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Lunedì 29 Aprile 2024




“La vera aggressione ai clan si fa conquistandone i patrimoni economici”

Al convegno di "Ius et Gestio" uno studio sulla confisca dei beni alle mafie.

convegno-ius-et-gestioL'aggressione a boss e affiliati, lo smantellamento del controllo territoriale delle mafie, si fa spezzando il flusso di denaro che rappresenta la linfa vitale dell'economia criminale organizzata. Bisogna confiscare bene, e una volta fatto ciò occorre destinare i tesori dei clan a nuovo uso, il più in fretta possibile.

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Nella sala Auditorium del Palazzo di Giustizia, in un convegno organizzato dall'associazione "Ius et Gestio", avvocati, dottori commercialisti, esperti e studiosi dell’istituto giuridico delle misure patrimoniali antimafia hanno provato ad esaminare il fenomeno e le misure per agevolare le buone prassi. «Siamo convinti - spiega Maurizio Cinque, presidente di "Ius et Gestio" che la vera aggressione ai clan si fa conquistandone i patrimoni economici. Ma poiché dal momento del sequestro alla confisca definitiva passa spesso molto tempo è importante  che in questo iter il ruolo di gestione, mi riferisco soprattutto alle aziende, venga svolto nella  maniera più professionale possibile dagli ausiliari giudiziari. Ciò per impedire il sorgere di criticità finanziarie che renderebbero poi difficile la successiva assegnazione delle aziende confiscate. Si tratta di un aspetto fondamentale: se sequestriamo e poi non riusciamo a confiscare un bene e a ridarlo alla collettività passa il messaggio che quando c'era la malavita le cose funzionavano e quando invece subentra lo Stato le aziende falliscono e si perdono posti di lavoro. Un ragionamento inaccettabile». «Concentrare l'attenzione sul contrasto patrimoniale produce effetti significativi e di più lunga durata» anche secondo Giovanni Colangelo, procuratore capo di Napoli che ha spiegato quanto la caccia ai tesori dei clan sia «uno degli obiettivi della Procura di Napoli che ogni anno effettua ingenti  sequestri di beni con risultati non definitivamente soddisfacenti ma sicuramente incoraggianti». «Occorre, poi, evitare che nella destinazione a uso sociale mafiosi possano  tornare in qualche modo» : per il procuratore capo di Salerno Franco Roberti è necessario non perdere mai di vista le indagini anche dopo la destinazione dei beni.

Ma oltre che nelle dichiarazioni, è nei dati che troviamo una via d’accesso al problema: i numeri forniti all'Agenzia per i beni confiscati in Campania ci dicono che sono 347 le aziende definitivamente sottratte ai clan e si va dai ristoranti agli hotel, fino a ipermercati, catene di supermarket, bar, sale scommesse, centri benessere, imprese edili, perfino un asilo nido. Gianpaolo Capasso, responsabile della sede di Napoli dell'Agenzia Nazionale per l’amministrazione e destinazione dei Beni  sequestrati e confiscati confiscati alla criminalità organizzata ha spiegato che le imprese si trovano soprattutto a Napoli (180), poi a Caserta (77), Salerno (75), Avellino (10), Benevento (5). Poco meno di un centinaio attendono ancora l'affidamento in gestione, soltanto una decina sono ancora attive.  

All'incontro ha visto numerosissimi interventi, da quello di Antonio Bonajuto, presidente della Corte d'Appello di Napoli al presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi a Vittorio Martusciello, procuratore generale alla Corte d'Appello di Napoli. E ancora: Francesco Caia, presidente del Consiglio dell'Ordine degli  Avvocati di Napoli; Vincenzo Moretta,presidente del Consiglio  dell'Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli e Geppino Fiorenza referente campano di "Libera". Anche Federico Cafiero de Raho, procuratore aggiunto della Dda a Napoli proprio ieri nominato procuratore capo di Reggio Calabria, ha portato la sua testimonianza, occasione per tracciare a margine del dibattito anche un piccolo bilancio conclusivo della sua intensa attività napoletana: «I risultati straordinari conseguiti negli ultimi anni nel contrasto alla criminalità organizzata - ha spiegato - hanno assicurato alla giustizia le 'articolazioni militari', ma abbiamo lasciato sostanzialmente inalterata la forza della camorra perché la vera camorra, quella che crea pericolo alla società è quella che si muove nell'economia, nelle  pubbliche amministrazioni, nella politica. Proprio per questo - ha aggiunto Cafiero de Raho - l'aggressione ai patrimoni costituisce uno strumento fondamentale per contrastrare la criminalità sul campo».

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