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venerdì 17 Maggio 2024




“Ridateci il tempo e lo spazio per sorridere!”

Indignados in marcia per Atene fanno tappa a Napoli

indignadosAgorà pubbliche, partecipazione orizzontale nelle scelte politiche, sviluppo sostenibile, rispetto della natura, contratti di lavoro più equi per dedicarsi agli affetti: sono queste alcune delle rivendicazioni degli Indignados. Una trentina di ragazzi del movimento in marcia verso Atene ieri hanno piantato le tende in Piazza del Gesù.

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“Siamo partiti da Nizza il 9 novembre a seguito del G20 e arriveremo a fine aprile in Grecia - spiega Massimiliano, ventiseienne di Palermo-. Abbiamo un duplice obiettivo: quello macro di realizzare un incontro internazionale ad Atene e quello micro di organizzare in tutte le città, i villaggi e i paesi dove ci fermiamo assemblee popolari. Il nostro scopo è far diventare l’agorà pubblica il luogo del cambiamento, dove si rimette in discussione il sistema attuale e si introduce la partecipazione orizzontale alla politica. Siamo convinti che non basti andare a votare per essere liberi poiché anche i politici sono connessi agli interessi economici. E per partecipare alla democrazia diretta è necessario che il tempo del lavoro si riduca e che si costruiscano spazi in cui il popolo abbia accesso. Bisogna mettere in discussione la gestione del tempo e dello spazio”.

I giovani del gruppo “March to Athens” lo spazio e il tempo se lo stanno prendendo tutto, marciando a piedi e incontrando le persone direttamente: resteranno a Napoli fino a domenica  organizzando in piazza del Gesù ogni pomeriggio un’assemblea aperta. Hanno tra i 20 e i 40 anni e provengono da Italia, Francia, Spagna, Belgio, Finlandia, Olanda, paesi diversi per l’attenzione alle tutele sociali e ai diritti umani eppure accomunati, secondo gli Indignados, dal medesimo sistema capitalistico, che li rende parte di un problema globale. Il movimento nato lo scorso 15 maggio in Spagna in pochi mesi è esploso in tutto il mondo:  il 17 settembre ha travalicato l’Europa con l’iniziativa di New York ed è culminato il 15 ottobre nella giornata mondiale. Il movimento è collegato alla primavera araba dove le rivolte vengono represse nel sangue, tuttavia- assicurano i ragazzi- “anche da noi c’è una repressione silenziosa dei nostri diritti”.

Attualmente ovunque nel mondo si stanno mettendo in atto marce, assemblee e manifestazioni; il 5 gennaio è partita da Parigi una marcia che attraverserà 14 paesi fino alla Russia coinvolgendo persone di religioni e culture differenti perché il movimento vuole ribadire l’uguaglianza e il diritto alla partecipazione di tutti.

“Il costo dei medicinali aumenta, diminuiscono gli aiuti sociali, tutto ciò chela Franciaha guadagnato con anni di lotte sociali si sta perdendo. Un agricoltore è costretto a pagare per poter utilizzare i semi che ha prodotto perché vuole essere indotto a comprare quelli industriali che non sono biologici, così si perde la diversità biologica! Visto che la gente ha paura il governo dice che vuole dismettere le centrali nucleari, in realtà si sta semplicemente eliminando la parte che non funziona più di quelle vecchie e le scorie vengono sepolte sotto terra. Si sta andando verso un modello americano di privatizzazione. Sono quelli ricchi che stanno davanti un computer e non producono nulla a guadagnare di più, mentre tu lavori ogni giorno e guadagni pochissimo. Siamo in un’oligarchia bancaria. Non è facile cambiare le cose ma le persone cominceranno giorno dopo giorno ad avere fame e allora si ribelleranno” denuncia Marianne, 23 anni, che ha conosciuto il movimento a Parigi durante la giornata mondiale degli Indignados, e ha scelto di far parte della marcia, lasciando i suoi studi di ingegneria e un lavoro in una industria di costruzione nucleare.

Eddy che ha fatto anche la marcia da Madrid a Bruxelle, e camminato in tutto già 1900 km a piedi con gli Indignados e che spiega il movimento nel modo più semplice e concreto che c’è: “Vedi, tutte le persone che passano? Non sorridono. La strada che ci impongono è lavorare tutto il giorno per non riuscire a pagare una casa o a mantenere i nostri figli, ma ci viene tolto il tempo per crescerli, per discutere della nostra vita, per viaggiare, per sorridere. Un’altra strada è possibile” .

Alessandra del Giudice

 

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