Action Aid anche a Napoli: dal globale al locale

actionaidE’ partito ad aprile il programma di sviluppo territoriale di Action Aid in Provincia di Napoli con lo scopo di costruire insieme alle associazioni radicate sul territorio progettualità per lottare contro la povertà e l’ingiustizia.

L’organizzazione internazionale indipendente si sta radicando in terreno già fertile: sono quasi 7.000 in provincia di Napoli coloro sostengono l’organizzazione attraverso le adozioni a distanza e da oltre due anni è già attivo il gruppo locale di volontari che organizzano eventi di sensibilizzazione.

Il programma di sviluppo territoriale ha di fatto lo scopo di stringere i rapporti e le collaborazioni di Action Aid con istituzioni, fondazioni, aziende, Ong e associazioni del territorio che già si occupano di temi quali la lotta alla povertà, l'esclusione sociale, la promozione dei diritti, la parità di genere, la trasparenza delle amministrazioni. La novità è quella di impegnarsi in prima linea anche in Italia su progetti di sviluppo locale, in particolare nel Sud Italia. Si vogliono costruire progettualità insieme alle associazioni presenti sul territorio così come già si è sperimentato in oltre 40 paesi nel Sud del mondo dove gli esperti esterni collaborano allo star up dei progetti concordandoli e affidandone la gestione con le comunità locali.

“Qui a Napoli in poco tempo abbiamo già avviato molte cooperazioni, ad esempio con l'Anolf Napoli sulle migrazioni, con la Cooperativa Il Camper ONLUS sulle nuove povertà, con la rete Se Non Ora Quando e con la Rete Filomena sui diritti delle donne. Abbiamo incontrato la Regione, attraverso l'Assessorato al Lavoro di Nappi, che ha dato il suo patrocino morale al premio di ActionAid per la migliore pellicola sui diritti al Giffoni Film Festival, del quale siamo diventati social partner dal 2011. Abbiamo organizzato un concerto a novembre e a fine gennaio il convegno “Napoli per il sud del mondo” in cui è intervenuto anche il direttore europeo della Banca  Mondiale”- racconta Marco Ehlardo, Responsabile Provinciale di Action Aid.

Sempre più insomma lo sviluppo dei paesi del sud del mondo passa attraverso la presa di coscienza e lo sviluppo locale e Napoli, in questo senso appare un laboratorio ottimale per promuovere e sviluppare progetti innovativi. “Napoli può facilmente essere comparata con Rio de Janeiro dove se Ipanema è il Vomero, Scampia è Cidade de Deus, dove le stesse dinamiche si replicano e le amministrazioni devono interfacciarsi con i cittadini per risolvere i problemi locali. Oggi si parla di nuove povertà: chi ha perso il lavoro o è finito per strada dopo un divorzio non va alla mensa della Caritas temendo di essere stigmatizzato. Si tratta di situazioni di marginalità invisibili alle amministrazioni pubbliche che spesso non sono in grado di affrontarle. Eppure queste problematiche sono state risolte con successo in altri paesi. La cooperazione internazionale non è più aiutare qualcuno in un paese più povero, ma anche scambio di esperienze e voglia di imparare dai paesi poveri”.

Il Sindaco De Magistris si è dimostrato particolarmente sensibile alle finalità di AA: ha invitato l’organizzazione a collaborare alle attività del Forum Universale delle Culture e ha aderito al documento promosso da AA sui "Principi per un'Italia Responsabile" di trasparenza, responsabilità e partecipazione in tutti gli ambiti della vita civile del Paese (scarica il documento), inoltre ha promesso un impegno concreto per dotare l'organizzazione di una sede territoriale, che possa essere luogo di incontro per le migliaia di sostenitori di Action Aid.

