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Domenica 5 Maggio 2024




Comunità straniere piccole e comunità grandi: come cambia il ruolo dei consolati

console-del-senegalRappresentativo il ruolo di Mario Lafragola, console generale del Cile dall’1989 per Napoli e il Sud Italia. Imprenditore nel settore delle navi container CMA/CGM non ha mai visitato il Cile, ma intrattiene da decenni relazioni commerciali con l’America Latina. “Prima c’erano molti più cileni in Italia, ora a Napoli se ne contano massimo 400, dal momento che la loro economia si è sviluppata preferiscono vivere in patria. Vantano una solida esportazione di frutta, verdura, caffè e soprattutto rame e banane”-racconta Lafragola. Il consolato raramente rilascia documenti quali visti per l’import-export, rinnovo di documenti non ancora scaduti, proprio perché i cileni presenti in Campania sono pochissimi, piuttosto si occupa di promuovere cerimonie culturali (per il centenario della nascita di Pablo Neruda ha organizzato un premio di poesia).

Nella stessa sede del Consolato cileno, in via Melisurgo, c’è il Console del Senegal che condivide con quello del Cile l’attività imprenditoriale nel settore della nautica e del trasporto marittimo dei container navali. Brunello Acampora è console del Senegal dal 2003, e già in precedenza affiancava il patrigno, ex console, cosa che gli ha garantito “un’ottima conoscenza del Senegal e dei senegalesi, un popolo pacifico con un basso tasso criminogeno”. L’ufficio consolare è aperto ai cittadini senegalesi (circa5.000 inCampania) nelle mattine dei giorni dispari e cerca di fornire assistenza a 360° “nei limiti del possibile”. Vengono realizzate libere traduzioni, rimpatrio di salme, rilascio di documenti di riconoscimento e per atti civili, una “carta d’identità consolare” che accerta le generalità della persona in possesso di documenti scaduti e un lasciapassare per tornare in Senegal; solo dal 2009 sono stati rilasciati 900 documenti. Uno degli scopi che si prefigge il console  è quello dell’integrazione culturale: a giugno scorso il consolato ha partecipato all’organizzazione della visita del Marabù che ha incontrato sindaco e prefetto di Napoli, oltre una comunità senegalese entusiasta. “Ci sforziamo di far capire loro che vendere merce contraffatta è reato, ma questo è un limite culturale: commercianti per tradizione, per i senegalesi tutto ciò che è reale può essere venduto senza problemi. Purtroppo una certa responsabilità è anche dei napoletani che adottano anche essi comportamenti illegali.”.

Una storia esemplare risolta abilmente dal consolato è quella di Sal, senegalese in carcere per una rapina che forse non aveva commesso, psicologicamente instabile metteva in atto comportamenti autolesionisti e stava talmente male da scrivere anche al Presidente della Repubblica per pregarlo di essere rimpatriato; ma non possedendo documenti non poteva lasciare l’Italia. Il Consolato insieme a Pape Seck, presidente dell’Associazione Senegalese a Napoli con cui collabora in modo continuativo, riuscì a trovare i documenti che erano stati sequestrati da una parente del ragazzo che viveva a Napoli e Sal rientrò in Senegal.

Sempre nei pressi del porto di Napoli, fulcro degli scambi marittimi, ha il suo ufficio (in Calata Villa del Popolo), Alberto Salvatori, console onorario del Camerun dal ’92 . Forse è perché i camerunensi abitano soprattutto in provincia di Caserta e nel basso salernitano, o magari per una carenza di informazione, che “sono solo 200 quelli che si rivolgono al consolato per scambi commerciali (l’Italia dal Camerun importa legname ed esporta abbigliamento e materiali per l’edilizia meccanica), per le traduzioni gratuite realizzate dalla segretaria bilingue francese-inglese, e per il rilascio di documenti, soprattutto per certificati di matrimonio che sempre più spesso riguardano una donna camerunense e un italiano, di solito più grande di età”- chiarisce Salvatori.

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