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Domenica 5 Maggio 2024




Otto centimetri di morte: un libro per non dimenticare

di Maria Nocerino

OTTO-CENTIMETRI-DI-MORTERacconta una storia vera il libro di Giuliana Covella, Otto centimetri di morte. La fine del sogno di Luigi Sica (edizioni Guida, anno 2010, 113 pagine, 10 euro). Il titolo richiama la lunghezza della lama che uccise il giovane il 16 gennaio del 2007 al quartiere Sanità. Luigi Sica aveva solo 16 anni quando fu accoltellato da due coetanei per un motivo futile, una parolina, “uno sguardo di troppo”. La storia di Luigi è la storia di tanti giovanissimi dei quartieri più degradati della città, rioni popolari e “poco raccomandabili”, in cui è non è prudente passeggiare con preziosi al seguito e i ragazzi scorazzano sui motorini anziché andare a scuola. Quartieri disperati ma non senza una speranza di riscatto. Come dimostra il giovane protagonista, che si racconta “dall’aldilà”, ricostruendo i suoi ricordi, i suoi amori, il sogno di quand’era bambino: diventare un calciatore famoso. Era bravo Luigi, un talento sotto gli occhi di tutti, al punto che lo chiamavano “piccolo Maradona”. Lui che, sin da piccolo, alla scuola aveva preferito il lavoro, prima come garzone, poi come operaio. Lui che “non voleva imparare a sparare, ma a guadagnare onestamente” per comprarsi l’ultimo modello di Nike.

Perché sia stato ucciso Luigi Sica non è stato ancora chiarito, ma di storie come la sua le cronache cittadine sono purtroppo ancora piene, l’ultima che si ricordi è quella di Giovanni Tagliaferri, ucciso l’anno scorso per aver tentato di far da paciere in una lite tra ragazzi. A nulla è servito il monito del cardinale di Napoli Crescenzio Sepe che, in seguito all’omicidio del giovane, ci ricordala Covellacronista, aveva invitato i ragazzi del rione Sanità a “lasciar cadere i coltelli”. Mentre le istituzioni sembrano assenti. Intervistata dall’autrice sul monumento funebre che il Comune di Napoli avrebbe dovuto dedicare a Luigi Sica, la madre Anna spiega: “Non abbiamo avuto più nessuna notizia, eccetto che avremmo dovuto farci carico di ogni spesa”. Così, l’unico omaggio a Luigi restano ad oggi l’edicola votiva (abusiva) costruita dalla mattina alla sera dai suoi amici della Sanità e un campetto di calcio che porta il suo nome all’interno dell’istituto per non vedenti Paolo Colosimo di via Santa Teresa degli Scalzi.

Ad aprire l’intensa narrazione – che si è già meritata il premio internazionale di poesia e narrativa dell’associazione “Cultural Classic” di Nola - è uno scritto di Giuseppe Misso, ex boss della camorra oggi collaboratore di giustizia. “Quando ho iniziato a leggere il testo della storia di Luigi Sica – scrive nella prefazione – ho subito provato un’angoscia profonda…ho sentito l’eco della sua voce che accusava anche me della sua morte…mi sono sentito responsabile…seppure in minima parte”. Proprio da colui che un tempo era il padrino della Sanità, “ò nasone”, arriva un messaggio positivo per i giovani: abbandonare la strada dell’illegalità e della violenza.

“È stato proprio lui, Luigi, a spingermi a raccontare – spiega l’autrice, Giuliana Covella – Quella sera, che si sarebbe rivelata tragica, lo incontrai per caso: lui mi accennò un sorriso. Da lì ho sentito come un dovere morale da giornalista, oltre che da cittadina, e ho deciso di lasciare una testimonianza, perché la sua storia, e di tutti i ragazzi come lui, non finisca nel dimenticatoio”.

Classe 1972, Giuliana Covella è una giornalista professionista, come scrittrice è alla sua prima esperienza. Laureata in Lettere moderne, è stata redattrice del quotidiano “Napolipiù”, ha collaborato con il “Roma” e attualmente scrive per “Il Mattino”.

(Fonte: Agorà Sociale)

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