Mezzi pubblici tabu’ per i disabili

Puzio della Cgil: “Negato il diritto di cittadinanza”.

disabile-fermata-busNei giorni in cui monta la rabbia di migliaia di pendolari per i continui disservizi, in Campania c’è chi già da tempo si vede negato il diritto alla mobilità con il trasporto pubblico. Per i disabili è letteralmente impossibile salire su un autobus o su un treno. Barriere architettoniche invalicabili per chi ha deficit motori, ma anche sensoriali. Eppure la convenzione Onu imporrebbe come un obbligo l’immediata rimozione degli ostacoli.

Stazioni vetuste, ascensori guasti, pedane mancanti, sottopassi inaccessibili, comunicazione inadeguata, a Napoli per un disabile l’idea di spostarsi autonomamente utilizzando il trasporto pubblico resta una chimera. “Si parte dall’idea che i portatori di handicap debbano essere necessariamente accompagnati da qualcuno e sostenuti dalla famiglia. La possibilità che possano condurre una vita autonoma non è ancora culturalmente contemplata e così si ammette di fatto che non debbano godere di un diritto costituzionalmente garantito come la mobilità. E’ un attentato alla volontà di autodeterminazione di tantissime persone”, attacca Raffaele Puzio, responsabile regionale per le Politiche sulla disabilità della Cgil. I faldoni che raccolgono centinaia di segnalazioni, giunte al suo ufficio, raccontano il dramma di persone che restano rinchiuse nelle proprie abitazioni perché impossibilitate a recarsi al lavoro, a frequentare corsi universitari, a raggiungere gli amici in una piazza o in un locale.

Oggi, più che mai, con le aziende di trasporto pubblico al collasso sembra una situazione ineluttabile, e le rivendicazioni dei disabili rischiano di passare per un aspetto marginale del problema. Eppure c’è chi non smette di lottare e denunciare. “In tanti si rassegnano a una vita da reclusi in casa, anche io quando esco provo avvilimento per le tante difficoltà che so di dover affrontare recandomi in città. Ma non possiamo arrenderci”, dice Giovanni De Luca, trentenne costretto alla sedia a rotelle, presidente della sede di Cicciano dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Di recente ha presentato con un’amica, anche lei costretta alla carrozzina, un esposto alla polizia dopo che gli è stato impedito di accedere alla stazione metropolitana di piazza Garibaldi: “gli operatori – racconta - ci hanno spiegato che era impossibile raggiungere i binari perché gli ascensori non erano stati collaudati. Non abbiamo avuto neppure la possibilità di sporgere reclamo perché non si capiva quale fosse l’ufficio competente. Ci siamo sentiti umiliati. Mi sconforta che per renderci la vita più semplice a volte basterebbe solo un po’ di accortezza in più”.

Pochi giorni prima altri due disabili alla fermata dell’autobus di piazza Dante dopo aver costatato il guasto alla pedana che impediva loro di salire a bordo hanno avvertito la polizia municipale che ha fatto scendere tutti i passeggeri, elevato una multa all’autista e rispedito il mezzo a deposito. “In quel caso specifico una pedana mobile costa pochissimi soldi, per rendere accessibili i mezzi pubblici non servono investimenti mirabolanti”, spiega Puzio, “Non bisogna lasciarsi ottenebrare dalla crisi e dall’ossessione della mancanza di fondi. Siamo i primi a comprendere che in una fase come questa non si possano affrontare spese folli, la stessa convenzione Onu sui diritti dei disabili stabilisce interventi immediati, ma anche accomodamenti ragionevoli. In mancanza di fondi si discuta con gli stessi disabili, proprio da loro verrebbero le soluzioni più efficaci e convenienti”. Un esempio concreto di tale pratica  a Napoli è rappresentato dal protocollo d’Intesa stipulato da Gesac e Federazione italiana per il superamento dell’Handicap all’aeroporto di Capodichino. Con gli operatori della Fish a formare il personale sulle misure da adottare in presenza di utenti disabili sono stati eliminati tanti piccoli disagi che si riscontravano in precedenza.

Tra le segnalazioni raccolte tantissime provengono da disabili sensoriali. Molti ciechi denunciano, ad esempio, gli effetti gravissimi che può avere sul loro quotidiano un semplice spostamento di fermata o di tragitto di un autobus se non adeguatamente comunicato. Per molti sordi, invece, è impossibile apprendere gli avvisi effettuati esclusivamente attraverso i megafoni in una stazione o a bordo di un treno, “Come si fa? Mi sono sentito rispondere quando ho posto il problema”, dice Puzio, “Ma è così difficile pensare di utilizzare i display o i tabelloni già in uso? A Torino la comunicazione avviene via sms automaticamente e anche quello non mi risulta che sia un servizio dal costo esorbitante”. Per offrire  ai disabili almeno l’opportunità di fronteggiare come gli altri utenti la giungla del trasporto pubblico napoletano basterebbe davvero poco.     

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