La soglia labile dei senza casa

senza-dimoraNapoli è la città in cui il fenomeno della povertà estrema è così forte e radicato, che, per alcune sue caratteristiche, potrebbe diventare “un modello” per l’Italia. Cerchiamo di capire perché e quali servizi sono a disposizione dei senza dimora a partire dalla mappatura realizzata dai giovani del Servizio Civile.

Alessandra del Giudice


Senza Dimora a Napoli: il quadro generale

I dati del Rapporto 2014 della Caritas italiana sulla povertà e l’esclusione sociale rilevano come l’innalzamento dell’età pensionabile e il mancato adeguamento di sei milioni di pensioni ai cambiamenti del costo della vita, abbiano avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane.
Questa situazione assume connotati ancora più drammatici perché si verifica  in un periodo in cui i giovani trovano con difficoltà lavoro e sono in gran numero disoccupati (fra i sette Paesi analizzati dal rapporto l’Italia ha la percentuale più alta di Neet, giovani che né studiano né cercano lavoro), facendo quindi diventare il contributo dei pensionati ai redditi familiari ancora più importante. Dall’indagine emerge che la povertà è un esito sempre più frequente della rottura dei rapporti coniugali: il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere all’acquisto dei beni di prima necessità. Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la gran parte è di nazionalità italiana (85,3%).
In questo quadro generale, Napoli è la città in cui il fenomeno della povertà estrema è così forte e radicato, che, per alcune sue caratteristiche, potrebbe diventare “un modello” per l’Italia. Lo sostengono la sociologa Enrica Morlicchio e l’operatore sociale Andrea Morniroli  parlando di una “zona grigia” della vulnerabilità sociale che si va allargando sempre di più: non veri e propri poveri, ma persone che hanno problemi di sopravvivenza, che possono andare ad aumentare lo zoccolo duro della povertà in assenza di sostegni adeguati. Gli studiosi analizzano le dinamiche della povertà e della vulnerabilità sociale a Napoli, mettendole a paradigma di ciò che accade anche nel resto d’Italia. Secondo lo studio, in Campania la povertà estrema è tre volte superiore alla media nazionale. Alla povertà estrema bisogna aggiungere poi quella relativa, o invisibile, fatta di persone apparentemente normali che incontriamo ogni giorno, come padri separati, gente che ha perso il lavoro, madri adolescenti, che sono scivolate nel disagio all’improvviso e che non hanno gli strumenti per affrontare la situazione. Ecco che la nozione classica di senza dimora inteso come colui o colei che versano in uno stato di deprivazione tale da non potersi garantire la sopravvivenza si amplia soprattutto se guardiamo il fenomeno dal punto di vista della risoluzione della problematica centrale ovvero la “dimora”. A non potersi permettere più un tetto non sono solo gli indigenti, nell’immaginario comune intesi come clochard che hanno “scelto” la strada, ma tutti coloro che in un momento particolare della propria vita non possono più permettersi di soddisfare i bisogni primari: dunque cibarsi adeguatamente, avere una casa, mantenere una famiglia, far fronte ai problemi di salute. Pertanto nel capoluogo campano il numero dei senza dimora è in crescita, assumendo connotazioni notevolmente diverse rispetto al recente passato. Il profondo mutamento è correlato ai fenomeni migratori e alle nuove povertà delle classi medie  il cosiddetto fenomeno dei "lavoratori poveri". La situazione di senza dimora napoletani si rivela sempre più agganciata all’interazione tra povertà e crisi dei tre sistemi di risorse di base: le reti familiari, il mercato del lavoro e il sistema di welfare. È difficile quantificare il numero dei “senza dimora” presenti sul territorio cittadino perché il fenomeno è soggetto a fluttuazioni di tipo stagionale. Secondo la stima attendibile della Comunità di Sant’Egidio , sono tra i 1200 e i 1500 tra Napoli e Provincia. La Comunità ha intercettato oltre 850 senza dimora a Napoli, con un aumento del 120% rispetto al 2008. L’86% è costituito da stranieri e il 14% italiani; per il 92% uomini e per l’8% donne. C’è un aumento di uomini e stranieri (rispetto al 2008); aumento dei giovani, compresi tra i 18 e i 34 anni. Il problema principale è la disoccupazione, cioè la mancanza o la perdita di lavoro, nel 70% dei casi; l’alcolismo e tossicodipendenza affliggono oltre il 40% dei senza dimora in città. In aumento anche le famiglie e gli anziani soli a rischio, che mangiano alle mense e prendono il pasto alle distribuzioni, e che potrebbero essere i senza dimora di domani.

