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Giovedì 2 Maggio 2024




Un tappeto magico per i minori di Barra

Giovanni Savino racconta i frutti della pedagogia circense in quartieri degradati

Giovanni-Savino-e-Manuela-SorrentinoIl tappeto di Iqbal rappresenta una delle poche possibilità di aggregazione e di “formazione positiva” per i minori del quartiere periferico di Barra.La Cooperativa coinvolge bambini ed adolescenti attraverso la pedagogia circense, una disciplina nata negli anni 20 inBrasile, e diffusasi progressivamente in tutto il mondo.

 Il primo contatto con minori abituati a vivere sulla strada, a vedere e in alcuni casi a compiere reati, avviene grazie alla curiosità che suscitano trampolieri, sputa fuoco e clown. Le attività si svolgono tutti i giorni in un ex convento di suore, in via Ciccarelli23, apochi isolati di distanza da alcune aree controllate dai boss del quartiere. Nata undici anni fa, oggi il tappeto di Iqbal, dal nome del bambino pakistano ucciso nel 1995, per la sua attività di denuncia è una realtà radicata sul territorio: “ci sostengono le persone perbene e chi ha legami col malaffare non ci contrasta, sanno che facciamo qualcosa di utile”- spiega il presidente, Giovanni Savino. Con lui collabora Manuela Sorrentino, da anni impegnata nel recupero dei ragazzi a Chiaiano, zona in cui, spiega, le problematiche sono simili a quelle di Barra. Domenica 29 gennaio saranno tra gli organizzatori della giornata evento Napoli Urban Underground, al centro direzionale, cui prenderanno parte altri artisti ed educatori, come Stefano Moser, impegnato da anni in progetti come il teatro per sofferenti psichici. A febbraio è previsto per le strade di Barra il Carnevale della Resilienza, ossia del superamento del dolore e del rinforzamento del carattere.

tappeto-di-Iqbal-foto-di-gruppoGiovanni Savino è un giovane alto e slanciato, capelli lunghi, sguardo attento e profondo, negli occhi scintille di vita fanciullesca. E’ nato e cresciuto a Barra, ha fatto parte anni fa del progetto Chance insieme a molti altri educatori; terminati i fondi si è ritrovato solo nel voler proseguire l’attività. Per andare avanti ha lavorato in un call center, e racconta di essere stato licenziato perché faceva “divertire troppo gli utenti.” Sia lui che Manuela spiegano di vivere il mestiere dell’educatore di strada come una missione: sono la passione e la voglia di condividere un percorso coi ragazzi li spinge ad andare avanti, nonostante le difficoltà. I ragazzi li ripagano con il rispetto e con l’affetto; lo si nota da come Giovanni e Manuela vengono ascoltati, da come scherzano coi ragazzi, dal modo con cui i ragazzi stessi parlano senza inibizioni con loro, chiaro segno di fiducia.

Giovanni Savino, che ruolo può avere la pedagogia circense per un bambino o un adolescente?

Rappresenta uno strumento ludico per costruire rapporti di fiducia. Per salire sui trampoli, soprattutto le prime volte devi fidarti di chi si trova giù, lo devi guardare negli occhi, devi sostenerti alla sua mano. I ragazzini di Barra che frequentano la cooperativa hanno alle spalle famiglie che  li abbandonano a sé stessi,  genitori che spesso ricorrono ad espedienti per tirare a campare, o sono legati alla criminalità : di conseguenza i ragazzini tendono a non fidarsi. E non hanno paura di nulla, alcuni di loro hanno già avuto in mano una pistola. Loro la vita la sfidano ogni giorno. Il circo li attrae perché, anche se in forma giocosa, contiene elementi di sfida: tenersi in equilibrio da altezze cui non sono abituati, dimostrare la propria abilità con il diablo o con altri strumenti sono alternative, non pericolose, alla sensazione di rischio reale che vivono fuori dal contesto della cooperativa.

