| SEGUICI SU seguici su Facebook seguici su Twitter youtube
Martedì 19 Marzo 2024




La mia dottoressa Bruni, un’emigrante al contrario

marina giulia cavalli 3Sono tante le similitudini tra l’attrice Marina Giulia Cavalli e il personaggio che interpreta in Un Posto Al Sole, la dottoressa Bruni, oggi più amata che mai per il coraggio che sta dimostrando nella vicenda che riguarda il giovane Vittorio e il poliziotto Luca Grimaldi.

Sulla scena, come nella vita, la Cavalli viene dal Nord del Nord (nata in Oregon, Stati Uniti, e vissuta in Piemonte) ma abita al Sud e oggi non può fare a meno di amare Napoli e la sua umanità. E come Ornella, anche lei odia le ingiustizie e difende i più deboli a spada tratta.

Sono passati tanti anni da quando la milanesissima Ornella Bruni è diventata la quasi napoletana dottoressa di Palazzo Palladini. Cos’è cambiato da allora?

Il mutamento è stato un mutamento d’animo, avvenuto molto semplicemente. Ornella, quando è arrivata a Napoli, partiva dai tipici preconcetti di una del Nord, quegli stereotipi che conosciamo tutti, ma piano piano, entrando nel tessuto sociale della città, ne ha conosciuto la reale essenza e si è resa conto della sua grande umanità. Del resto, senza fare sviolinate, è superfluo dire che Napoli è una meraviglia di città e decantarne le bellezze. Non a caso, tutti i popoli se ne sono voluti impossessare negli anni.

Una benvenuta al Sud allora?

Sì ma anche a me, personalmente, capita di essere vittima di pregiudizi. Mi dicono “Sei simpatica, generosa, anche se sei del Nord!”, esistono e sono ancora molto forti questi preconcetti, ma bisogna andare oltre. Del resto, l’umanità può essere bella o brutta dappertutto. L’importante è conoscere e sperimentare, Ornella ha sperimentato e ha trovato il bello dove non si aspettava.

A questo proposito, come vive la sua permanenza a Napoli?

Io sono un'emigrante al contrario. Sono nata negli Stati Uniti, nello stato dell’Oregon, e sono cresciuta in Piemonte, poi, per lavoro, mi sono trasferita a Roma e ora lavoro a Napoli. Insomma la mia vita è uno spostamento costante verso il Sud e verso i colori mediterranei, ma è la mia vita e non saprei pensarla diversamente, è un movimento dell’anima e oggi come oggi mi farebbe strano abitare al Nord.

Un po’ come la dottoressa Bruni, dunque?

Sì, in effetti, ci sono molte similitudini tra me e il mio personaggio. Potrà sembrare strano ma avviene di continuo che mentre si gira sul set, accadono cose simili anche nella vita reale, dalle grandi alle piccole cose. Io, che sono una che non crede alle coincidenze, mi sono convinta che ci siano delle informazioni che viaggiano in maniera subliminale, non evidente, che in qualche modo noi attori trasmettiamo agli autori, ed è come se scattasse qualcosa a livello psicologico, per cui la persona influenza il personaggio. Chiaro che poi può avvenire anche il contrario, per cui, a furia di interpretare quel personaggio da anni, finisci per prenderne anche le abitudini. 

In questi giorni è stata la protagonista di una coraggiosa denuncia sociale nei confronti di un poliziotto troppo violento, che rimanda a casi di cronaca come quello di Stefano Cucchi. Se lei fosse stata al posto di Ornella, nella realtà, cosa avrebbe fatto?

Io sono sempre stata molto impulsiva nella mia vita, ma oggi sto diventano un po’ più riflessiva. In ogni caso, avrei sostenuto la giustizia e difeso i più deboli a spada tratta, come ho sempre fatto, visto il mio senso di giustizia. Sicuramente avrei anche cercato le motivazioni che stanno alla base dei comportamenti umani: penso a quando il poliziotto esce con una pistola scarica perché si vuole far ammazzare, soverchiato dalla sua responsabilità e dall’incapacità di gestire il suo senso di dovere, senza dubbio, distorto, ma che resta il suo, quello di chi crede erroneamente che il ragazzo “tossico”, il pusher, possa essere un problema per la società, per la gente “perbene” e per i suoi figli, così perde il controllo, cadendo lui stesso vittima del suo senso di giustizia estremo.

La denuncia che fa Ornella avviene in radio, lei crede che i media possano fare da cassa di risonanza per questo tipo di problemi?

Lo scopo di Ornella era quello di far venire allo scoperto un testimone, non poteva fare una denuncia ai Carabinieri in quel caso. Più in generale, io credo che i media siano molto potenti nel veicolare messaggi positivi ma, allo stesso tempo, possono diventare anche molto pericolosi, arrivando a distruggere una persona. Penso a fatti di cronaca che riguardano innocenti che, magari solo con un passaggio televisivo, possono rovinarsi la reputazione e persino la vita. Questo vale soprattutto per giornali e per la tv, perché su internet più o meno siamo preparati, tutti sanno che girano bufale e bisogna non prendere tutto per oro colato perché non c’è filtro. 

Che rapporto ha con il mondo sociale? È impegnata in qualche campagna?

Ho sempre cercato di dare il mio piccolo contributo nel mondo sociale. Attualmente, non sono legata a una campagna particolare ma mi sto occupando, insieme ad alcune associazioni, di offrire aiuto ai genitori che hanno perso un figlio o comunque sostenere le persone che hanno perduto una persona cara. Dopo la tragedia che mi è capitata un anno e cinque mesi fa, quando ho perso mia figlia, sono molto cambiata, ho iniziato una ricerca spirituale che mi ha portato a conoscere altre realtà simili alla mia. Oggi spero di poter dare una mano portando la mia esperienza, in quella cosa che, in maniera secondo me disumana, si definisce “elaborazione del lutto”, che ognuno vive in modo del tutto soggettivo o illudendosi di poter trovare un disegno che non sia il caso. 

C’è un argomento sociale “nuovo” che vorrebbe fosse affrontato?

Credo che in questi anni siano stati affrontati davvero i temi sociali più disparati. Ovviamente da donna, mi sta molto a cuore la questione della violenza di genere e familiare, perché non dovrebbero esserci più donne né bambini che subiscono violenza, qualunque forma di violenza essa sia, anche psicologica, all’interno delle mura domestiche, proprio laddove uno dovrebbe sentirsi  al sicuro. La casa dovrebbe essere il luogo della salvezza, dove non si dovrebbe temere nulla.

Maria Nocerino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

agendo 2023 banner
Prenota la tua copia inviando una e-mail a comunicazione@gescosociale.it
tiSOStengo
unlibroperamico
selvanova natale 2020 banner
WCT banner
gesco 30 anni
napoliclick
Amicar banner 500

Archivio Napoli Città Sociale