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venerdì 17 Maggio 2024




Stop al razzismo di Stato

Migranti in corteo per chiedere diritti

migranti-in-corteoAlle rotonde aspettando i caporali, ai semafori vendendo fazzoletti, lungo le strade a ridosso della stazione a scaricare merce nei magazzini. Erano tanti gli immigrati oggi come sempre al lavoro: Alcuni non sapevano della manifestazione, altri vogliono tenersi lontani dalla politica. E poi chi non può concedersi neppure un giorno di festa, come Joseph, lavavetri a un incrocio: “Se mi fermo non mangio”.

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Che i migranti contribuiscano in modo decisivo all’economia del nostro Paese è un dato acquisito, c’è il Pil a testimoniarlo. Il 15 per cento del totale è prodotto dal lavoro degli stranieri. Un contributo fondamentale, senza il quale la crisi probabilmente sarebbe più grave di quella che è, cui però non corrisponde un riconoscimento adeguato di diritti. “Razzismo di Stato”, lo hanno scandito Alex Zanotelli e tutti i migranti che si sono alternati dai megafoni del furgoncino che guidava il corteo. Cinquecento persone a  lungo corso Umberto fino alla Prefettura per il permesso di soggiorno, il diritto di cittadinanza dei figli nati qui,  contro la legge Bossi Fini e il sistema dei Centri di identificazione ed espulsione. “Andiamo bene solo per lavorare, serviamo solo come braccia”; “Siamo partiti per costruirci un futuro, non certo per distruggere. Perché l’Italia ha paura di noi?”; “Ho lavorato in regola per sei anni, sono stato licenziato e ora non ho più un permesso di soggiorno. Vi sembra giusto?”, “Fino a qualche anno fa raccontavo ai miei parenti in Africa di essere in un Paese accogliente, ma ora non ho più il coraggio di parlarne. L’Italia sta diventando disumana” alcune delle frasi più dure raccolte tra i manifestanti  a raccontare un disagio e un destino identici.

Una manifestazione nazionale, quella del 1 marzo, giunta alla sua terza edizione. Nasce dall’idea di un’Italia che debba fare a meno del contributo dei migranti. Ventiquattro ore senza di loro, per vedere l’effetto che fa: niente badanti, nessuno a lavorare i campi,  a costruire case, a scaricare merce, o ancora, a mandare avanti le aziende, a gestire negozi o  a insegnare nelle università. A Napoli l’ha organizzata il Forum antirazzista, c’erano rappresentanti di tutte le comunità straniere cittadine: tunisini, egiziani palestinesi, nigeriani, bangladeshi, cingalesi, ivoriani, rappresentanti dei richiedenti asilo arrivati la scorsa estate e tra gli altri anche alcuni calciatori di quella grande esperienza di integrazione sportiva che è l’AfroNapoli.

“No alla repressione senza alternative”. A Napoli non potevano non tenere banco gli interventi della Polizia municipale contro venditori ambulanti e accampati negli slums. “Siamo d’accordo sul perseguimento della legalità, ma occorre avere comprensione per chi cerca di sopravvivere improvvisandosi venditore, magari aprendosi una partita iva per rinnovare il permesso di soggiorno da ambulante”, dice il segretario provinciale Immigrazione della Cgil Enzo Annibale, “Il comune crei percorsi di regolarizzazione per loro. Individuiamo degli spazi in ogni Municipalità da destinare a mercati multietnici”. Un’idea sulla quale conviene padre Zanotelli: “Bene l’apertura del sindaco sulla cittadinanza onoraria ai bambini nati qui, ma occorre fare ancora tanto per l’integrazione, altrimenti sarà guerra tra poveri”.

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