Quali sono le principali problematiche vissute dai minori in un quartiere come Barra?

Io credo che Barra sia in condizioni peggiori di Scampia. Sono completamente assenti le istituzioni, manca qualsiasi tipo di servizio, le cooperative e le associazioni attive sono pochissime. La scuola Rodinò ha subito un calo enorme delle iscrizioni, essendo in una zona controllata da clan. Non esistono cinema, né teatri, né altro. Doveva essere aperto un cinema coi fondi europei, ma non sono stati conclusi i lavori. I soli luoghi di aggregazione sono quelli dove si fanno scommesse, soprattutto sui match clandestini di cani. In queste condizioni  è alta la probabilità che un minore si ritrovi a commettere scippi e rapine. Alcuni di loro sono in messa alla prova, ossia possono restare in libertà nel loro quartiere, ma devono dimostrare di partecipare ad attività associative e non devono delinquere. Quasi sempre avviene così, ma proprio in questo periodo c’è un ragazzo che io so essere tornato a compiere furti.

Quali sono i risultati del vostro lavoro?

Io non produco, non posso dimostrare materialmente quali siano i risultati. So che esistono cooperative che non fanno nulla, io vorrei che controllassero quello che facciamo. Posso raccontare di avere seguito tutti i venti membri di una baby gang, e di aver evitato che molti di loro finissero nel carcere minorile di Nisida, alcuni hanno iniziato a frequentare corsi di formazione per pizzaioli. Oltre ad un successo per le loro vite, questo  rappresenta anche un risparmio per le casse dello Stato : mantenere un ragazzino in un carcere minorile costa circa 120 euro al giorno. Poi posso raccontare storie singole, come quella di Marco Riccio, prima adolescente seguito da noi ed ora socio della cooperativa; di Ciro, quindicenne che frequenta l’alberghiero e che rappresenta un punto di riferimento per i più piccoli; di Carlo Borrelli, che sento quasi come fosse mio figlio, che ha recitato in un film di Iacopo di Girolamo ed è attore nei nostri spettacoli teatrali.

Progetti per il presente e per il futuro?

Stiamo continuando a portare in scena lo spettacolo “Lui chi è?”, sulle lotte degli operatori sociali : anche noi da mesi non riceviamo finanziamenti ed il fitto alla curia per la struttura dobbiamo pagarlo con puntualità. E’ in vendita il libro “Gioventù camorrista”, il cui ricavato va interamente ai ragazzi. Ora è in allestimento lo spettacolo “Rosso dal naso”, in collaborazione con Carlo Cerciello, direttore artistico del teatro Elicantropo, in cui si racconta le storie vere di tre artisti di strada, perseguitati dai regimi politici sovietico, nazista e israeliano, che contrastavano con la sola forza del loro lavoro. Uno di loro, Abu Saka, è ancora vivo, ha subito 29 giorni di torture dai soldati israeliani e non può tornare a Gerusalemme.

Cosa ti spinge ad andare avanti?

Io sto bene con quelli che bonariamente chiamo i randagi, i bambini che sbucano dai vicoli e si riuniscono per divertirsi; il mio lavoro è fare l’educatore. Purtroppo quando la crisi economica toglie serenità il rischio è quello di ritrovarti a fingere allegria coi ragazzi, cosa che non vorresti mai fare. Ci aiuta la passione e vedere i frutti di ciò che fai : prima ascoltavano solo neomelodici, adesso cantano anche le canzoni di De André.

Giovanni chiede a Ciro quale sia la canzone di De André che preferisce : “Bocca di Rosa”- risponde da lontano il ragazzo, impegnato in una presa acrobatica con Marco.

Daniele Pallotta

Per info :

Il tappeto di Iqbal : https://www.facebook.com/iltappetodiiqbal?sk=info

Cooperativa sociale INLUSIO : https://www.facebook.com/pages/Cooperativa-sociale-INlusio/121870281178477

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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