Due casi estremi: il Consolato Tunisino di Carriera, una propaggine della Tunisia in Italia, e il Consolato Marocchino Onorario, una rappresentanza commerciale

Essenziale per l’organizzazione e la gestione dei seggi elettorali per il recente voto espresso dai tunisini all’estero è stato il Consolato Tunisino a Napoli retto dal 2008 da Brahim Aouam, console di carriera per il Sud Italia (Centro Direzionale is. F/10). Il Consolato copre 5 regioni ed una popolazione di 15.000 tunisini, di cui 5.000 donne e 2.500 bambini; “si tratta di un’immigrazione giovane partita negli anni ’90, solo ora iniziamo ad avere una seconda generazione. I tunisini si occupano soprattutto del commercio libero e privato e dell’agricoltura, ma ci sono anche tunisini che lavorano illegalmente. L’immigrazione degli ultimi mesi è invece eccezionale perché determinata dalla rivoluzione, ora il popolo tunisino è impaziente di tornare alla legittimità. Ci auguriamo che il governo realizzi una costituzione simile a quella europea basata sul rispetto per i diritti dell’uomo e l’eliminazione di abusi e limitazioni della libertà”-spiega il Console. Le statistiche parlano di circa 20.000 profughi tunisini giunti a Lampedusa, di cui solo gli 11.000 arrivati tra gennaio ed aprile hanno ricevuto il permesso di soggiorno. “Si tratta di un fenomeno umano -continua Mr Brahim- noi cerchiamo di procurare sostegno morale e finanziario, ma i migranti sono tanti e ciò che impedisce l’integrazione è l’alto costo degli alloggi e la mancanza di lavoro”. Il Consolato Tunisino, oltre ad avere sportelli aperti al pubblico per il rilascio dei documenti, si occupa della promozione degli scambi economici: “l’Italia è seconda solo alla Francia per le relazioni commerciali conla Tunisiae c’è una volontà concreta di un avvicinamento politico ed economico. Il consolato organizza delle giornate di informazione per gli investimenti italiani in Tunisia che concernono soprattutto il tessile, l’alimentare, le confezioni, il cuoio, le scarpe e i servizi”.

Fuori al consolato attendono diversi giovani venuti a ritirare i documenti per il voto, la maggior parte senza permesso di soggiorno. Mohamed, 25 anni e una mini laurea in scienze fisiche, a Bari lavora da due anni a nero come scaricatore per una nota catena di abbigliamento europea. Amid, 28 anni lavora senza contratto in un ristorante dal 2009 ed è da 6 anni in Italia senza documenti. E’ chiaro che il consolato tunisino, così come qualsiasi consolato può fare poco di fronte alle storie di migrazioni segnate dall’ingiustizia e dallo sfruttamento.

Poco distante fisicamente dal Consolato tunisino, ma enormemente distante per la qualità dei servizi offerti alla popolazione (all’Isola G1 del Centro Direzionale), c’è la sede del Consolato del Marocco diretto da 20 anni dall’imprenditore Antonio Cirino Pomicino, che svolge una funzione prettamente commerciale. Il Console racconta volentieri la storia dei rapporti tra Italia e Marocco, le bellezze ambientali marocchine, le iniziative che promuovono il turismo in Marocco e gli interscambi commerciali tra i due paesi che vedono l’Italia importare: pesce, olio, arance e tessuti e impiantare attività siderurgiche in Marocco; mentre ammette chiaramente che “per i documenti se la vede l’ambasciata a Roma, piuttosto presenzio se c’è qualche morto”. Che l’impossibilità di ottenere dei documenti senza recarsi a Roma rappresenti un problema per la vasta percentuale di marocchini in Campania (al terzo posto dopo ucraini e rumeni), sembra secondario per questo console.

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