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Giovedì 2 Maggio 2024




Tina Femiano, la responsabilità di parlare delle donne

L’impegno dell’attrice, il teatro e la voglia di superare la competizione e la festa

tina-femianoUn percorso ricco e variegato quello di Tina Femiano, tra teatro e cinema. Ha lavorato con Sergio Bruni, Santanelli, Catalano, Gelardi, Sorrentino. Impegnata in spettacoli teatrali come “Il berretto a Sonagli” con la regia di Riccardo De Luca, “Eleonora Pimentel De Fonseca” con P. Catalano, “La fabbrica delle creature” di Manlio Santanelli, la sua carriera si è mossa di pari passo all’impegno.

“Tutto il mio percorso artistico è stato dedicato alle donne e alle problematiche della questione femminile. Credo fortemente nella responsabilità di parlarne”. La voce di Tina Femiano è quella di una donna forte eppure attenta, la sua determinazione non toglie spazio alla dolcezza, sia quando è in scena che quando racconta del suo percorso artistico e dell’incrocio quasi obbligato con l’impegno. Oggi porta in scena, al teatro Ateneo di Casoria, lo spettacolo “Amori Criminali”, sembra quasi una coincidenza, ma Tina assicura: “Questo spettacolo era già in programma, d’altronde io non condivido la ricorrenza della Festa della Donna, mi infastidisce o quasi, perché si è completamente snaturato il senso di quella giornata. Se è nata per ricordare, allora un conto è la memoria, che è un dovere ed un diritto, ed un altro quello che sta succedendo oggi. Far festa non c’entra, e forse neppure scendere in corteo perché mi sembra si siano persi i contenuti e che la ricorrenza si sia svuotata di ragioni”.

A chiederle quali prospettive di cambiamento e miglioramento vede rispetto al passato bisogna fare i conti con una risposta sincera e schietta: “Vedo un miglioramento solo nel senso della coscienza e della consapevolezza del ruolo della donna. Anche in teatro si è molto più sensibili e attenti. Ma io sono avvilita e sfiduciata perché le donne si impegnano ma non riescono ad unire davvero le loro forze: c’è troppa competizione, ancora”.

Secondo Tina, “dire, discutere, organizzarsi non basta: serve un progetto chiaro e comune. La speranza è che si riesca a lavorarci assieme ma io non sono ottimista: l’esperienza, l’aver fatto parte di movimenti ed associazioni, mi dice che si tratta di un percorso difficile, per quanto avvincente”.

Rrf

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