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Lunedì 29 Aprile 2024




Senza fondi la casa per donne maltrattate

violenza donneTra sette mesi potrebbe chiudere “Fiorinda”, l’unica comunità di accoglienza per donne vittime di violenza del Comune di Napoli. L’assessore Tommasielli: “Abbiamo risorse disponibili ancora per poco tempo,la Regionesblocchi i fondi per le pari opportunità”. La casa è intitolata a Fiorinda Di Marino, uccisa brutalmente dal compagno nel 2009. Oggi è un porto sicuro per donne maltrattate e per i loro figli.

Sbloccare immediatamente le risorse destinate alle pari opportunità o la casa di accoglienza “Fiorinda” avrà vita breve. Lo chiedono l’assessore comunale alle Pari opportunità Giuseppina Tommasielli, insieme alle donne delle associazioni e delle reti anti-violenza campane. L’appello arriva dalla conferenza stampa di presentazione dei risultati del primo semestre di attività della casa di accoglienza Fiorinda. Fiorinda è l’unica comunità che accoglie in città donne maltrattate: nata dopo anni di lavoro e proposte da parte delle organizzazioni che si occupano di violenza di genere, la casa ha solo sei posti letto e un’autonomia di 7 mesi. Infatti, la struttura dovrebbe essere rifinanziata con risorse europee – ben 14 milioni di euro da destinare alle pari opportunità all’interno del piano strategico per Napoli – che la Regione Campania, a quanto denuncia l’amministrazione comunale, al momento ha bloccato. Finanziata dal Comune di Napoli e gestita dall’Associazione temporanea d’impresa (Ati) costituita dalle coop Dedalus e Eva e dall’associazione Arcidonna, la comunità, nata all’interno di un bene confiscato alla camorra, ospita 10 persone, 6 donne e 4 minori, selezionati attraverso il circuito dei centri antiviolenza, le segnalazioni del 1522 e il Tribunale dei minorenni di Napoli. In pochi mesi già due ospiti della comunità hanno intrapreso un percorso di inserimento lavorativo.

“La Regione tiene in ostaggio 14 milioni di euro - ha spiegato l’assessore Tommasielli - chiediamo ancora una volta a Caldoro di sbloccare immediatamente questi fondi, altrimenti da qui a pochi mesi c’è il rischio che Fiorinda, come altri importanti esperienze sociali, chiuda i battenti”. “Garantire la protezione non basta - ha poi aggiunto - è necessario favorire il processo di reinserimento lavorativo nel mondo produttivo. Come amministrazione stiamo elaborando una exit strategy per collocare le donne accolte in casa nel mercato del lavoro, attraverso la costituzione di borse-lavoro”. All’appello si associano anche le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil di Napoli e della Campania, chiamando in causa direttamente il presidente Stefano Caldoro affinché siano liberati i fondi da investire nel sostegno ai centri antiviolenza, alla maternità e al disagio sociale delle donne in difficoltà.

“I casi di violenza non denunciata costituiscono ancora la maggioranza – sostiene la coordinatrice del centro e operatrice della cooperativa Dedalus Tania Castellaccio - La violenza perpetrata tra le mura domestiche è la causa principale di trauma sia fisico sia psicologico. Le donne vittime di violenza che abbiamo incontrato hanno subito molestie e maltrattamenti; la coercizione non è solo da parte del partner ma anche del padre”. “In comunità c’è una presa in carico complessiva – sottolinea la Castellaccio - dalla prima accoglienza, alla consulenza legale, dall’orientamento psicologico all’inserimento lavorativo. Ma abbiamo la necessità di creare turnover per collocare le donne che escono dalla comunità nel tessuto produttivo della società, così come occorre favorire il loro accesso alla casa”.

Le fa eco Clara Pappalardo, coordinatrice del centro anti-violenza del Comune di Napoli, che denuncia: “Nel nostro Paese c’è una grossa carenza di strutture e di centri di ascolto. Particolarmente critico il quadro della Campania, dove la casa di accoglienza di Napoli deve farsi carico non solo di tutta la provincia, ma anche di altre città campane, come Benevento ed Avellino, che non hanno proprie strutture. Chiediamo alle istituzioni di investire di più, molto di più di quei 18 milioni di euro di cui la ministra Carfagna si è detta soddisfatta”. In base a studi recenti dovrebbe esserci un posto letto per ogni 10mila abitanti, mentre in tutta Italia abbiamo solo 500 posti letto per donne vittima di violenza di genere, a fronte di un dato, quello del femminicidio che è in aumento, peraltro in controtendenza rispetto al trend degli omicidi (che invece diminuiscono). E la Pappalardo, voce storica dei movimenti delle donne, lancia l’allarme: “Purtroppo la situazione è tale da farci sospettare che alla fine dell’anno i casi di donne morte per mano del proprio partner o ex supereranno i 126 del 2010”.

M. N.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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