Per quanto riguarda i migranti, provengono soprattutto da est Europa, Maghreb, Africa Sub Sahariana, Sri Lanka. Sono quasi tutti uomini, anche molto giovani (il 66% ha tra i 19 e i 34 anni), e trovano riparo nei pressi di stazioni e metropolitane, porticati, gallerie, giardinetti, edifici fatiscenti. Gli ultimi dati della Comunità di Sant’Egidio raccontano di un popolo che si sposta sempre più dall’area metropolitane alla periferia, finendo in strada per disoccupazione (78%), alcolismo (10%), tossicodipendenza (4%), malattia mentale (2,2%) perdita casa (1,2%).
Il Comune di Napoli ha implementato un articolato sistema di azioni e servizi volti a fornire strumenti idonei per fronteggiare i bisogni sociali di tipo emergenziale, a connettere in rete le risorse pubbliche e del privato sociale esistenti sul territorio ed a ricollegare funzionalmente le misure di pronto intervento con i percorsi di inclusione sociale rivolti ad immigrati ed autoctoni, con percorsi di re-inserimento sociale e lavorativo per consumatori di sostanze stupefacenti e di alcool dipendenti attraverso progetti individualizzati

Attualmente il sistema di offerta relativo ai sd legato al Comune di Napoli si può così sintetizzare:

1) La Centrale operativa sociale della Rete di Emergenza sociale è attiva 24 h e svolge funzioni di:

a) Front-office telefonico con attività di informazione ed orientamento al cittadino nell'accesso ai servizi offerti dal Comune di Napoli (assegni sociali, contrassegno H, rimborso Tarsu) e alle rete delle risorse attive sul territori nell'ambito delle politiche sociali.

b) Gestione delle emergenze sociali: la centrale interviene su segnalazione per affrontare emergenze di carattere sociale che si possono verificare sul territorio cittadino, attivando risorse istituzionali del privato sociale e rete informale per fornire risposte adeguate a persone senza fissa dimora e/o persone in difficoltà.

c) Telesoccorso a sostegno

2) Centro di Prima Accoglienza: è una struttura del Comune di Napoli che in primo luogo realizza attività di accoglienza, come il riparo notturno, l'alimentazione e la fornitura di beni di prima necessità, alle persone SFD, in secondo luogo, consente di avviare una fase di primo “aggancio” per effettuare poi una eventuale presa in carico per percorsi di accompagnamento e di reinserimento sociale. Si tratta di una struttura di bassa soglia e permanenza. I posti disponibili sono 110 dei quali 18 sono destinati alle emergenze.

3) Chiesetta di “Santa Maria la Palma”, a cura della Fondazione Massimo Leone, sono attivi laboratori ed accompagnamento psicologico.

4) Il Binario della Solidarietà, che offre spazi, opportunità e servizi diurni a circa 400 persone, è soprattutto un luogo dove le persone SFD possono ritrovarsi e trovare operatori e volontari che li aiutino. E' una struttura di accoglienza diurna a bassa soglia, ha una capienza di 70 posti destinati ai senza dimora multiproblematici e con possibili comorbilità (disagio mentale, dipendenze). All'interno della struttura si realizzano attività di consulenza, orientamento, laboratori di artigianato, gruppi di animazione, con l'obiettivo di un possibile reinserimento o, comunque, di sollecitazione motivazionale alla socializzazione.

5) L’Istituto S. Antonio La Palma offre altri 60 posti di accoglienza notturna oltre al servizio di Help Center attivo presso i box concessi da Grandi Stazioni all’interno della Stazione ferroviaria di Napoli, all’altezza del binario 2;

6) Il Centro La Tenda ogni sera accoglie circa 80 persone.

7) Casa Gaia è un centro di seconda accoglienza per permettere ai SFD già inseriti in un percorso di recupero di sperimentare una convivenza di tipo familiare. La struttura ospita 10/12 persone ;

8) Unità Mobile di Pronto Intervento Sociale: opera su tutto il territorio metropolitano con un camper attrezzato con l’impiego di 8 operatori professionali in continuo collegamento con il privato sociale e l’Amministrazione Comunale di Napoli a tutela delle persone sd.

