Campo o non Campo?

Punti di vista a confronto: assessore Gaeta e OsservAzione

campo rom scampiaIn occasione del  documentario "Fuori Campo" prodotto dal gruppo OsservAzione e l'associazione Compare/Mammut di Napoli e Figli del Bronx si riaccende la polemica sulla costruzione del  “Villaggio rom”, che prevede la costruzione di alloggi per soli rom a via Cupa Perillo a Scampia.
Sentiamo Marco Marino di OsservAzione e l'assessore alle Politiche sociali Roberta Gaeta.

"Fuori Campo" film documentario con la regia di Sergio Panariello sta portando nelle varie città d'Italia un'"altra" storia dei rom, quella, come dice lo stesso titolo, che si pone fuori dal campo visuale classico degli stereotipi sui rom e fuori dal campo fisico rom, cercando e raccontando la vita quotidiana delle donne e degli uomini rom che fanno parte integrante della società italiana, vivendo appunto fuori dai campi. Tra i protagonisti Sead Dobreva che ricorda con nostalgia e amarezza Napoli dove il suo sogno di avere una vita normale non si è potuto realizzare. Dobreva, che viveva a Napoli fino a 12-13 anni fa, pur avendo ricevuto dal Comune un container nel villaggio di Secondigliano, è dovuto partire per il nord e, grazie al lavoro, ha acquistato una casa e vive serenamente con i suoi figli, fa il rappresentante sindacale e ora anche l'attivista rom. Il documentario sostiene la tesi della chiusura dei campi rom e dell'investimento pubblico nei percorsi individualizzati di inserimento sociale dei rom.
A Napoli stanno per iniziare i lavori di costruzione del “Villaggio rom” finanziato con 7 milioni di euro del Fesr, fondi europei di sviluppo nel 2008, soldi che rischiavano di andare perduti se non si fossero utilizzati. Il progetto attuale è stato rivisto in seguito ad una "progettazione partecipata" realizzata con i rom e le associazioni e riguarderà circa 400 persone, a cui saranno assegnate 56 casette su due piani costruite con criteri "ecologici", pannelli fotovoltaici e materiali bio-edilizi riciclabili.Tuttavia sono proprio le associazioni da anni in prima linea nelle battaglie per i diritti dei rom a sostenere che le indicazioni non sono state recepite dalle istituzioni e che è proprio il concetto di Villaggio per soli rom ad essere la soluzione meno indicata e nuovamente ghettizzante.

Alessandra del Giudice


Il Punto di Vista di Marco Marino di OsservAzione

OsservAzione, che a Napoli conta una decina di collaboratori, è attualmente concentrata sulla ricerca di alternative alla costruzione di quello che si prefigura come un nuovo campo. "Il progetto approvato- spiega Marco Marino- rimane un insediamento monoetinco di case, con alcuni orpelli di architettura “sociale” e bioedilizia, una sorta di nuovo campo rom 2.0. Un progetto non in linea con la strategia nazionale d’inclusione per rom e sinti e camminati del 2012 e quindi con le indicazioni Ue che chiaramente nel suo asse d’intervento sull’abitare n. 4 chiede il superamento di grandi insediamento mono-etnici. Come già ci hanno insegnato tante esperienze in altre parti d'Italia i rom non vogliono stare nei campi che sono lontani ed isolati dalle città e che li tagliano automaticamente fuori da possibilità di formazione, lavoro e scambio culturale fin da bambini, per non parlare dei problemi di sicurezza di una zona dove se non hai l'auto rischi di restare ucciso per raggiungere la città a piedi su strade a scorrimento veloce. Emblematico è che lo stesso indirizzo anagrafico ghettizza di fatto i rom di via della Resistenza:  sulle lettere c'è scritto "Campo Rom-via della Resistenza.
Per tali motivi Associazione 21 luglio, ERRC e OsservAzione hanno scritto alla Commissione Europea e chiedono con urgenza al Comune di Napoli di rispettare i parametri legali europei e nazionali e chiedono con forza di non costruire un altro campo segregante per la comunità rom, ma di fornire invece a tutti gli abitanti dei campi informali di Cupa Perillo soluzioni abitative accessibili in un ambiente integrato supportando l’inclusione abitativa con misure specifiche in settori chiave quali l’istruzione, la salute e il lavoro. La questione alloggio non è l'unica e non va isolata dal resto. Su questo gap deve intervenire il soggetto pubblico, con intermediazione all'affitto, garanzia, sostegno eventualmente al canone da graduare via via, per garantire la famosa uguaglianza sostanziale dell'art. 3 della Costituzione". 

AdG


Il Punto di vista di Roberta Gaeta, assessore alle Politiche Sociali di Napoli

L'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Roberta Gaeta, che ha dovuto accogliere un progetto, quello del Villaggio rom, già approvato e che in linea teorica concorda con OsservAzione risponde:
"Se potessi scegliere investirei tutte le risorse pubbliche in percorsi di accompagnamento all'autonomia, ma non sempre è possibile scegliere. Sappiamo tutti che quando ci sono dei progetti approvati non si può cambiare in corso d'opera. Questo non è un progetto che è stato approvato oggi, ma moltissimi anni fa e che è anche stato modificato e quindi migliorato, ma che comunque non può essere cambiato.
Quelle del Villaggio devono essere strutture temporanee ma è chiaro che ci saranno persone che vogliono allontanarsi e persone che non vorranno. Non è la soluzione, ma è una risposta a condizioni di vita inaccettabili. Abbiamo fatto degli interventi tampone rispetto a beni primari, ad esempio rispetto all'acqua, installando le fontane, perché non potevamo aspettare di realizzare un'azione integrata che richiede tempi lunghi. Se pensiamo ai grandi numeri faremmo solo degli slogan, chiudere i campi non è pensabile con 700 persone che non possono evaporare soprattutto in una città come Napoli dove c'è un'emergenza abitativa fortissima.
In altre realtà d'Italia e d'Europa si sono realizzati interventi di fuoriuscita dai campi, ma con una gradualità tale da migliorare le condizioni di vita e contemporaneamente realizzare azioni per riuscire a smantellare anche l'idea di costruire dei campi che è ancora molto diffusa.
Al momento non realizzando quella struttura si perderebbero fondi che comunque non potrebbero essere  utilizzati per l'accompagnamento al fitto, misura che io condivido a pieno e in piccola misura stiamo realizzando con percorsi individualizzati per singole famiglie, che non si possono attuare su gruppi di trecento, cinquecento persone. inoltre abbiamo iniziato a fare tavoli con i servizi centrali e i servizi territoriali coinvolgendo anche gli assistenti sociali e abbiamo aderito al programma RomAct europeo che prevede degli action groups dei vari territori con i gruppi rom che interagiscono direttamente con le istituzioni proprio perché crediamo che i rom debbano essere chiamati in causa per ciascun tema sociale che coinvolge tutti i cittadini, non considerati separatamente".

AdG