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venerdì 26 Aprile 2024




Eduscopio 2021: “Scuole migliori, ma per chi?”

Iannuzzi, docente all’Umberto I: “Altro che classifiche, cominciamo a riformare la scuola dalle basi!”

IannuzziSono usciti i dati Eduscopio 2021/2022: in pratica, la classifica delle scuole “migliori” delle città italiane, curata dalla Fondazione Agnelli e basata principalmente sul rendimento universitario degli studenti, come ormai ogni anno premia i licei classici e scientifici.

Dalla fotografia su Napoli emerge che i migliori licei classici nel 2021 sarebbero, esattamente in questo ordine, Jacopo Sannazaro, Vittorio Emanuele II, Umberto I, Convitto Vittorio Emanuele II, Adolfo Pasini, Antonio Genovesi; mentre si attestano come migliori licei scientifici napoletani Convitto Vittorio Emanuele, Giuseppe Mercalli, Leon Battista Alberti, Gian Battista Vico (maggiori informazioni su Eduscopio.it).

Quasi assenti istituti tecnici e professionali, presi in considerazione solo per la loro capacità di avere sbocchi professionali. Ma cosa ci dice davvero questa classifica? Lo abbiamo chiesto alla docente di lettere Classiche del liceo classico Umberto I Angela Iannuzzi.

“Io sono contraria a queste classifiche – spiega la professoressa – finiscono per premiare chi è già privilegiato e quindi ai primi posti ci sono sempre le stesse scuole di anno in anno. È ovvio che se il parametro è quello dei risultati dei primi anni dell’università, sono un passo avanti quelli che vengono dal liceo che già sono di per sé privilegiati, per la loro provenienza socio-economia e culturale, rispetto agli altri. Quindi il metodo con cui si realizza questa rilevazione è opinabile”.

Insomma, la domanda è sbagliata a monte: non bisogna chiedersi quale sia la scuola migliore ma cosa faccia effettivamente la scuola per rendere migliore non chi vive in condizioni normali oppure addirittura privilegiate, ma chi proviene da contesti svantaggiati.

Iannuzzi 1

Come fanno ad emergere quei ragazzi che magari giusto per finire la scuola frequentano un istituto tecnico per poi ritrovarsi allo sbando? Come fanno i presidi, dirigenti pubblici “anomali” perché hanno su di loro tutto il peso e la responsabilità di una comunità di minori a fare davvero il loro mestiere? Come fanno gli insegnanti a preparare le generazioni del futuro, visto che vengono così poco considerati come categoria e sono malpagati? Sono queste le vere domande da porsi per Angela Iannuzzi: “La scuola va riformata dalle basi, se non si parte da quello, quindi dalla formazione di una ottima classe docente, non servono a nulla tutte le cose extra, i vari progetti, ecc. Manca l’essenziale!”.

Come dovrebbe essere un docente nella scuola del futuro? “L’Italia dovrebbe mettere in pratica ciò che già avviene in altri paesi europei: l’insegnante, per essere in grado di svolgere appieno il suo ruolo, deve essere anche uno studioso, un intellettuale in grado di produrre dei materiali, dei libri di testo. Questi ultimi troppo spesso sono lasciati a un sistema editoriale che, per cambiare una virgola, produce nuove edizioni dello stesso testo, e questo pesa anche sulle tasche delle famiglie”.

Oltre a questo, un buon insegnate deve avere rudimenti di psicopedagogia, indispensabili per portare avanti il suo compito

C’è un altro problema che riguarda il sistema italiano: una frattura troppo forte tra saperi scientifici e classici, che invece viaggiano insieme, sono strettamente connessi. Anche se, secondo la docente di lettere Classiche, l’indirizzo migliore e più completo resta il classico, che oggi interessa solo il 6% della popolazione studentesca: “Non solo serve a formare la classe dirigente, come vuole un vecchio retaggio, ma tutti, perché è in grado di dare una impalcatura concettuale e, soprattutto attraverso lo studio del greco ed il latino, va alle origini. Gli studi classici sono da ritenere altamente formativi per tutte le facoltà universitarie ma anche per i percorsi lavorativi che si vogliano intraprendere, perché, unitamente alla capacità di sintesi, sviluppano una spiccata attitudine analitica. Il liceo non specializza, forma alla vita, è questo il suo compito”.

Maria Nocerino

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