Alla ricerca della bellezza: una mostra nel campo rom di Secondigliano

L’appuntamento è l’8 marzo 2013 per scoprire un progetto che coniuga l’arte e l’incontro.

campo-rom-Luciano-FerraraI rom, sconosciuti ai più, relegati nei campi, la loro identità è definita dagli altri più che da se stessi, troppo spesso all’insegna degli stereotipi. Un progetto realizzato nel campo comunale di Secondigliano, li coinvolge in prima persona e rivela che si può trovare la bellezza anche in uno dei luoghi più lontani e degradati della città. L’8 marzo, la prima mostra artistica realizzata in un campo rom mostrerà a tutti come è possibile.

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L’artefice del progetto innovativo è il pittore Bruno Fermariello, “artista-maieuta”, che ha già diretto due laboratori nell’istituto penale minorile di Nisida scoprendo nelle ragazze rom una particolare predisposizione all’arte. Dopo le mostre “Gilgamesh” e “Carmen”  ha deciso di andare alla ricerca del peculiare “segno magico” nel campo rom di Secondigliano dove, con il supporto dell’Opera Nomadi, tiene un laboratorio sotto un tendone appositamente montato nella “piazza” del campo. Il progetto verrà presentato ufficialmente alla cittadinanza l’8 marzo 2013, per la festa della donna, con una festa-esposizione in cui sui prefabbricati e sul muro del campo attrezzato verranno affissi i quadri realizzati dalle ragazze rom e le gigantografie dei ritratti scattati dal fotografo Luciano Ferrara.
“Il popolo rom, soprattutto la sua componente femminile- racconta Bruno-, è depositario di un fondo mentale arcaico capace, se evocato, di creare una forma d’arte per noi “moderni” irrimediabilmente preclusa: l’arte magica. Le ragazze sono state capaci di portarmi per mano nel territorio dell’inconscio collettivo. Infatti, non esiste una pittura tradizionale gitana, piuttosto credo che i rom riescano a esprimere il linguaggio degli archetipi collettivi studiato anche da Jung. Posso dire di essere stato un artista-maieuta chiamato a sollecitare, mediante il gesto e la parola, l’energia creativa posseduta in modo inconsapevole dalle ragazze rom. Nel laboratorio esse non solo riescono a recepire il significato magico della fiaba di Gilgamesh, ma producono un segno pittorico ricco di simboli archetipici come serpenti, donne poli cefale e teste divine di reminescenza indiana.
A Nisida ho vissuto un’esperienza “garantita”: il mondo rom dietro le sbarre è paradossalmente più accessibile. Nel quotidiano le ragazze rom vorrebbero cambiare vita, ma si scontrano con i pregiudizi e la mancanza di opportunità di lavoro. Molte, benché giovanissime, sposate e con bambini, rischiano la vita uscendo dal campo di Secondigliano isolato in una curva dell’Asse Mediano non servito da bus pubblici, eppure appena possono seguono con passione il laboratorio.
A seconda degli impegni, partecipano al laboratorio settimanale dalle 3 alle 8 donne.

Zoricà vive nel campo con il marito Branko e una nipotina dal 2000, mentre i suoi figli sono emigrati in Francia, è convinta che sia importante coinvolgere le donne in progetti come quello di Bruno e offrire loro opportunità di occupazione poiché isolate come sono è difficile che riescano a lavorare. 
Esempio concreto è quello di Elvira e Brenda due pittrici in erba, la prima sposata benché giovanissima, che non studiano e non lavorano, che stanno seguendo con passione il laboratorio di pittura.
Secondo Antonietta Caroscio, neo presidente dell’Opera Nomadi della Campania: “I punti essenziali per facilitare l’inserimento dei rom nella vita sociale italiana sono: conferire loro uno status giuridico e realizzare percorsi di inserimento lavorativo. Due obiettivi tutt’altro che irrealizzabili. L’Opera Nomadi, sta avviando un progetto per la creazione di una cooperativa di rom rottamatori sull’esempio di Reggio Calabria dove una cooperativa formata da oltre 100 rom raccoglie il ferro”.
Quello che manca sono, come sempre, i fondi. Di fatto la stessa Opera Nomadi, è in attesa di un rifinanziamento da parte del Comune per progetti da realizzare con i bambini, come il doposcuola e le attività laboratoriali. Intanto i giovani di O.N. continuano a lavorare come volontari.
Lo stesso laboratorio di Fermariello è realizzato solo con supporto della Fondazione Banco Napoli che copre le spese di tele e colori; “ma stiamo cercando una sponsorizzazione per realizzare la mostra dell’8 marzo - chiarisce Bruno-, che immaginiamo come una sorta di festa pubblica, con musica, piatti tipici oltre all’esposizione dei quadri realizzati e i ritratti del fotografo Ferrara. Per rendere omaggio alla creatività della donna rom”. Entusiasta del progetto Luciano Ferrara, dagli anni ’70 impegnato socialmente e politicamente con la fotografia, che ha pensato di realizzare l’esposizione nel campo. “Ritengo che le esposizioni realizzate all’aperto- racconta Ferrara-, in luoghi pubblici, invece che nei musei, siano esperienze di conoscenza con un grande valore sociale e democratico. Al campo rom, mi sono avvicinato in punta di piedi, dopo aver fatto amicizia ho iniziato a scattare dei ritratti. Avevo già realizzato delle inchieste fotografiche sulla tragedia dei roghi di Secondigliano e Ponticelli. In questo caso ciò che mi piace è raccontare i rom per qualcosa di positivo. Ed è importante che questa bellezza la vedano tutti”.

L’appuntamento è dunque per l’8 marzo 2013 nel campo rom di Secondigliano.

Alessandra del Giudice