9) Centro di Coordinamento “ Salvatore Buglione”, gestito dalla cooperativa “Il Camper” offre consulenza legale, psicologica e sanitaria. Vuole essere luogo di riferimento per i SFD (cittadini italiani, napoletani , cittadini comunitari ed extracomunitari). Inoltre, viene garantito anche un servizio di Drop-in Via Pavia.

10) Ufficio centrale di raccordo delle attività per le tossicodipendenze e Centro Ascolto ed Orientamento disagio giovanile e tossicodipendenze, curano attività progettuali di prevenzione, riduzione del danno e reinserimento persone dipendenti da sostanze psicotrope;

11) Contributi economici per i cittadini in stato di grave disagio economico per contingenze straordinarie (malattia, interventi chirurgici ...).

12) Sportello Segretariato Sociale : garantisce informazioni di carattere generale sugli interventi attivati dal Servizio Politiche di Inclusione Sociale e attua azioni di filtro e accompagnamento della persona in difficoltà verso gli uffici preposti all'erogazione delle prestazioni e dei servizi.

13) Ufficio immigrati: cura le progettualità in favore degli immigrati extracomunitari e

rifugiati politici , in particolare Centri di Mediazione culturali e sportelli dedicati;

 


L’esperienza dei volontari del Servizio Civile per “Strada Facendo” 

Dieci dormitori, 3 sportelli di assistenza legale, 8 di assistenza psicologica, 6 di orientamento, 2 esperienze di housing sociale, 14 ambulatori per l’assistenza sanitaria, 13 punti doccia, 21 gruppi che distribuiscono pasti in strada, 17 mense. Questi i servizi mappati dai ragazzi del Servizio Civile Internazionale impiegati dal Comune di Napoli nel progetto “Strada Facendo”.
Orientare gli interventi e a mettere in rete le risorse disponibili, questi gli scopi del progetto dell’assessorato al Welfare e Politiche dell'Immigrazione del Comune di Napoli cui stanno collaborando circa 40 ragazzi che fanno capo al Servizio Civile. Sette di loro: Antonio Rossi, Marco Mirabile, Concetta Esposito, Benigno Pizzuto, Carmela Di Ruocco, Maria Zazzaro e Carmen Di Napoli, si sono occupati di realizzare una banca dati unica dei servizi per i s.d. disponibili sul territorio napoletano.

