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Martedì 30 Aprile 2024




Napoli capitale dell'immigrazione nel Sud, le comunità più numerose: ucraini, srilankesi e cinesi

immigrato-ambulanteIn contemporanea con le città capoluogo di tutte le regioni italiane, presentato all'università Federico II di Napoli l'annuale rapporto Caritas sull'Immigrazione. Tra i dati più significativi, la crescita degli stranieri che si fanno titolari di impresa. Campania tra le poche regioni che non hanno ancora aderito al protocollo d'Intesa contro le discriminazioni razziali.

Un fenomeno dai due volti quello dell'immigrazione in Campania. Da una parte gli stranieri regolari, organizzati in comunità stabili, che cominciano ad affacciarsi anche al mondo dell'impresa, dall'altra i "clandestini", in balia dei caporali, sfruttati nel lavoro dei campi e nell'edilizia. Se per questi ultimi è molto difficile azzardare stime certe, per i primi l'annuale rapporto Caritas sull'Immigrazione che incrocia dati di Istat, Inail, Inps e del ministero del Lavoro fornisce ogni anno un più chiaro quadro di riferimento.

"E'uno strumento di cui si può disporre per migliorare le politiche di accoglienza e integrazione. Il fenomeno più preoccupante resta quello degli irregolari, che rimane in grande misura sommerso. Una questione sempre più scottante con l'arrivo di tantissimi profughi a seguito della primavera araba". ha spiegato il responsabile del settore immigrazione della Caritas Giancamillo Trani, tra gli autori del rapporto. Con lui alla presentazione che si è svolta presso l'aula magna dell'Università Federico II di via Don Bosco c'erano la sociologa Angela Giustino, l'assessore regionale all'immigrazione Severino Nappi, Giuseppe Bea di Confartigianato ed Enrico Detta, dell’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali (Unar).

Questi i dati. Gli stranieri regolari che risiedono in Campania sono poco più di 164 mila, il 3,6 del totale nazionale. Un dato di gran lunga inferiore alle medie di incidenza sul totale della popolazione delle regioni del Nord, attestate al 10 per cento, e del Centro, al 9. Che la pone però in testa (settima in Italia) nella graduatoria delle regioni del Mezzogiorno. In particolare la provincia di Napoli, che accoglie il 46 percento del totale con un incremento di dieci punti percentuali rispetto all'anno precedente,  si conferma la capitale dell'immigrazione al Sud. A seguire Salerno con il 23 percento del totale regionale e Caserta con il 20, che si conferma la provincia più africana in Campania.

Le comunità straniere più numerose sono l'ucraina (22 percento), la rumena (17), marocchina (8) e polacca(5). Fa eccezione Napoli, dove agli ucraini, seguono srilankesi e cinesi. Anche nella nostra regione, seppure in maniera inferiore rispetto al resto del Paese, la crescita demografica delle comunità migranti è leggermente superiore a quella degli italiani. Il 16 per cento della popolazione straniera è costituita da minori. Rappresentano però solo l'1,6 percento della popolazione scolastica, di questi un quinto è nato in Italia. Pochissimi sono tra i banchi i bimbi asiatici, la cui istruzione è delegata a scuole etniche o persino ai parenti in Patria.

La principale motivazione per il permesso di soggiorno è l'occupazione lavorativa (60 per cento), seguita da motivi di ricongiungimento familiare (30), mentre solo l'1 percento è costituito da rifugiati politici e lo 0,4 sono minori non accompagnati. Il settore che li impiega maggiormente è quello dei servizi (53 percento), seguito dall'industria (29) e dall'agricoltura (15). dei circa 110 mila migranti con un lavoro, poco più del 42 percento è donna. Dati che si spiegano facilmente con il ricorso sempre più diffuso alle badanti straniere provenienti dell'est Europa.

Cresce poi il numero di stranieri che avviano imprese in proprio. L'anno scorso in Campania oltre 7mila esercizi nuovi, un terzo rispetto al totale del Meridione, il 3 percento del dato nazionale. Con almeno un quarto dei titolari donne. Mentre il dato complessivo sulle rimesse inviate ai Paesi di origine è di trecento milioni di euro in totale. "Le imprese aperte dagli stranieri hanno basi più solide di tante altre avviate da Italiani", spiega Giuseppe Bea di Confartigianato, "Spesso sono il risultato di anni di risparmi, sacrifici e si fondano su progetti imprenditoriali ben strutturati. Non vanno all'avventura, ed è un gran merito in un Paese nel quale per avviare un'attività economica occorrono fino a 68 autorizzazioni"

Per quanto riguarda il sommerso, il rapporto pur non fornendo dati certi denuncia il fenomeno dello sfruttamento da parte dei cosiddetti kalifoo (termine libico che significa schiavo a giornata), nell'hinterland e nelle campagne tra Napoli e Caserta. Una realtà drammatica evidenziata ancora una volta con dati statistici. Quelli forniti dalla Fillea e dalla Flai Cgil sulle imprese agricole e edili in regione: il 55 percento delle aziende agricole in Campania è irregolare, e sono stati scoperti circa 1600 braccianti irregolari, mentre nel comparto dell'edilizia il 63 percento dei cantieri non è in regola, così come il 25 percento dei lavoratori. "Abbiamo in mente di fornire dei voucher per  i braccianti  impiegati nell'agricoltura e di costituire una consulta sull'immigrazione", assicura l'assessore Nappi prima di lasciare il convegno per impegni consiliari. "Avrei voluto chiedergli perché la Campania non ha ancora approvato il protocollo nazionale contro la discriminazione razziale", dice polemico Enrico Detta del Unar, "Potrebbe essere finalmente attivati anche qui un osservatorio, nuclei di intervento, e processi virtuosi di collaborazione tra enti locali e associazioni come già avviene con buoni risultati in altre parti d'Italia".

Luca Romano

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