Senza Dimora: mai troppo poveri da non poter aiutare (Benedetta Ferone)

Benedetta-FeroneA ripararli dal freddo spesso c’è solo un cartone e l’aiuto di chi gli tende una coperta o un pasto caldo può salvargli la vita. Sono circa 1500 gli homless tra Napoli e provincia. Un numero in crescita. La crisi si è abbattuta come uno Tsunami investendo anche il destino di persone che prima vivevano condizioni di stabilità. Un licenziamento o una separazione possono rendere impossibile garantirsi un tetto sotto cui stare. E’ Benedetta Ferone della Comunità di Sant’Egidio a raccontare in sintesi il 2011 per i senza dimora, lanciando un appello: “Non si è mai troppo poveri per non potere aiutare gli altri”.

Il 2011 è stato l’anno della crisi. Di una crescita drammatica della povertà . Il numero dei senza dimora in città è cresciuto tantissimo. Anche se è difficile quantificare con un dato preciso, sono all’incirca 1500 le persone che vivono in strada tra Napoli e provincia . Se però si allarga la categoria a tutti coloro che vivono in luoghi impropri, il numero sale a diverse migliaia di persone. Si tratta di un mondo estremamente composito: italiani e stranieri, anziani e giovani, uomini e donne, ragazze madri, nuclei familiari, malati psichici, persone con dipendenze da alcol o droga. Rispetto al passato però la situazione è peggiorata. Ai tanti senza dimora che vivevano da anni in una condizione di marginalità se ne sono aggiunti di nuovi: persone che a causa di un improvviso licenziamento, o di una separazione familiare si sono trovati nella condizione di non poter pagare più un affitto e tra queste è cresciuto in modo allarmante il numero di donne.  Ma anche anziani la cui pensione è diventata improvvisamente insufficiente a garantire un tetto sotto cui dormire. I casi più dolorosi riguardano tantissime persone che si ritrovano sul marciapiede dopo essere state dimesse da gli ospedali. Ne abbiamo incontrati tanti di malati, alcuni anche terminali che non hanno una famiglia che se ne prenda cura. Le strutture di accoglienza sono importantissime, salvano letteralmente la vita a tanti. Il dormitorio comunale, e le altre due strutture cittadine a bassa soglia, in tutto offrono solo 300 posti: davvero troppo pochi.

Il 2012 per noi è già domani.

Non c’è tempo da perdere. Sono proprio i mesi invernali il periodo più critico, un aiuto serve soprattutto adesso. Per fortuna stiamo registrando proprio in questi giorni segnali importanti. Tante persone aderiscono a iniziative di solidarietà per dare conforto ai senza dimora: associazioni, parrocchie, volontari. La distribuzione di pasti caldi e di coperte può salvare delle vite. Questo tipo d’aiuto resta fondamentale. Così come quello svolto dalle mense per poveri. Sono lo specchio di quanto la povertà stia crescendo. Ma se da una parte si osservano file sempre più lunghe di persone in attesa di un pasto, dall’altro si può riscontrare quanta gente si renda disponibile per dare una mano. Gli homeless accampati in strada disturbano il decoro cittadino? Assolutamente no, il decoro cittadino va legittimamente ricercato ma non ha nulla a che fare con la povertà. Chi non ha nulla non può dissimulare la sua condizione ed è un dovere prestare assistenza.

Parola Chiave

Nessuno è troppo povero per non potere aiutare chi è in difficoltà. Più che una singola parola è un motto che esprime un dovere di solidarietà. E non è solo retorica. Durante le feste natalizie, in occasione dei pranzi organizzati da noi per i poveri, sono stati proprio immigrati in difficoltà, i primi a rimboccarsi le maniche: un esempio da seguire.

L.R.

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