“Contro i reati di violenza si proceda d’ufficio”

Elena Coccia da anni sul fronte della battaglia per le donne

elena-cocciaElena Coccia, vicepresidente del Consiglio Comunale, avvocato penalista ed esperta in diritto di famiglia, da anni porta avanti battaglie per i diritti delle donne. “La violenza sulle donne deve essere considerata una questione sociale: ogni giorno si verificano casi in Italia. Esiste ancora il fenomeno del femminicidio. Ma per combatterlo non bastano i procedimenti giudiziari. Occorre un cambiamento culturale”.

Elena Coccia, quali sono le ragioni culturali della violenza sulle donne?

“Storicamente in Italia la donna non è stata rispettata come persona; lo dimostra il fatto che a lungo non è esistito un reato contro la persona, ma contro la morale. Oggi la situazione è molto migliorata, almeno dal punto di vista giuridico. Negli uomini italiani ancora manca la cultura del rispetto verso le donne, così come manca la capacità di accettare fallimenti relazionali.

Forse anche la mancanza di ideali per cui lottare ed in cui riversare le proprie energie e la propria rabbia, la violenza sulle donne è in aumento. Forse negli uomini italiani ancora manca la cultura del rispetto verso le donne, così come manca la capacità di accettare fallimenti relazionali”.

Quali cambiamenti giuridici ritiene necessari?

“Dal punto di vista giuridico è stata formulata una proposta di legge inviata al parlamento. Credo debba essere istituita la procedibilità d’ufficio: lo Stato non dovrebbe delegare alla singola donna la responsabilità di denunciare, ma coadiuvarla nel percorso di denuncia, proteggerla. Occorrerebbe introdurre un risarcimento da parte dello Stato: spesso è difficile che una donna ottenga un risarcimento da un familiare di cui è stata vittima. Inoltre le linee guida della Comunità Europea vanno proprio in  direzione di una possibilità risarcitoria da parte dello Stato.

Propongo anche l’estensione dell’incidente probatorio per le donne che hanno superato i sedici anni, perché  dover essere costrette a raccontare periodicamente in tribunale esperienze drammatiche rischia di essere troppo pesante per qualsiasi donna. Inoltre devono accelerarsi i tempi dei processi. Io non sono per la carcerazione preventiva, ma bisognerebbe accelerare i tempi dei processi  anche quando l’imputato non è in carcere”.

Altre cose da aggiustare?

“Una cosa che andrebbe cambiata sono le prassi diffuse nei pronto soccorso, dove si fa fatica a indicare con certezza nei referti che le ferite sono state prodotte da violenze; forse è dovuto al timore di ritorsioni, ma è una questione da affrontare”.

Come sostegno alle donne cosa ritiene andrebbe fatto da parte delle Istituzioni?

“Implementare i servizi offerti dalle case di accoglienza. Ora la “Casa per le donne” sarà temporaneamente accolta nei locali dell’ex asilo Filangieri. Poi andrebbe portata allo scoperto la questione del mondo del lavoro: in quest’ambito il fenomeno del ricatto e di violenze è diffusissimo, e con la crisi economica è aumentato”.

Cosa direbbe ad una donna che ha subito violenza?

“Le direi di ritrovare la stima in sé stessa, se l’ha perduta, le direi di non considerarsi corresponsabile.  Le consiglierei di denunciare e di cercare l’aiuto dei centri di accoglienza. E di parlare con altre donne, questo aiuta molto. E una volta uscite dal tunnel le inviterei a lottare perché questo non accada più a nessuna donna”.

Daniele Pallotta

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