Il lavoro dei volontari è partito ad aprile con la mappatura delle strutture presenti nelle varie municipalità e la raccolta, previo questionario compilato dagli operatori, di dati qualitativi e quantitativi sull’utenza e l’efficacia dei servizi per s.d., dati che saranno poi analizzati e incrociati nei prossimi mesi. Nel questionario sono state utilizzate le macro-categorie: stranieri-italiani e le classi di età: 18-34/ 35-65/ oltre i 65. E’ risultato che il senza casa “tipo” è un uomo italiano e ha circa 40 anni, ci sono anche molti stranieri, ma gli operatori dei servizi difficilmente hanno voluto dichiarare la loro nazionalità per rispetto della privacy. I volontari del Servizio Civile sono partiti dalla guida Dove che la Comunità di Sant’Egidio pubblica da oltre 20 anni, da 8 su Napoli,  per fornire ai senza dimora gli indirizzi utili per lavarsi, vestirsi, mangiare. Grazie ai suggerimenti degli operatori e talvolta degli stessi s.d. si è scoperto che alcuni servizi presenti nella guida Dove non erano attivi per mancanza di fondi, mentre altri non erano stati censiti poiché nati negli ultimi mesi.
“Molti servizi ci hanno risposto che per mancanza di risorse non possono erogare più le stesse prestazioni di qualche anno fa. Più della metà di quelli che abbiamo mappato sono legati direttamente o indirettamente a gruppi religiosi- molto attive le Caritas diocesane-, e anche quando non fanno parte di ordini religiosi, i gruppi si appoggiano agli spazi della comunità parrocchiale e si autotassano pur aiutare il prossimo. Spesso i volontari più attivi o i dirigenti dei servizi, come i responsabili della Caritas o della Fondazione Massimo Leone, sono professionisti in pensione che hanno più tempo e risorse economiche: molti progetti si reggono grazie al loro entusiasmo. Tuttavia mancano i fondi per pagare operatori specializzati da impiegare nei servizi per senza dimora e i giovani, spesso precari, non hanno modo e tempo per svolgere un volontariato quotidiano”, spiega Antonio Rossi.
Ogni settimana i volontari distribuiscono oltre 1000 pasti e incontrano oltre 800 homeless, offrendo loro non solo risposte a un bene primario (in ogni cestino c’è pasta, panino, bottiglia d’acqua, frutta, dolce, una bibita calda, coperte, vestiti, scarpe), ma anche ascolto e accompagnamento. In tempi normali in città sono attive ben 17 mense per i poveri, distribuite su tutto il territorio cittadino.
Mentre un problema essenziale resta quello della scarsità di posti letto: oltre al Centro di Prima Accoglienza (ex dormitorio) e alla struttura La Tenda che ha 125 posti e al centro di accoglienza per migranti gestito dalla Less che offre 16 posti per l’emergenza, ci sono servizi nati più recentemente come Alisei che ha sviluppato un servizio di housing sociale. A queste strutture si vanno ad affiancare esperienze come quella di casa Giovanna Antida che offre accoglienza alle donne vittime di violenza e l’appartamento condiviso casa Gaia. Nata da pochi mesi casa Crescenza, accanto a La Tenda, offre 32 posti letto per senza dimora con patologie, anche mentali, che necessitano un accompagnamento sanitario, questa opportunità per degenti va a sommarsi ai posti letto per convalescenti delle suore missionarie della Carità.
Si stanno moltiplicando i poliambulatori con tariffe agevolate per i poveri sull’esempio del servizio di odontoiatria sociale di porta Nolana dove per 57 euro si ha dà diritto a 8 prestazioni, ticket che le associazioni utilizzano per curare più senza dimora, ma di cui si avvalgono anche famiglie numerose e lavoratori precari.
C’è una mobilitazione della rete per i bisogni essenziali, “si vuole restituire la dignità alle persone- spiega Marco Mirabile -. Penso alla Caritas che ha provveduto al trasporto in patria e al funerale del marito di una donna ucraina. Ci sono poi servizi come il barbiere o l’estetista, ma sono rari e andrebbero moltiplicati poiché consentono di ridare con un’immagine piacevole di se, sicurezza ai s.d., importante fattore di supporto nel percorso del reinserimento socio-lavorativo”. Ma è proprio quest’ultimo il punto dolente secondo Marco: “Mancano a Napoli quasi del tutto progetti finalizzati al recupero delle relazioni sociali e percorsi di reinserimento lavorativo: la maggior parte dei servizi sono di assistenza e non creano emancipazione. Poche le realtà che organizzano laboratori creativi e formativi, come la Fondazione Massimo Leone o il Binario della Solidarietà”.

L’incontro: un’esperienza unica. “Ci siamo resi conto che c’è una labile e sottile differenza tra poveri e senza dimora”- racconta la volontaria del servizio civile Amelia Scognamiglio, che sta spendendo il suo anno di lavoro accanto ai senza dimora. Un’esperienza unica per lei e per gli altri che hanno scelto questa opportunità. “Gli italiani senza casa- continua Amelia- spesso sono vittime dello sradicamento dalla realtà familiare e si vergognano della loro condizione: in mensa si preparano il cestino e vanno via. Ricordo un signore di Genova fuggito dalla sua città dopo la morte della figlia investita da un’auto, mi ha detto che se fosse rimasto avrebbe avuto la tentazione di uccidere l’uomo che aveva ucciso la figlia”.
Anche Carmen Pizzano sta svolgendo per conto del Comune di Napoli il suo servizio civile nelle strutture per senza dimora presenti sul territorio, ed è rimasta colpita da un uomo di 50 anni che dalla Romania “era partito dall’Italia come per la “terra santa”. “Nel suo paese si è laureato in veterinaria, ma giunto in Italia- ricorda Carmen- si è trovato a fare il muratore a nero poiché per convalidare il suo titolo di studi avrebbe dovuto studiare altri 2 anni, ma non aveva i soldi per pagare l’Università. Si è poi fatto male lavorando e ha rischiato di perdere entrambe le gambe per la cancrena. Non vedeva i figli da 4 anni e non li sentiva da 3 mesi, così noi volontari abbiamo fatto una coletta per regalargli una carta telefonica di 5 euro. Era emozionatissimo quando ha sentito la sua famiglia e noi sismo stati felici di donargli il sorriso per una spesa che a noi è costata quanto un pacchetto di sigarette”.
Carmela Di Ruocco, che, oltre che della mappatura dei servizi, si sta occupando di accompagnare i s.d. ai servizi del territorio chiarisce: “la maggior parte dei senza dimora hanno resistenze a raccontarsi, alcuni mandano dei segnali ma devi sapere tu come coglierli e interagire, farlo con delicatezza, senza essere invasivo. Sono rimasta molto colpita da una donna serba che ha perso tutta la famiglia in guerra. Viveva a Castelvolturno con 60 cani, ma qualcuno che voleva cacciarla di casa, ha appiccato il fuoco uccidendo gli animali. Lei si è salvata per miracolo, ma è rimasta ustionata”.

