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Mercoledì 1 Maggio 2024




Come cambiano i servizi per le dipendenze

I servizi ridimensionati negli anni:

servizi cambiamentoSERVIZI A BASSA SOGLIA, DROP-IN, LAVORO DI STRADA

Una serie di azioni di prevenzione e riduzione del danno, realizzate con gruppi informali, in alcuni casi vere e proprie esperienze di eccellenza, un esempio importante di integrazione socio-sanitaria. Si è passati dalle 250 esperienze dei primi anni Duemila ai 50/60 progetti ancora attivi in Italia, tra unità mobili e drop-in, oggi, che risultano concentrati prevalentemente in Lombardia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna.

I drop-in in 3 soli casi sono prioritariamente pubblici, come titolarità e personale: Napoli, Torino, Bologna.

CENTRI DI INFORMAZIONE E CONSULENZA (CIC)

Una esperienza italiana di eccellenza che si è ridotta in maniera drastica: costituiti con la legge 309 del 1990, questi centri di informazione sanitaria e supporto psicologico rivolti agli studenti delle scuole, oggi non sono più molto diffusi, ma rappresentano semmai una iniziativa realizzata con i pochi fondi a disposizione delle strutture scolastiche.

I nuovi servizi:

LE UNITÀ MOBILI NEI LUOGHI DEI GIOVANI

Oggi si fa strada una nuova tipologia di servizio per la prevenzione e riduzione del danno che arriva nei luoghi naturali del divertimento dei giovani (locali, discoteche, rave), lavorando di notte, con orari e modalità particolari. Di questi circa 40 sul territorio nazionale stanno iniziando anche l’analisi dei consumi circolanti. Questo servizio garantisce ai ragazzi uno spazio di decompressione o chill out, dove tranquillizzarsi, trovare consulenza, acqua, riposarsi e distaccarsi dallo “sballo”. Un altro esempio di integrazione, perché il medico è affiancato dall’operatore sociale.

Le aree in via di sviluppo:

LA PRESA IN CARICO PRECOCE

Si tratta di un approccio che si occupa dei nuovi stili di consumo tra i giovani, le nuove sostanze circolanti ed è un esempio di grande integrazione tra figure del pubblico e professionalità del privato sociale. L’esempio napoletano è Mamacoca.

LA GESTIONE DELLA CRONICITÀ

Esistono consumatori di cocaina ed eroina “cronici”, che, ad esempio, hanno alle spalle 4,5 percorsi di residenzialità e non si impegnano a continuare. Per loro c’è bisogno di alternative e un’attenzione di presa in carico sui territori, attraverso la sperimentazione di residenzialità leggere come appartamenti in cui, più che ridurre i consumi, queste persone possano ridurre il danno e trovare un equilibrio socio-sanitario. Anche in questo caso, c’è una integrazione pubblico-privato molto forte che non risolve il problema ma cerca di gestirlo nel modo migliore.

In Lombardia, ci sono 200 posti per questa tipologia alloggiativa (anche se si stima che ne servirebbero altri 60); forme di residenzialità leggere con équipe altamente professionali sono presenti anche in Emilia, Piemonte, Toscana. Al Sud questa tipologia di intervento non è presente, ma esistono dappertutto una serie di percorsi di accompagnamento sociale (lavoro di mediazione, esperienze di inclusione sociale attraverso tirocini, borse-lavoro).

NUOVI MODELLI DI COMUNITÀ

Nel Centro-Nord si sta ragionando su nuovi modelli di comunità a residenzialità breve, che prendono a esempio il modello anglosassone, in cui c’è la possibilità di concentrare la cura in poco tempo, da 1 a 6 mesi, con pause a seconda del problema specifico. Anche in questo caso, al caso lavora un’èquipe ad alta professionalità: una strada a metà tra comunità terapeuta e clinica “beauty”, una risposta che potrebbe adattarsi, ad esempio, ai giovani con problemi di alcol, cocaina, nuovi consumi, gioco.

(Fonte: Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza)

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