Cultura: un forum partito male (Adolfo Scotto di Luzio)

Adolfo-Scotto-di-LuzioAdolfo Scotto di Luzio. Storico e saggista, nato a Pozzuoli, insegna all' Università di Bergamo. I suoi libri e articoli su Napoli  hanno suscitato un intenso dibattito. E le sue posizioni sul futuro culturale della città restano amarissime

2011: crisi di idee

La cosa più rilevante mi sembra essere l'elezione del nuovo sindaco. Per molte ragioni. Innanzitutto la grande attesa scaricata su questo appuntamento politico. Era chiaro a tutti che si trattava di un passaggio importante per la città. Dopo diciotto anni di governo del centro sinistra, e dopo il lungo logoramento di quella esperienza, la richiesta di cambiamento era elevatissima. Ora proprio su questo terreno si può toccare la crisi di Napoli, come crisi della coscienza della città. Le elezioni sono state un disastro e non mi riferisco all'esito, sul quale le mie posizioni sono note e pubbliche e non meritano in questa occasione di essere ribadite. Conta il modo in cui il processo politico delle amministrative si è compiuto (...) Su entrambi i fronti la città rivela un deficit di funzioni direttive superiori, di classe dirigente, che mi sembra essere la vera cifra della crisi napoletana. Una città che non ha letteralmente a disposizione una classe dirigente cui affidare innanzitutto il pensiero di una rifondazione. Per il resto Napoli resta l'eterna Napoli, con una intatta capacità di richiamo universale. Una città mondo che custodisce intatto il suo potenziale simbolico. Mi sembra questo il significato di due film che ne restituiscono la potente dimensione metaforica: la città ventre di Paola Randi di Into Paradiso, ela Passionedi Turturro. La città universale paga il prezzo di questa condizione sul piano della razionalità politica.

2012: poche speranze

Il 2012 è un anno che lascia poche speranze. In un quadro generale già molto compromesso, l'unico vero evento in preparazione e cioè il Forum internazionale delle Culture si annuncia piuttosto grigiolino. Ma soprattutto che cosa sarà? Nessuno lo sa e nessuno sembra voglia saperlo. La scelta di affidarne la presidenza ad una figura intellettuale di scarso rilievo come Roberto Vecchioni è senza senso e mortifica la storia di Napoli, con la quale il cantautore milanese (ancorché figlio di napoletani) non ha nessun legame significativo. Insomma il Forum non sarà l'occasione per ripensare l'identità della città, come pure sarebbe urgente. Nessuno dei progetti per Napoli sembra poter essere realizzato in questo contesto: che ne è del water front, di bagnoli, del centro storico? e poi l' economia della città su cosa si deve reggere? Tutte le grandi questioni dei venti anni che ci stanno alle spalle sono rimaste inevase. Le novita della Fiat di Pomigliano restano senza un'adeguata rappresentazione e le posizioni oscillano tra il sollievo per l'ultima fabbrica superstite che ha ripreso la produzione e i picchetti della fiom. Ma una discussione pubblica sul destino industriale della città, se gliene resta uno, non si apre. Tutto ciò spetterebbe alla politica, ma a Napoli la politica dove sta?

La parola chiave

Napoli e in generale il Sud hanno reagito all'oggettiva subordinazione politica di questi anni con un atteggiamento culturale improntato al vittimismo e al passatismo. Una cultura completamente ripiegata su se stessa, inacidita e rancorosa, pronta a rimpiangere il tempo che fu, la sua dolcezza e la sua prosperità. Queste posizioni culturali diffuse vanno sbaragliate. Le parole chiave del nuovo anno non possono che essere modernizzazione, efficienza e qualità dei servizi pubblici, legalità.

R. R. F.

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