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Domenica 5 Maggio 2024




Delirio Creativo: il teatro condiviso per creare bellezza

“Lo sforzo è sulle nostre spalle, non ci fermiamo”

delirio-collettivo

“C'è bisogno di creare bellezza. La nostra città ne ha urgente bisogno”. Lo dice con passione: non romanticismo, non utopia, ma fretta, necessità, urgenza, voglia. La città è Napoli, lui è Raffaele Bruno, attore, regista, autore, animatore di laboratori teatrali e, soprattutto, del “Delirio Creativo”, rito teatrale di creazione e improvvisazione collettiva.

Coinvolge studenti, appassionati di teatro, musicisti, attori, curiosi, chiunque voglia lasciar andare ritrosie e timori a favore di immaginazione, fantasia, passione: il “Delirio Collettivo” è una realtà dello “Spazio Nuovo di Porta di Massa”: il classico appuntamento del venerdì, dalle 15.00 alle 19.00, nell’ex biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II riprenderà dopo il 18 ottobre, ma ci sarà un nuovo incontro mensile negli spazi occupati dal collettivo La Balena nelll’ex Asilo Filangieri, il primo il 20 ottobre, alle ore 20.00.

La partecipazione è libera, gratuita ed in crescita: basta portare se stessi. “Se si vuole si può partecipare come attori, danzatori, musicisti, tutti diretti da me e da Emanuele Aprile, maestro di pianoforte che si occupa delle musiche dal vivo. Si può partecipare come fotografi, disegnatori. Si può essere semplici spettatori, ma anche loro hanno un ruolo importante: il pubblico suggerisce i temi su cui improvvisare. Insomma, tutti qui danno il proprio contributo umano-artistico”.

In cambio, a riprova del fatto che l'arte non è mai inutile perché fa girare chiavi dentro di noi e spalanca porte, Raffaele racconta, ancora, che tutti i partecipanti ne escono arricchiti: “Il nostro rito

ha un impatto sociale enorme. Ci sono ragazze e ragazzi nel mio gruppo che ho conosciuto in laboratori scolastici in contesti definiti a rischio e hanno scoperto una passione che dormiva dentro di loro e ora fanno parte stabilmente della mia compagnia. Io, purtroppo, li posso accompagnare fino ad un certo punto ed  avrei bisogno di essere affiancato da altre forze... Per questo motivo dico che c'è bisogno di creare bellezza: io sogno una società che non è utopica, ma semplicemente civile.

Una società capace di osservare i risultati ottenuti dal nostro lavoro, incontrarci e dirci: riteniamo bello e utile quello che fate, per caso avete bisogno di qualcosa?”

Avete bisogno di qualcosa: la domanda che nessuno sembra fare, ha una risposta chiara. “Niente più di ciò che in altri Paesi è normale. Non abbiamo nessun aiuto, la maggior parte dello sforzo è sulle nostre spalle, però non ci fermiamo. Non possiamo permetterci di perdere tempo”.

Il sogno è quello di uno spazio dedicato completamente al teatro: “Uno spazio tutto nostro, dove potremo potenziare di mille volte quello che già facciamo. Uno spazio aperto, un luogo dove far avvicinare le persone del quartiere all’arte rendendole partecipi del processo creativo. Spesso si dice che i teatri sono cattedrali sacre: io sogno una cattedrale fatta da uomini e donne che aspettano solo

qualcuno che parli un linguaggio che arrivi alla loro anima, senza autoreferenzialità. Il vero rapporto con la città è un rapporto con le donne e con gli uomini che la vivono, un rapporto umano come il teatro che facciamo, in cui il linguaggio è poetico ma non scontato e il vero fine è arrivare anche a chi non è abituato ad assistere e partecipare. Proviamo a creare un'arte che arrivi ad emozionare tutti quelli che ci vengono a trovare”.

Raffaella R. Ferré

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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