Dal 2007 a Napoli il movimento indipendente delle donne ha instaurato un rapporto con la Questura allo scopo di affrontare uno degli ostacoli critici per l’uscita delle donne dalle situazioni di violenza sessuata: la difficoltà di denunciare.
Lo strumento utilizzato da allora è quello delle Bacheche Rosa: di questo si discuterà giovedì 8 marzo alle 12.00 nella sede centrale della Questura di Napoli.

La Bacheca Rosa è un cartello informativo che rende noto e visibile alle vittime il fatto di aver subito un reato punibile a norma di legge e dà immediato riferimento alla rete volontaria e istituzionale per il sostegno.

Anche grazie alle Bacheche Rosa affisse in ogni commissariato; a Napoli dal 2007 ad oggi le denunce sono cresciute, la formazione e la preparazione delle forze di polizia si è adeguata allo standard richiesto per il contrasto alle violenze.

“La presunta reticenza delle vittime nello sporgere formale denuncia nei confronti degli aggressori, violentatori, molestatori, si coniuga, andando indietro ieri più di oggi, spesso con la  disinformazione delle vittime stesse e l’impreparazione nelle forze dell’ordine e degli operatori sanitari. La sottovalutazione, specie, delle violenze in famiglia, la tendenza a far leva sull’affettività delle vittime nei confronti degli offenders/partners, l’enfatizzazione delle possibili conseguenze negative nei confronti della stessa donna che denuncia, sono frutto di un condizionamento ambientale molto duro da estirpare. E il complesso di questi fattori riguarda, non di rado, anche chi ha il compito primo: accogliere la denuncia- spiega Stefania Cantatore dell’UDI, Unione Donne d’Italia di Napoli.

A Napoli il movimento delle donne ha spinto per far si che quella che veniva nominata “questione privata”, venisse avvertito quale problema politico e sociale: il rinnovo dell’impegno con l’ampliamento dei punti di sostegno riportati nelle bacheche rosa ne è la conferma.

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