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venerdì 26 Aprile 2024




Migranti, lo sport tra i diritti negati

La denuncia dell’Afro Napoli: “Norme federali discriminatorie”.

antonio-gargiuloAfricani, sudamericani, napoletani, insieme da quattro anni perseguono il sogno di una squadra arcobaleno. Stravincono nei campionati e nei tornei amatoriali, ma il sogno di approdare al professionismo resta un ostacolo invalicabile. Il perché lo spiega Antonio Gargiulo, fondatore e allenatore dell’Afro Napoli United, la squadra di calcio multietnica balzata agli onori della cronaca  a suon di gol:  “Le norme delle federazioni sportive sono persino più discriminatorie delle leggi sull’immigrazione. Non si può negare persino il diritto all’attività sportiva”.

Perché ritieni che i regolamenti sportivi siano discriminatori?

“E’ di pochi giorni fa la notizia che a una ragazzina di dieci anni a Padova è stato impedito di partecipare ad una gara di nuoto perché i genitori sono migranti irregolari. Purtroppo è solo il più recente di una serie di casi simili che abbiamo registrato. Anche noi, dopo aver ottenuto il sostegno dell’Aics che ci ha consentito di partecipare ai suoi campionati amatoriali, vorremmo provare ad iscriverci ai campionati Figc, ma ci è reso impossibile da normative severissime che finiscono per essere discriminatorie”.

Quali nello specifico? 

“Sono tanti gli ostacoli. Per elencarne alcuni: se uno straniero residente in Italia vuole iscriversi alla Federazione non è sufficiente che abbia un permesso di soggiorno, deve essere a lungo termine e deve possedere una residenza di almeno un anno. Mentre gli italiani possono rivolgersi alla sede federale della propria città, i migranti sono obbligati a presentare la documentazione a Roma con un iter burocratico aggravato. Per non parlare poi di chi ha fatto domanda di sanatoria per la regolarizzazione, possono passare anni prima che gli venga riconosciuto il diritto a fare sport. E la cosa suona ancora di più ingiusta se si pensa a quanto sia facile per un grande club tesserare un campione straniero pagato milioni di euro. Si dimentica la funzione sociale dello sport, di dimentica che prima di tutto insegna a crescere insieme e a fare gruppo”.

Cosa chiedete alla Figc? 

“In primo luogo che il diritto allo sport sia garantito a tutti i migranti minori, senza condizioni. Devono avere la possibilità di praticare lo sport a prescindere dallo status giuridico dei genitori. Poi nello specifico del calcio, che tutti gli stranieri che vivono in Italia abbiano la possibilità di iscriversi ad associazioni sportive dilettantistiche senza limitazioni relative a durata del permesso di soggiorno o della residenza storica. Che lo stesso diritto sia esteso ai migranti in attesa del giudizio sulla richiesta di sanatoria”.

Siete fiduciosi sulla possibilità che le vostre richieste vengano recepite?

“Crediamo che siano proposte di buon senso e di diritto. In Francia, Inghilterra e Germania già è così. Ovviamente noi auspichiamo che venga modificato tutto l’impianto delle leggi sull’immigrazione, a cominciare dall’approvazione dello Ius soli. Cominciare dallo sport sarebbe un segnale molto positivo”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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