AdG

 


 

Intervista al direttore del CPA Luigi del Prato 

Il Centro di Prima Accoglienza del Comune di Napoli è un esempio positivo di come i senza dimora possono essere accompagnati nel reinserimento sociale. Ma la struttura accoglie sempre più anche pensionati, sofferenti psichici e disoccupati per la carenza di progetti specifici che si prendano cura di loro. Ne parliamo con Luigi del Prato, responsabile del CPA.

Il CPA riesce a soddisfare il bisogno di posti letto per i senza dimora?

Nel dormitorio ci sono a disposizione 92 posti letto legati alla presa in carico, attualmente occupati da 77 uomini e 15 donne, più 19 in emergenza sociale ovvero disponibili per permanenze molto brevi, al massimo di 15 giorni che servono per mettere a disposizione un tetto in particolari momenti di difficoltà. Ci sono un’ottantina di persone in lista, con un’attesa media di 6 mesi: ora stiamo chiamando le persone iscritte a novembre 2013. Il Centro non è solo un dormitorio: ogni persona è un caso a se e ha bisogno di un lavoro personale individualizzato. In questo senso agiamo in sinergia con altri servizi, ad esempio sia per i tossico dipendenti che per la malattia mentale, costruiamo un percorso in rete con i servizi e la permanenza è finalizzata o al recupero dalla sostanza o a intraprendere una terapia con il supporto del servizio di igiene mentale. E’ qualche anno inoltre che Davide Iodice sta tenendo un laboratorio di teatro con i nostri ospiti: un’esperienza per loro e per noi meravigliosa.

Il fenomeno dei senza dimora presenta caratteristiche nuove?

Il cambiamento dell’utenza sta avvenendo negli ultimi 5 anni ed è relativo essenzialmente a due fattori: l’abbassamento dell’età e la diversificazione delle tipologie dei senza casa. Prima accoglievamo solo ed esclusivamente anziani tra i 55 e i 60 anni che non riuscivano a reinserirsi nel mondo del lavoro e si trovavano in condizione di indigenza economica. Oggi si perde il lavoro anche a 30, 40 anni ed è difficile trovarne uno nuovo. A chi ha perso il lavoro si aggiungono i tossicodipendenti cronici, aumentati tantissimo negli ultimi anni, spesso quarantenni che fanno uso di stupefacenti da vent’anni e che per questo hanno difficoltà a reinserirsi. Insieme a quella da droga e alcol, un’altra dipendenza in aumento è quella dal gioco: da noi ci sono persone che hanno perso diverse proprietà per il gioco. Queste problematiche sono associate generalmente a rapporti familiari conflittuali, a fragilità psicologiche o alla mancanza di una rete sociale di riferimento. Abbiamo una presenza cospicua di uomini separati o che hanno vissuto con i genitori fino in età avanzata senza aver provveduto alla propria autonomia e morti i genitori si sono trovati senza sostegno. Poi ci sono le persone con problematiche mentali: poiché le Asl sono in crisi e le residenze sanitarie assistite sono piene, spesso le accogliamo noi. Ospitiamo anche qualche coppia vittima della crisi e un buon 20% di pensionati.

I pensionati nel dormitorio pubblico?

