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Giovedì 2 Maggio 2024




Case d’accoglienza per donne maltrattate

Percorsi di recupero e problematiche

violenza donneTania Castellaccio e Mariola Grodzka, operatrici della Cooperativa Dedalus, parlano dei percorsi di recupero attraversati dalle donne nelle case d’accoglienza a Napoli e in Campania, in particolare di Aradia, gestito da Dedalus in collaborazione con la cooperativa EVA, e Fiorinda, con EVA e Arcidonna, e Karabà.

“Il numero delle donne vittime di violenza sta crescendo, e i tagli alle politiche sociali operati dai governi nazionali hanno messo in crisi alcuni dei servizi offerti precedentemente dalle Case d’Accoglienza, con ripercussioni sia su noi operatori che sull’utenza”. Tania denuncia una condizione di estrema difficoltà nel mantenere lo standard qualitativo nel lavoro nelle case di accoglienza per donne maltrattate. “Noi amiamo il nostro lavoro, lo facciamo con trasporto emotivo, ma gli effetti della precarietà si fanno sentire.”

I percorsi di recupero. Il primo contatto con le case d’accoglienza avviene grazie all’intermediazione dei servizi sociali o delle forze dell’ordine. Le ragioni che portano le donne nelle comunità sono relative allo sfruttamento sessuale o lavorativo, alla violenza fisica sulle donne, alla violenza diretta sui minori, alla violenza cui i minori assistono. I centri accolgono sia le donne che i loro figli. Nell’ultimo anno due bambini ospitati dalle case d’accoglienza  sono stati vittima di violenza diretta, mentre nel resto dei casi si è trattato di violenza “assistita”. “Subire una violenza da bambini, soprattutto se a compierla è un familiare, rischia di segnare la vita per sempre. Per questo intervengono subito psicologi dell’età evolutiva.” – spiega Tania.

Il primo mese, dal momento dell’ accoglienza, viene dedicato alla emersione dei bisogni della donna. In seguito viene avviato un programma individualizzato, che ha durate diverse a seconda della persona, strutturato in vari segmenti: supporto psicologico, legale, sanitario, inserimento lavorativo. Nel caso di necessità di interventi psichiatrici viene attivata la rete territoriale. “Il numero di donne che soffrono di patologie psichiatriche insorte a causa di violenze è in progressivo aumento” – segnala Tania.

La fiducia tra donne maltrattate e operatrici si costruisce nel tempo, per una donna basta un mese, per un’altra molto di più. Il rapporto emotivo che si instaura diventa spesso profondo. Esiste il rischio che nelle donne accolte si sviluppi una forma di dipendenza dalla relazione con le operatrici. Spesso per le donne uscire dalla comunità e ritrovarsi senza alcun supporto, costituisce un trauma, che riescono a superare solo dopo qualche mese.

I percorsi di recupero a lieto fine sono molti. Tania e Mariola raccontano di due storie. Una parla di N., madre epilettica di due bambine, picchiata brutalmente dal marito. Dopo un anno nella casa d’accoglienza ha elaborato il suo vissuto, ottenuto il decadimento della patria potestà del marito e trovato un’occupazione. L’altra è la storia di V., ragazza madre rumena, che dopo aver avuto a 15 anni una figlia, è uscita ed entrata negli istituti penali più volte. Dopo un periodo in casa d’accoglienza ha ottenuto il permesso di soggiorno, ed ora vive con il suo compagno e la figlia.

Il mondo emotivo e la sessualità vissuta dalle donne.“Le donne si sentono spesso corresponsabili delle violenze subite. E si sentono anche in colpa per averli lasciati soli dopo essere arrivate in comunità. E’ un retaggio culturale. Purtroppo capita in alcuni casi che tornino dai loro aguzzini, sia per ragioni culturali che economiche.” Spiega Mariola – “Inoltre è frequente che non considerino la sessualità come qualcosa di bello, anche perché in molti casi hanno vissuto sin da adolescenti e per anni con lo stesso partner violento.

Conoscere i meccanismi della violenza : il bisogno di potere. Tania propone una visione della violenza basata sul potere. “La mia esperienza mi dice che è la volontà di possesso e di potere a spingere l’uomo a commettere violenza. L’uomo può giustificare la violenza, mentendo anche a sé stesso, con ragioni di gelosia, o di frustrazione. In realtà la violenza è legata alla concezione della donna nella società attuale. Per questo avviene quasi sempre, nel 90 per cento dei casi, nelle famiglie.” Secondo Tania anche “comprare sesso significa comprare l’esercizio del potere.”

Il personale medico sanitario. “A Napoli la formazione del personale medico e sanitario negli ultimi anni ha fatto passi in avanti, c’è maggiore comprensione e tolleranza. Tuttavia la strada da fare è ancora lunga. Si verificano ancora episodi di scarsa comprensione delle problematiche. I medici senza voler approfondire spesso accettano spiegazioni poco credibili a ferite e lividi che mai potrebbero essere causati da una caduta per le scale ad esempio. Inoltre si ha un certo timore nel parlare di violenze avvenute nelle mura domestiche, in Italia è ancora un tabù” – raccontano Tania e Mariola.

Cosa deve cambiare. “Occorre stabilità economica per noi operatrici. In generale è necessario un cambiamento culturale, prima ancora di ogni altra cosa: partire da campagne di informazione e sensibilizzazione, ad esempio nelle scuole.” – è l’augurio di Tania.

Daniele Pallotta

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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