La lotta delle donne in tempo di crisi

Intervista a Chiara Guida, responsabile del welfare del PRC Napoli

chiara-guidaCi parla di “femminismi” e welfare a Napoli Chiara Guida, trentenne operatrice di uno sportello antiviolenza e responsabile del welfare del PRC di Napoli. Chiara ha iniziato a fare politica all’ università “quando ho maturato la consapevolezza che le lotte studentesche esociali nonpotevano essere separate da quelle per i diritti delle donne”. Ancora oggi e più che mai, la politica deve fare i conti con i diritti delle donne.

Secondo te le donne a Napoli hanno raggiunto la "parità"?

Neanche lontanamente. Il nostro è un paese in profonda crisi, non solo economica, ma la crisi nel Sud è iniziata molto prima. E non c’è dubbio che  le prime a pagare questa crisi, qui, nel Mezzogiorno siano innanzitutto le donne. In questo senso, se parità è un termine che

dovrebbe corrispondere a parità di diritti e dignità fra uomo e donna nel privato come nel pubblico,  oggi la situazione è assolutamente in controtendenza: ci  troviamo a dover difendere con le unghie e con i denti diritti acquisiti grazie alla lotte delle donne, lotte che hanno determinato un avanzamento sociale rilevante, ma che oggi vengono messi in discussione. Si pensi ai tagli allo stato sociale che questa disparità l’aggravano e l’approfondiscono, e che, come denuncia una recente ricerca della Svimez, costringono tante donne altamente scolarizzare alla fuga.

Come consideri l'immagine della donna che trasmettono i media?

I media che fanno del corpo femminile un oggetto da esibire, usare, sedurre. Questo non significa che  le donne non debbano essere libere di disporre del proprio corpo, al contrario; ma quello che fa la differenza è la consapevolezza e l’autodeterminazione. In questo senso bisogna respingere la logica di mercificazione, di reificazione della donna che socializza un senso comune  fondamentalmente sessista.

Come è cambiato il modo di intendere i nuovi femminismi tra le giovani da quello delle femministe storiche?

Nella relazione tra  vecchi e nuovi femminismi il nodo da superare non sia più il rapporto generazionale tra donne: il protagonismo delle donne oggi si è trasformato in un protagonismo tout court politico che, senza perdere di vista il simbolico femminile, rafforza le battaglie e le vertenze che segnano l’attualità. Le donne che si battono in Val di Susa, come quelle di Chiaiano che sono in prima fila per difendere il proprio territorio, le promotrici dei comitati per l’acqua pubblica così come le tante giovani che quotidianamente e precariamente, e troppo spesso gratuitamente, si spendono nei centri antiviolenza, quelle che lottano contro le dimissioni in bianco, così come le blogger che hanno trasformato i nuovi linguaggi di comunicazione in altrettanti luoghi di battaglia politica: sono tutte esperienze che dalle lotte del femminismo storico attingono e al tempo stesso si distaccano.

Quali strumenti e servizi per la promozione e la difesa delle donne esistono a Napoli?

Il welfare a Napoli, ma direi intutto il Mezzogiorno, è assolutamente insufficiente, e questo determina cheil lavorodi cura, il ruolo sostitutivo del welfare sia ancora svolto dalla

famiglia, il che equivale a dire dalle donne. La crisi rischia di riproporre vecchi modelli, un vecchio ruolo della donna (casalinga, moglie e madre) che invece l’alto tasso di scolarizzazione raggiunto dalle donne meridionali dovrebbe consegnare senza rimpianti al passato.

Intanto i consultori, storici presidi di accoglienza, chiudono uno dopo l’altro così come i presidi sanitari e i centri antiviolenza, non sono mai riusciti a diventare strutture  permanenti ma, al contrario, riducono le attività e le affidano solo alle volontarie. Si aggiunga a questo che gli asili nido privati sono costosissimi e quelli pubblici possono coprire solo domande del tutto insufficienti rispetto alle necessità.

Quali sono le battaglie civili da compiere in nome delle donne?

Sono battaglie che riguardano tutti: sono le battaglie per il reddito, quelle contro la precarietà , contro la privatizzazione dei servizi  e per i beni comuni, per la partecipazione democratica e per

una riforma della politica. Questo significa che la battaglia delle donne hanno un valore politico generale e riguardano tutta la società nella sua interezza e non solo le donne.

Alessandra del Giudice

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