Carceri: il fallimento della pena (Riccardo Polidoro)

Riccardo-PolidoroL’Avvocato Riccardo Polidoro, Presidente dell’Associazione Onlus “Il carcere Possibile” nata nel 2003 come progetto della Camera Penale di Napoli. Il Carcere Possibile persegue il fine della solidarietà sociale, civile e culturale nei confronti della popolazione detenuta, nel rispetto dei principi sanciti dall’art. 27: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”; “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”; nonché nel rispetto delle norme dell’Ordinamento Penitenziario.

2011: in attesa di giudizio

La situazione dei carcerati campani è gravissima come nel resto d’Italia dove i detenuti sono circa 70.000 al fronte di  una capienza delle carceri che è di 44.500 posti. Il 40% dei detenuti sono in attesa di giudizio. C’è 1 decesso ogni 2 giorni e un suicidio ogni 5. Nel 2011 ci sono stati infatti 182 decessi e 65 suicidi. La media delle morti è rimasta costante rispetto al 2010, ma è in aumento rispetto al passato. In Campania sono circa 7.000 i detenuti suddivisi su 17 istituti. In Campania c’è l’eccellenza di S. Angelo dei Lombardi, dove i detenuti producono vino e miele, ma il linea di massima nelle carceri non ci sono programmi di rieducazione. La situazione più drammatica è quella di Poggioreale dove c’è posto per 1300 detenuti e ce ne sono 2800. La struttura è fatiscente e la situazione igienico sanitaria pessima con letti a castello a 4-5 piani e 15 persone nella stessa cella. I carcerati hanno 1 ora d’aria la mattina e 1 il pomeriggio in spazi col cemento. Su 2800 persone solo 50 sono impegnate in qualche attività laboratoriale.

Un detenuto costa allo Stato 300-400 mila euro all’anno, ma l’80% di questa cifra risorse è utilizzata per le strutture e il personale, mentre vengono spesi 3,97 euro a testa al giorno per gli alimenti e solo 11 centesimi per la rieducazione. In media un c’è un operatore ogni 900 detenuti, ma poi vengono spesi fondi per le auto di grossa cilindrata dei dirigenti.

Nel gennaio 2010 il Consiglio dei Ministri dichiarò lo stato di emergenza per le carceri, prorogato nel 2011 e a inizio dicembre prorogato ulteriormente per il 2012. Si parlò di 4 pilastri: edilizia penitenziaria, assunzione di 2000 agenti, messa alla prova nel processo penale (che attualmente esiste solo per i minori) e legge svuota carceri. Sono stati semplicemente allargati padiglioni di vecchie carceri sottraendo spazio ai detenuti, gli agenti non sono stati assunti, la messa alla prova non è stata attuata, mentre la “svuota carceri” che doveva far uscire 10.000 detenuti ne ha fatti uscire solo 3.000.

Secondo il beneficio della liberazione anticipata il detenuto che partecipa ad un programma di riabilitazione può scontare 3 mesi in meno ogni anno, ma poiché i programmi non si fanno, la prassi prevede che il detenuto che non incorra in rapporti negativi riceva comunque il beneficio. Perciò nonostante la situazione gravissima le proteste sono rarissime. 

Prospettive e cambiamento 2012

Il Ministro della Giustizia, Paola Severino, ha colto la strada da seguire per cambiare la situazione delle carceri. Il Disegno di Legge proposto dal Ministro interviene su quattro materie: depenalizzazione di alcuni reati; sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili; sospensione del procedimento con messa alla prova; pene detentive non carcerarie e introducela Cartadei diritti e dei doveri dei detenuti e degli internati. Si tratta di provvedimenti che vanno nel senso della riabilitazione e di una pena che rispetti i diritti dei carcerati, ma bisogna vedere se saranno messe a disposizione le risorse necessarie.

L’amministrazione penitenziaria in Campania fa degli sforzi enormi rispetto alle risorse economiche e di personale, ma dovrebbe essere più trasparente e denunciare le carenze del sistema.

Considerando le risorse sempre più limitate l’unica strada percorribile è l’autofinanziamento: il direttore del carcere deve impiegare i detenuti in attività che li formino creando cooperative sociali i cui proventi vadano in parte ai detenuti, in parte reinvestiti nel carcere.

La parola chiave: riabilitazione

Una pena certa e giusta. Oggi la pena è incerta e ingiusta. Al primo posto metterei quindi riabilitazione, maggiori risorse e misure alternative (affidamento ai servizi sociali, arresto domiciliare, controllo a distanza con gps).

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