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Lunedì 29 Aprile 2024




I venditori della notte: il mercatino invisibile di piazza Garibaldi

piazza-garibaldi-2Il giorno e la notte si contendono Piazza Garibaldi. Quella che alla luce del sole è la porta della città oggetto di continui rifacimenti e migliorie, vetrina di Napoli per turisti e cittadini che si specchiano nelle nuove vetrate della Stazione Centrale, con il buio torna ad essere un mercato: silenzioso, composto, ma pur sempre luogo di ritrovo per i poveri che tra le cianfrusaglie disposte su cartoni e stracci cercano quello che non possono permettersi: il necessario.

Nel buio prendono vita queste nuove forme dell’economia del vicolo che ha retto quartieri e borghi negli anni Settanta. Economia figlia di un Dio minore perché qui in vendita c’è l’essenziale, senza orpelli e marchi: i prodotti costano poco, non ci sono buste di plastica. Il giorno nuovo è appena arrivato: e solo l’una e già, lungo i muretti che costeggiano il cantiere della metropolitana, appaiono i primi ambulanti. Da dove arrivano? Non c’è una risposta perché se il buio nasconde la loro attività, allo stesso modo ne cela la provenienza: sembrano venuti dal nulla con la loro mercanzia fatta di povere cose. Da lontano questo potrebbe sembrare un mercato come un altro, bisogna avvicinarsi per scoprire che le suole delle scarpe in vendita sono consumate, che i vestiti hanno rattoppi. Nessuno penserebbe mai di comprarle, eppure c’è tanta gente che ne sta contrattando il prezzo:  sono già bucate le loro scarpe, hanno già strappi i vestiti che portano indosso e due euro e cinquanta centesimi bastano per avere ancora di che camminare e di che coprirsi.

Non solo pane in vendita, anche le rose: dischi, libri, televisori e radio. Ben lontani dal progresso, le apparecchiature non sono l’ultimo modello verso il futuro ma riescono ancora ad assolvere l’unica, primaria funzione: tenere compagnia, fino all’ultima schermata, all’ultima canzone. Sono oggetti di modernariato, o quasi, le vecchie radio a transistor, le macchinette da caffè, utensili cui in altre occasioni potrebbe esser concesso il nome di vintage.

L’esigenza di decoro e ordine che ha portato nei giorni scorsi allo sgombero degli ambulanti disposti, in piena luce, lungo il perimetro della piazza non ha dunque cancellato una realtà di miseria che fa capolino quando si spengono le insegne al neon dei negozi e si chiudono le porte della stazione. Chi arriva oggi a Piazza Garibaldi non è più forse offeso dalle immagini di degrado di qualche settimana fa e la realtà di miseria non è più confusa al caos degli arrivi e delle partenze. Eppure, nel quartiere addormentato appare adesso ancora più vivida e chiara e nella notte si svela a chi passa.

Il muro dei venditori fronteggia il largo marciapiede su cui si sistemano le prostitute, sempre più visibili: sono tutti extracomunitari, da una parte e dall’altra. Per abituarsi a questo nuovo orario di commercio i venditori approfittano di qualsiasi momento per riposare, anche di una pausa tra un acquirente e l’altro, stesi sui cartoni tra le aiuole. Il via vai di commercio proseguirà ininterrotto per ore, poi sarà l’alba e bisognerà nascondersi di nuovo. 

Entro la fine dell’estate arriverà il mercato multietnico a via Bologna, il Napoliamo Road: avrà arredi omogenei e una segnaletica d’ingresso ad indicarlo; un bazar con un preciso regolamento che potrebbe diventare un luogo caratterizzante per il posto e assurgere a quella funzione di accoglienza di cui Napoli si fa vanto, ma si tratta di un provvedimento che non riguarderà i venditori della notte: cosa succederà a loro e a questa economia che non può essere regolamentata perché appartiene ad uno spazio di invisibilità che non cerca legittimità?

Raffaella R. Ferré

Luca Romano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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