavallo a Napoli

Il destriero simbolo della libertà sfila per le strade di Napoli fino all’Istituto Colosimo

marco-cavallo-3Il cavallo azzurro di cartapesta con la pancia piena di desideri nato dalla matita di un’internata nel 1973 a oltre 30 anni di distanza continua ad andare in giro come testimonial dei diritti dei sofferenti psichici e di tutte le persone in condizioni di disagio. Il 17 novembre è la sua prima volta a Napoli. Ripercorriamo il suo percorso da via Toledo alla Tavola Rotonda all’Istituto Colosimo.

"Era una limpida domenica di marzo, pulita dalla bora quando Marco Cavallo tentò di uscire dal laboratorio. Era troppo grande, appesantito dal carico di bisogni, desideri che si portava dentro". Marco Cavallo fa saltare il primo muro metaforico del manicomio di Trieste nella primavera del ’73, quando uscito dalla matita di un’internata prende forma tra le mani dei manicomiali come creatura di legno e cartapesta azzurra. Da allora è il simbolo della chiusura dei manicomi sancita dalla legge 180 del 1978 e oggi continua ad andare in giro come testimonial dei diritti dei sofferenti psichici e di tutte le persone in condizioni di disagio. Il 17 novembre è stata la sua prima volta a Napoli.

Arrivato alle 15.30 a piazza Trieste e Trento Marco Cavallo è contornato dagli utenti e dagli operatori dei servizi di cura e accoglienza che indossano sovra scarpe azzurre perché come dice uno di loro "siamo persone gentili, camminiamo in punta di piedi". La voce del cavallo che si incammina per Via Toledo, preceduto da operatori che suonano tamburi e nacchere, è quella di Enzo Cuomo, operatore della Coop. Soc. il Calderone, che ha iniziato a lavorare nell’ex manicomio Leonardo Bianchi nel laboratorio di teatro che "come tutte le forme d’arte si avvale di una comunicazione non verbale che aiuta ad esprimere ciò che si ha dentro". E dentro la pancia di Marco Cavallo c’è preoccupazione per il futuro, "dal 2000 abbiamo avviato le strutture alternative al manicomio. Ma a livello sociale siamo regrediti ante il 1973 e mancano i fondi per andare avanti. Bisogna accettare la malattia, e i processi di integrazione. Per l’OMS il 22 % della popolazione ha disagio psichico"- Cuomo si rivolge al Sindaco de Magistris giunto al centro della Galleria Umberto I. "Sono vicino a chi soffre, soprattutto a chi soffre dentro"- risponde il Sindaco e rassicura: "Stiamo lavorando al bilancio 2012 per consolidare l’apporto al sociale, a Napoli i diritti non verranno tagliati".

Alle 18.00 Marco Cavallo arriva all’Istituto Colosimo per non vedenti. Nella sala al primo piano vengono proiettati i filmati sulla salute mentale per il "Festival del Cinema dei Diritti Umani", tra cui le crude immagini degli internati disperati degli OPG nel documentario della Commissione d'inchiesta del Servizio Sanitario Nazionale. Apre la serata l’attrice Antonella Stefanucci che presenta Marco Cavallo, seguita dal monologo-dialogo dell’attrice Ida de Benedetti, diventata negli anni "la voce" di Marco Cavallo. "Ho conosciuto Peppe Dell’Acqua –racconta Ida-, collaboratore di Basaglia e mi sono innamorata del testo che recito perché è necessario scuotere le istituzioni e le persone sulle condizioni dei sofferenti psichici".

Chiude la serata una tavola rotonda sulla situazione dei servizi per la salute mentale, moderata da Andrea Morniroli della Coop. Soc. Dedalus, cui partecipano Sergio D’Angelo, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli; Annamaria Palmieri, Assessore all’Istruzione; Domenico Ciruzzi, Presidente Camera Penale di Napoli; il magistrato Aldo Policastro; Dario Stefano dell’Aquila, Presidente di Antigone Campania.

Dell’Aquila denuncia l’incremento dei suicidi nelle carceri e negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e l’insufficienza l’impreparazione del personale: "deve essere chiaro il principio che la detenzione non è conciliabile con la cura del sofferente psichico- sottolinea-. La risposta deve essere curativa e terapeutica. La priorità è far funzionare bene i servizi sociali e sanitari di presa in carico. Solo così si arriverà a chiudere gli OPG. Il passaggio successivo è modificare il codice penale". L’Avvocato Ciruzzi racconta che "che gli avvocati sono costretti a consigliare alle famiglie degli imputati a non presentare le carte che dimostrano la patologia psichiatrica perché viene considerata socialmente pericolosa e conduce all’ "ergastolo bianco": l’internamento negli OPG che si prolunga per anni nonostante il reato commesso sia un reato "bagattella"". Si appella ad una "comunità possibile" che accolga le differenze e senza pretendere di "normalizzare" l’eccedenza del vissuto dei cosiddetti "diversi" Palmieri, mentre D’Angelo invita a partire dalle prassi di cura per modificare la paura del diverso insita nelle persone, in primis dalla creazione di cooperative lavoro per i sofferenti psichici.

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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