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Armando De Simone e la sua storia senza tempo

un napoletano fra gli indiani d americaTorna nelle librerie il volume del compianto Armando De Simone "Carlo Gentile. Un napoletano tra gli Indiani  d'America", edizioni Controcorrente (pagg. 207, euro 10).

La tecnica e il denaro non domineranno mai il mondo. La carità, il coraggio, l’amore e la volontà sono le forze che lo mossero e lo muoveranno. E se proprio non ci credete, potete sempre provare a leggere questo libro. La storia che vi si narra proviene da un antico confine: quello della libertà. È lungo questa frontiera che matura l’incontro tra il fotografo napoletano Carlo Gentile e un bambino pellerossa.

Carlo Gentile, pioniere della nascente arte fotografica e personaggio dalla vita tanto avventurosa quanto sfortunata, riscatterà il piccolo Wassaja da un destino di schiavitù. Lo adotterà e gli darà un’istruzione. I due inizieranno uno straordinario viaggio sulla Nuova Frontiera americana. Fino a quando Wassaja non diventerà Carlos Montezuma, figura storica nella battaglia per i diritti dei nativi americani. E non dimenticherà mai il suo padre adottivo. Su quest’incontro avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento, all’incrocio di due culture sconfitte ma non vinte - quella napoletana, spazzata via dalla guerra di conquista piemontese, e quella indiana, annientata dalla soluzione finale dei “visi pallidi” - Armando De Simone costruisce una poderosa narrazione che è anche una riflessione sul passato nobilissimo di Napoli e del suo popolo. Partito per gli Stati Uniti per realizzare un grande servizio fotografico sui nativi, una serie di circostanze avverse impediranno a Carlo Gentile di riuscire nel suo intento. In compenso, il sodalizio con il bambino cambierà per sempre la sua esistenza e la storia dei pellerossa.

Come scrive Vincenzo Nardiello nell’introduzione, «De Simone ha tirato fuori dall’oblio una storia potente, in grado di travalicare i limiti del suo tempo», che ci aiuta a «riconquistare la memoria umiliata» del Sud e rovescia «tutti gli stereotipi di una storiografia ufficiale troppe volte asservita a ragioni politiche e di propaganda».

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