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Domenica 5 Maggio 2024




Scripta: il diario di un cronista precario

Scripta-copertinaPortare avanti la propria passione, il giornalismo, sperando che possa un domani diventare un mestiere. A raccontare un pensiero, e una speranza, che accomuna tanti giovani è il nuovo libro edito da Cento Autori Scripta. Diario clandestino di un cronista precario (collana Palpiti, costo 11 euro, marzo 2011, 112 pagine), l’opera prima di Giuseppe Manzo. Dodici mesi vissuti e descritti da un trentenne qualunque. Che per fare (o provare a fare) il giornalista a Napoli – città, per sua stessa natura, fonte inesauribile di notizie – di lavori ne ha cambiati tanti, dall’educatore all’operatore di call center, fino a lasciare la sua città natale e partire alla volta di Milano per una breve supplenza come professore di italiano.

La precarietà, lavorativa e a tratti esistenziale, del protagonista, in realtà, è anche la precarietà di una Napoli, attraversata proprio nel 2008 da una serie di eventi emblematici. Dalla misteriosa autobomba piazzata in pieno centro storico (gennaio), al rogo del campo rom di Ponticelli (maggio), alle violente proteste per la riapertura della discarica di Chiaiano (settembre), fino al trasferimento coatto, alla ricerca di una maggiore stabilità (novembre). Il racconto si muove costantemente al confine tra storia personale e cronaca, al punto tale da non riuscire più a distinguere dove comincia l’una e finisce l’altra. Gli eventi scorrono velocemente, lo stile, fluido, è quello del diario, ma anche del taccuino, proprio per questo groviglio inestricabile tra vicende personali e professionali.

Parlando in prima persona, l’autore racconta dodici storie (in altrettanti capitoli), condividendo con il lettore l’insieme di emozioni e sensazioni che prova. Dall’amara consapevolezza delle difficoltà da affrontare per riuscire a “vivere” di giornalismo e dei meccanismi perversi che dominano le logiche redazionali, come quello della “mano mozza”, in cui a stare sul campo, sfidando i pericoli della strada pur di raccontare un pezzo di realtà, è il collaboratore, l’ultima ruota del carro, ma chi si prende il merito e ci mette la firma è il redattore. All’entusiasmo del primo vero contratto e stipendio, frutto della parentesi milanese, fino alla gioia di tornare a raccontare la propria città, nonostante tutto. Perché per inseguire le proprie passioni, bisogna resistere e lottare. È anche da questa convinzione che è nata l’esperienza del Coordinamento Giornalisti Precari della Campania, di cui Giuseppe Manzo è uno dei promotori.

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