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venerdì 26 Aprile 2024




Banana Yoshimoto: vi racconto solitudine e terremoto

yoshimotoIntervista all'autrice di Kitchen, amatissima dai lettori italiani, oltre 5 milioni le copie dei suoi romanzi vendute nel nostro Paese. Parla di arte, letteratura, e confessa un cambiamento nella sua visione del mondo: "Non so se sarei in grado di scrivere come ai tempi degli esordi. Avere un figlio mi ha reso meno severa nei giudizi". Banana Yoshimoto, 47 anni, quasi 5 milioni di copie vendute in Italia, ha appena ricevuto il Capri Award 2011 dalle mani del giornalista Claudio Angelini. Ad esser premiato è stato “il contenuto poetico della sua scrittura caratterizzata da una gentilezza e una spiritualità che sono simboli delle qualità del popolo giapponese”. Ora, mentre si appresta a tenere un seminario di scrittura creativa a Palazzo Cerio, poco lontano dalla famosa piazzetta, l'autrice racconta: l'arte, i libri, possono dare un aiuto e proprio come l'acqua e il cibo fanno col nostro corpo, nutrire l'animo afflitto in condizioni di emergenza. E di libri che saziano e fanno crescere lei se ne intende: “Vorrei dire a tutte le persone sconosciute che leggeranno questo mio primo, immaturo lavoro, che se li facessi sentire anche solo un pochino più sollevati, non ci potrebbe essere per me gioia più grande” scriveva vent'anni fa nella nota a margine delle prime edizioni italiane di Kitchen, piccolo capolavoro di atmosfera tradotto da Giorgio Amitrano; oggi la storia di Mikage e Yuichi, i due ragazzi che nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta si trovano a dover affrontare la morte, la solitudine e la scoperta che la famiglia la si può scegliere, inventare dal nulla, brilla ancora sfavillante proprio come le cucine del titolo. 
 
Il suo romanzo d'esordio è diventato un caposaldo della letteratura per l'adolescenza. Dopo aver avuto un figlio il suo approccio alle problematiche giovanili è cambiato?
 
"Ho scritto Kitchen quand'ero molto giovane e non so se sarei in grado di scrivere ancora così, ma mi rende felice il pensiero che sia diventato un sostegno per i momenti difficili. Avere un figlio mi ha resa meno severa nei giudizi, forse più consapevole delle difficoltà di crescere un altro essere umano, di educarlo, assecondarne i talenti".
 
La solitudine è una delle tematiche ricorrenti della sua produzione, come si è evoluto il modo di raccontarla?
 
"Mi sono accorta che quando la solitudine si fa più profonda, anche l'amore, i nostri sentimenti acquistano spessore".
 
Così i suoi personaggi: da Hajime, la ragazzina sfigurata dalle ustioni ne il Coperchio del mare a Yuko che, nel nuovissimo High & Dry. Primo amore, ha una sensibilità fuori dal comune che le consente di indovinare i desideri di chi le sta intorno, fino ai protagonisti di N.P. di cui la Yoshimoto scriveva: “Tutti inclusi voi e io, abbiamo introno a noi "persone con problemi". Persone che camminano portando con sé qualcosa con cui è difficile vivere, che si tratti di un talento speciale o di un handicap. Ma poiché siamo tutti portati, a cominciare da me, a dimenticarci facilmente che qualunque persona in questo mondo ha il diritto di vivere come crede e dove le pare senza dover avere paura di nessuno, ho voluto riaffermare questo diritto con tutte le mie forze”. Ma le condizioni dei giovani, spesso accentuate dall'inesperienza, non sono l'unico leitmotiv dei libri dell'autrice giapponese. 
 
Ma la condizione dei giovani, non è l’unico leitmotiv dei suoi libri. Quanto influiscono gli avvenimenti contemporanei nella scrittura? 
 
"Quello che succede al mondo ha sempre un posto nella mia scrittura. Eppure, la mia non è una cronaca. Sono tante le cose che cambiano durante la costruzione di un libro o di un racconto e perché scrivo tenendo conto delle mie impressioni sugli avvenimenti contemporanei. Così, ad esempio, ho raccontato della Corea del Nord, delle differenze tra le classi e del divario economico sempre più evidente in Giappone. La scrittura è un processo vivo che mi rende capace di andare a fondo, di elaborare, di dare nuove forme: per questo sono certa che il mio prossimo romanzo sarà sul terremoto, sul mio Paese".

Aspettando che la nuova opera venga alla luce, i fortunati presenti alla premiazione hanno avuto un assaggio delle riflessioni della scrittrice sul sisma e sullo tsunami che hanno devastato il Giappone: durante la serata, infatti, la Yoshimoto ha letto il testo inedito Una rosa. Leggero e profondo assieme, capace di aprire squarci di luce nel buio profondo della morte e della paura, il racconto ha il tono tenue ma indimenticabile cui l'autrice nipponica ci ha abituato, confermandosi capace di indagare cuore e animo con discrezione e pudore, ricordando con autorevolezza e grazia ad ognuno di noi che la vita continua e va avanti anche dopo grandi sofferenze. I turbamenti, la tenerezza, le difficoltà ne sono parte necessaria ed integrante e anche il dolore va accolto, cullato e compreso. E raccontato.


Raffaella R. Ferré

18 luglio 2011

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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