Alessandra del Giudice


Cooperazione allo sviluppo, Campania ultima in Italia

A Napoli un tavolo per proporre una legge regionale sul tema

La Campania è l'unica regione italiana a non disporre ancora di una legge in materia di cooperazione allo sviluppo. Ultima in un’Italia già “fuori” dai criteri europei della “buona cooperazione”.Per questo il Comune di Napoli alla fine del 2011 ha indetto un tavolo di concertazione per la definizione di una proposta condivisa di legge regionale per la cooperazione allo sviluppo.

L’iniziativa proposta dall'Associazione Laici Terzo Mondo in collaborazione con il Coasic (associazione che riunisce le realtà degli enti campani che si occupano di cooperazione e di solidarietà internazionale) prevede la partecipazione di enti locali della Campania, sindacati, associazioni e di tutti i potenziali attori della cooperazione internazionale per lo sviluppo e la promozione della pace (Info: diritti.umani@comune.napoli.it).

Il Sindaco De Magistris, ha messo a disposizione gratuitamente le strutture comunali per il tavolo e ha scelto di non tagliare il budget destinato alla cooperazione decentrata.

Purtroppo un dato negativo da inserire nella pagella nera della “non cooperazione” campana è che quest’anno ha chiuso il corso di Cooperazione allo Sviluppo dell’Università Orientale; per protesta  e per continuare la discussione e lo scambio su questo tema un gruppo di studenti si è riunito creando l’associazione PARSUD “Partecipazione Sociale e i Sud del mondo”.

Le nuove generazioni sono consapevoli della necessità di colmare il gap della cooperazione decentrata che è culturale oltre che legislativo. “Napoli è concentrata su se stessa. Si percepisce Sud del mondo e per questo crede che non sia “obbligata” a sostenere iniziative di solidarietà. Non dimentichiamo il rogo di Ponticelli del 2008 e le donne che affermavano “facciamo già schifo noi, perché dobbiamo sopportare altro schifo?”- sottolinea Renato Briganti, docente di diritto nella facoltà di economia della Federico II.

La Campania risulta ultima in un Paese “fuori” dai criteri europei della “buona cooperazione” allo sviluppo. Secondo il rapporto annuale di Action Aid: “L’Italia e la lotta alla povertà nel mondo” Italia è il paese a economia avanzata che ha maggiormente ridotto gli aiuti: tra il 2008 e il 2011 il Ministero degli Affari Esteri ha tagliato del 78% i fondi per la cooperazione internazionale (la spesa più penalizzata nel bilancio statale dopo l’investimento per le fonti energetiche rinnovabili, con un taglio pari a quello che ha colpito le altre spese sociali).

 “Bisogna ragionare criticamente sul termine “crescita” di cui fanno un uso spropositato i capi del governo - continua Renato Briganti-. Il Pil cresce anche grazie al fatto che nella finanziaria 2012 acquistiamo 132 caccia bombardieri F35 che ci costano milioni di euro: quanto la metà di tutte le politiche sociali italiane. Il Pil cresce se compriamo strumenti di morte, cresce se ci ammaliamo di più. Ma tutto questo poco ha poco a che vedere con la crescita delle persone e lo sviluppo reale del Paese”.

D’altra parte sono proprio i paesi in passato considerati più poveri a darci una lezione importante in materia di sviluppo sostenibile. “Ci hanno mostrato uno sviluppo rapido e armonico la Cina che ha messo in atto una strategia orientata alla crescita e il Brasile che ha implementato un efficace programma di reti di sicurezza sociale. Mentre l’America Latina e i Caraibi ci hanno insegnato che bisogna distinguere tra il problema della fiducia guadagnata attraverso un impegno credibile nelle riforme strutturali e della solvibilità: la ristrutturazione del debito. In questo senso per l’Italia l’austerità fiscale da sola non può essere l’unica risposta alla crisi del debito, ma bisogna prevedere anche riforme di lungo termine: l’applicazione dei contratti; la lotta all’evasione; la legislazione del lavoro; il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza dell’uso e dell’allocazione delle risorse pubbliche, sia al livello regionale/locale che centrale”- Secondo Carlos Alberto Primo Braga, Direttore europeo della Banca Mondiale.  

Alessandra del Giudice

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