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Martedì 7 Maggio 2024




Opg: finalmente si è acceso un faro (Dario Stefano Dell’Aquila)

dario-stefano-dellaquilaDario Stefano Dell’Aquila presidente dell'Associazione Antigone, ha denunciato spesso le gravi condizioni in cui versano le persone recluse negli Opg, ospedali psichiatrici giudiziari.

2011: non cambia nulla ma almeno si parla di Opg

E’ difficile dire come si chiude l’anno appena trascorso.  Si rischia di essere affetti da strabismo. Perché da un lato, senza dubbio, questo è l’anno in cui istituzioni, partiti, movimenti e associazioni hanno all’unanimità preso atto della necessità di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari. Il capo dello Stato ha parlato di orrore da superare e il Senato ha votato un ordine del giorno, condiviso da maggioranza e opposizione, per la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari. Dall’altro lato, però, possiamo costatare, con grande amarezza, che le condizioni materiali di vita in questi luoghi non sembrano essere mutate in modo significativo e che le prospettive concrete di risoluzione sembrano rallentare. Ricordo che nel corso dell’anno ci sono stati 6 morti, tra suicidi e malattia,  nell’Opg di Aversa,1 inquello di Reggio Emilia,3 inquello di Barcellona Pozzo di Gotto. Non solo, dai nuovo sopralluoghi effettuati dai Nas per conto della Commissione parlamentare Marino è emerso che nonostante denunce e segnalazioni in alcune sezioni non si è riusciti nemmeno ad ottenere le docce calde. I progetti di presa in carico da parte dei servizi di salute mentale non riescono a garantire rapidi percorsi di uscita dal circuito dei manicomi giudiziari e il numero delle presenze continua a rimanere costante. Contiamo oggi circa 1.439  presenze, un dato sostanzialmente stabile negli ultimi cinque anni.

2012: finalmente chiusi

Mi auguro che la crisi e lo stato di emergenza che condiziona le politiche pubbliche non impedisca di proseguire nella direzione della chiusura dei manicomi giudiziari. Se devo essere ancora più ambizioso, la mia speranza è che si comprenda che la battaglia per la chiusura dei manicomi giudiziari è solo una parte (certo la più significativa) di una lotta per la tutela complessiva dei diritti dei sofferenti psichici e per il potenziamento della rete dei servizi di salute mentale. Oggi è evidente che il sofferente psichico che finisce nelle maglie  circuito penale è, nove casi su dieci, una persona che non ha mai ricevuto una reale presa in carico da parte del servizio pubblico, sanitario e sociale. Ed è altrettanto evidente che dobbiamo superare il meccanismo della misura di sicurezza e della sua infinita possibilità di proroga. Non è possibile immaginare che una persona possa essere sottoposta ad una così grave limitazione della libertà personale senza nemmeno sapere quando terminerà la propria detenzione.

La parola chiave: risorse

Temo che il tema chiave per l’intero sistema di welfare in Italia sia quello delle risorse. Perché senza risorse sufficienti non è possibile garantire nulla, meno che mai quelli che sono definiti livelli essenziali di assistenza. E lo scenario che si presenta per il 2012 è drammatico. Il Fondo nazionale politiche sociali, ad esempio, subirà un taglio di circa il 78% azzerando, nei fatti, ogni possibilità di garantire i servizi sociali. Per rimanere alla Campania, l’anno prossimo la Regione riceverà circa 4 milioni di euro, contro i 67 di appena tre anni fa. Personalmente, se non fossi costretto alla razionalità della crisi, mi piacerebbe rispondere che la parola chiave è libertà. Libertà di chi vive in condizioni di povertà, vulnerabilità, fragilità sociali di vivere la propria vita, di muoversi, di ricevere assistenza, di non subire uno stigma permanente e marchiante, di scegliere in autonomia il proprio percorso di vita, di immaginare il proprio futuro senza angoscia per il domani.

Raffaella R. Ferré

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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