Cgil e Cei contrari alla tassa sul permesso di soggiorno che entrerà in vigore il 30 gennaio prossimo e che fissa un importo tra gli ottanta e i duecento euro a seconda dei casi.

''Dire che è odiosa è un eufemismo. Un furto e senza crismi di legittimità'',  attacca il responsabile Immigrazione della Cgil, Pietro Soldini. Per il sindacato è assurdo chiedere di pagare una tassa quando il 90 percento delle domande non va a buon fine: “Come chiedere – esemplifica Soldini, di pagare un biglietto ferroviario per un treno che parte da un binario morto”. Inoltre per la Cgil la tassa, i cui introiti sono da destinati ad alimentare il fondo rimpatri, sarebbe in contrasto con le normative europee che proibiscono di addebitare agli immigrati le spese dei rimpatri. “Ne chiediamo l’abolizione immediata” continua Soldini che sulla questione ha chiesto l’apertura di un tavolo di confronto con il Governo.  

Duro anche il commento della Cei, affidato alle parole di monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes: “E’ingiusta e inopportuna”, ha spiegato alla Redio Vaticana, “Colpisce gravemente gli immigrati e costringe a pagare tanto per un documento d’Identità”. E sull’impiego degli introiti, qualora la tassa non fosse rimossa propone: “In una situazione di crisi economica, credo che, qualora ci sia un contributo aggiuntivo - stimato in oltre 200 milioni di euro oltre ai 100 milioni che gli immigrati versano ogni anno per le tasse di soggiorno - il suggerimento e' quello di costituire un fondo di solidarietà presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali o presso il Ministero della Cooperazione internazionale e dell'integrazione, ad esempio a favore dei ricongiungimenti familiari, a favore dell'acquisto e del cambio della casa''.

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