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Lunedì 29 Aprile 2024




A Modena nasce il supermercato della solidarietà

Il responsabile Zironi: “Un progetto esportabile ovunque”.

supermercato-internoSi chiamerà Emporio Portobello, l’inaugurazione è prevista per maggio. Un supermercato dove per fare la spesa non serviranno soldi, ma solo voglia di riboccarsi le maniche per aiutare chi è in difficoltà. L’idea è di una rete di venti associazioni, capofila il Csv di Modena. Per lo start up sono bastati 70mila euro di fondi regionali e il sostegno di grandi distributori e cittadini. “Il target cui ci rivolgiamo è quello dei nuovi poveri”, spiega il responsabile del progetto Luigi Zironi, “Non avremo dipendenti, ma solo volontari”. Un progetto esportabile in una grande città come Napoli?

Quella della spesa è una delle voci più pesanti nell’economia delle famiglie alle prese con la crisi. Anche in una regione con gli indici di benessere più alti d’Italia il numero dei nuovi poveri è in aumento. La crisi morde oggi chi fino a ieri poteva considerarsi benestante. Forte la reticenza ad ammettere la difficoltà e chiedere aiuto. “Abbiamo pensato di creare uno spazio nel quale è piacevole ritrovarsi, dove scambiarsi opinioni e consigli, così da superare l’imbarazzo iniziale. Si può, ad esempio, cominciare come volontari e poi diventare clienti”, spiega Luigi Zironi.

Portobello sorgerà in una zona dismessa ma facilmente raggiungibile dal centro di Modena con i mezzi pubblici o in bicicletta. Quattrocento metri quadri messi per tre anni gratuitamente a disposizione dal Comune, trasformando la sede di una municipalizzata in dismissione. I lavori in vista dell’inaugurazione, prevista per maggio, procedono spediti. La Conad ha messo a disposizione scaffali, casse, celle frigorifero e magazzini, da altre aziende locali sono stati donati i muletti per lo scarico merci e il necessario per la pulizia. Con un’iniziativa di raccolta alimentare sono già in deposito  circa 53 tonnellate di alimenti. “Saremo un supermercato a tutti gli effetti, cercando di garantire la varietà di prodotti che si trovano nei centri commerciali classici”, spiega Zironi.

Intorno al progetto, promosso dal Csv, si sono raccolte 20 associazioni. Una cittadinanza attiva che si occupa di sociale, e non solo. Un gruppo di ex banchieri, ad esempio, ha aderito, garantendo un servizio di consulenza per famiglie in difficoltà cui saranno forniti consigli su gestione del debito e risparmio. I clienti saranno invece indirizzati dai servizi territoriali del Comune: “Il target è quello dei nuovi poveri, non intendiamo sostituirci a Caritas e altre realtà sul territorio che da anni sostengono le fasce più marginali della nostra comunità. Per i poveri storici occorrono altri tipi d’Intervento”, dice Zironi. Ogni famiglia sarà dotata di una tessera a punti con la quale potrà fare la spesa. La tessera verrà ricaricata mensilmente in base al nucleo familiare, previa selezione all'accesso con valutazione dell'ISEE e facendo particolare attenzione alle famiglie numerose. La tessera è a disposizione della famiglia per un tempo limitato (alcuni mesi) e, nel caso le condizioni famigliari migliorassero, verrà ceduta ad altre famiglie in graduatoria. In caso contrario la tessera potrà essere rinnovata.

In cambio si chiede solo un aiuto volontario nelle attività dell’Emporio o delle altre associazioni. Il meccanismo – tengono a sottolineare i promotori – somiglia, ma non è identificabile con quello di una Banca del Tempo: “Non si può pretendere che un anziano si metta a scaricare la merce o sia disponibile per un tot di ore al giorno. Ognuno farà secondo le sue possibilità e idee. L’obiettivo è di far crescere intorno a Portobello una comunità solidale”. I soldi serviranno solo dall’esterno per l’acquisto delle merci. La risposta dei cittadini e dei grandi distributori lascia ben sperare. Dopo l’inaugurazione sarà poi possibile una sorta di “spesa sospesa”, su internet sarà possibile fare donazioni equivalenti al fabbisogno giornaliero di una famiglia. 

Un progetto che può funzionare solo in un centro piccolo di una regione tra le più ricche? Sono sicuri del contrario i promotori: “Su scala di municipalità è possibile replicarlo in qualsiasi grande città. Ne siamo convinti e speriamo di non essere smentiti dai fatti”, dice Zironi, L’importante è fare rete e avere un aiuto dalle istituzioni”.

LR

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