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venerdì 3 Maggio 2024




“Garibaldi 101”, l’altra faccia dell’accoglienza

Il lavoro di una neonata associazione a sostegno dei profughi 

Garibaldi101L’impegno di 9 ragazzi, in prevalenza donne, della neonata associazione Garibaldi 101. Da luglio svolgono attività di mediazione e corsi d’italiano per i richiedenti asilo ospiti negli alberghi napoletani. Un lavoro per il quale non percepiscono alcun compenso: “Lo facciamo da volontari”, spiegano, “Non vogliamo essere complici di questo sistema di accoglienza”.

Se le condizioni dei profughi provenienti dalla Libia, in città da sette mesi, sono diventate un caso nazionale, suscitando le richiesta di chiarimento di Chiesa, sindacati e Comune, con il sindaco De Magistris in prima fila, è anche, ma forse soprattutto, merito loro: hanno  segnalato l’inefficienza dell’assistenza sanitaria e legale, denunciato la presenza dei caporali negli alberghi e raccolto tante storie di incredibili dinieghi  della commissione di Caserta alle richieste di asilo politico. In altri termini hanno messo a nudo le innumerevoli inefficienze della gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile regionale.

“Chiediamo certezze sul futuro e diritti…”;  “Nous demandons certitudes quant à l'avenir et droits…”; “We ask assurances about the future and rights…”, italiano, francese e inglese, tre lingue diverse per le stesse rivendicazioni e una sola voce, quella di Yasmine, detta Yaya, di professione veterinaria. In assemblee, incontri pubblici, conferenze stampa, va avanti per ore a tradurre gli interventi dei rifugiati a beneficio di una platea multilingue . Solo la versione in arabo è affidata ad altri. E’una delle fondatrici di Garibaldi 101 e di lei i migranti si fidano molto. Definirla interprete è riduttivo, svolge un ruolo da vera mediatrice: con le altre volontarie dell’associazione  li aiuta nelle pratiche, si prende cura di accompagnarli in ospedale, cerca di placare gli animi dei più esasperati e talvolta in cambio subisce contestazioni degli stessi rifugiati per parole che lei si limita a tradurre. Ed in questi casi le altre intervengono a muso duro per riportare la calma.

La vicenda dei profughi ha rappresentato un battesimo del fuoco per Garibaldi 101. “Abbiamo deciso a luglio di creare un’associazione di aiuto ai migranti”, racconta Vania Chiarolanza, la presidente, meno di trent’anni e già tanta esperienza allo sportello dell’ufficio immigrazione della Cgil di Napoli, “E’ lì che alcuni richiedenti asilo ci hanno chiesto se fosse possibile attivare dei corsi d’italiano. Così abbiamo deciso subito di cominciare”. Hanno formato 14 classi nei diversi alberghi per un totale di circa 250 alunni e con un programma fitto di lezioni. “Siamo contente dei risultati che stiamo ottenendo, all’inizio molti rifugiati apparivano scettici poi hanno cominciato a seguire i corsi con interesse crescente”, dice Stefania, “I risultati sono vari, la differenza spesso dipende dalle condizioni d’istruzione di partenza: ci sono laureati, ma anche analfabeti nella lingua madre. In ogni caso porteremo tanti di loro a svolgere l’esame di terza media a fine anno”.  Ore e ore di lezione per le quali non rivendicano guadagni. Eppure 3 dei circa 50 euro, stanziati al giorno dalla Protezione Civile per ognuno dei rifugiati, servirebbero a finanziare questo tipo di attività. “Le assegnazioni di questi servizi – spiegano - sono state effettuate per assegnazione diretta dalla Protezione Civile, ma almeno per i ragazzi che seguiamo noi non è stato fatto nulla. E poi non accetteremmo alcun compenso perché contestiamo la gestione dell’emergenza e l’organizzazione del sistema di accoglienza”.

Una situazione ormai di dominio pubblico. I richiedenti di Napoli hanno potuto presentare lamentele e rivendicazioni direttamente al ministro degli Interni Cancellieri in occasione di una sua recente visita in città. La soluzione da loro auspicata  è un permesso di soggiorno temporaneo di un anno per tutti i profughi scappati dalla guerra libica. “Di sicuro sarebbe un passo in avanti rispetto alla condizione di limbo in cui vivono adesso”, dice Stefania Abbate, “ma se il permesso non è accompagnato da un percorso serio di integrazione c’è il rischio concreto che queste persone finiscano poi per ingrossare le fila degli irregolari”. Ed è proprio sul fronte dell’integrazione che Garibaldi 101 programma le attività per il futuro. Progettano di realizzare, in rete con le altre associazioni, un database che raccolga elenchi di professionalità migranti, regolari e non. “I corsi d’italiano sono indispensabili, ma non bastano”, spiega Vania, “ogni singolo migrante possiede delle competenze che molto spesso quando arrivano nel nostro Paese sono costretti  a mettere da parte per svolgere lavori umilissimi. Recuperarle diventerebbe una risorsa ed è fondamentale per il riconoscimento della loro identità”.

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