Dovremmo ospitare chi non ha nulla, secondo il regolamento che stabilisce la fascia d’età 18-65 anni, ma stiamo dando accoglienza a persone che hanno le pensioni sociali o di invalidità civile e che tuttavia non riescono a sopravvivere. Il punto è che avrebbero bisogno di un tipo di risposta diverso che manca. L’unico ospizio comunale è il Signoriello a Secondigliano che può ospitare solo 14 persone, L’Ospizio Marino di Posillipo sarà chiuso a breve perché non rispetta le normative e va ristrutturato, mentre le strutture convenzionate con i comuni sono sature o non accettano anziani napoletani perché il Comune è ancora indietro con i pagamenti delle rette (negli ospizi gli ospiti intervengono con i 2/3 della propria pensione, mentre ciò che resta della retta mensile-circa 900 euro è a carico del comune di provenienza). O li dovremmo mandare per strada o loro dovrebbero trovare un’alternativa per vivere con 400 euro al mese pagando alloggio, cibo e utenze. Ma oggi è quasi impossibile.

Avete anche ospiti molto giovani?

Abbiamo ospitato anche giovani tra i 18 e i 30 anni, mentre tra i 30 e i 40 anni attualmente abbiamo sei persone, la maggior parte con problemi di conflittualità familiare molto forti, ma anche di abusi. Più sono giovani le persone più tendiamo a tenerle il minor tempo possibile da noi onde evitare la cronicizzazione delle loro problematiche: cerchiamo di restaurare le relazioni familiari quando possibile e di ricostruire la volontà e gli strumenti per uscire fuori dalla situazione di stasi. Inizialmente proviamo a capire quanto i traumi personali abbiano inciso sulla loro esistenza e agiamo di conseguenza con il sostegno di psicologi. 

Quali possono essere le soluzioni alla carenza di posti per i nuovi poveri? 

Recentemente abbiamo partecipato ad un convegno organizzato dalla Fondazione Massimo Leone, dove si caldeggiava l’ipotesi di mini alloggi con il sostegno di fondazioni private. Per gli anziani, un’alternativa alla casa di riposo, potrebbe essere che l’amministrazione desse un piccolo contributo, come contributo al fitto, a chi non riesce a pagare l’alloggio sulla scorta del vecchio “reddito minimo di inserimento”. Una soluzione per persone non ancora pensionate potrebbe essere quella del co-housing, ma la convivenza già è difficile per le persone equilibrate, figuriamoci per chi è border line e soffre di piccoli o grandi disturbi psicologici.
Un problema fondamentale resta il lavoro, nel CPA stiamo pensando a idee nuove: purtroppo non sembra realizzabile il progetto ormai storico di una lavanderia sociale gestita dagli ospiti del dormitorio, ma stiamo valutando di creare un gruppo per la manutenzione del CPA così da abbassare le spese di gestione e dare una spinta iniziale pe rimettersi in gioco a persone momentaneamente arenate.

Quali sono gli altri problemi che affliggono la vita già complessa di un senza casa?

Sicuramente un problema grave è quello dei costi della Sanità. Basti pensare che la maggior parte dei nostri ospiti paga il ticket poiché rientra nella fascia E02. Infatti riceve l’esenzione totale solo chi ha subito un licenziamento, mentre chi ha reddito zero, sebbene non abbia mai lavorato o sia disoccupato da anni, ha diritto solo all’esenzione parziale E010 ovvero paga i diritti della ricetta tra i 3 e i 5 euro e alcuni farmaci e prestazioni.
Inoltre la maggior parte dei farmaci psichiatrici e diabetici sono a pagamento. Se la persona è in carico ad un centro di igiene mentale può seguire gratuitamente un “lit”, piano individuale terapeutico, ma chi, forse proprio a causa dell’instabilità mentale, non si reca mensilmente dal medico per farsi riscrivere i farmaci gratuiti, è costretto a pagarli. Grandi difficoltà nell’accesso alle cure vengono vissute dagli ospiti comunitari perché scontano il mancato accordo tra l’assistenza sanitaria italiana e quella degli altri paesi poiché questi non rimborsano i ticket all’Italia. E ancora, i cittadini extra europei senza permesso di soggiorno possono chiedere la tessera “stp” usufruendo soltanto di servizi sanitari di emergenza.

AdG 

 


Speciale: Le mappe dei servizi per persone senza dimora

 

 

 

 

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