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Il sole del Sud, pallido e cocente

un pallido sole che scottaFrancesco de Core, caporedattore de Il Mattino, ci racconta un Sud che è amore e tormento, incisione profonda nella carne di un territorio dell’anima che poteva essere e non è, di una patria con troppe bandiere, un eterno purgatorio di attese tradite in “Un pallido sole che scotta - Da Africo a Napoli, viaggio nel cuore del Sud” (edizioni Spartaco).

La presentazione del  libro che si annuncia di grande successo  - appena uscito è già nella classifica dei libri più venduti della Feltrinelli di piazza dei Martiri – è in programma per giovedì 21 maggio alle 18 proprio nel megastore di Chiaia: a conversare con l’autore sarà lo scrittore Giuseppe Montesano mentre le letture sono affidate a Lucia Ferillo.

Da Berto a Sciascia, da Gatto a Pasolini, il Meridione raccontato da Francesco de Core si aggrappa al collo, stringe, morde. È paradiso e inferno e se il primo lo abbiamo ereditato, l’inferno lo abbiamo messo su con le nostre mani. Un sud che è cammino della speranza - repressa dagli occhi e voluta con il cuore - che si fa in buona, ottima compagnia di scrittori e artisti, apolidi e icone di un’Europa smarrita. Da Pier Paolo Pasolini che si aggira tra le mura sbrecciate di Casertavecchia, come ad Albert Camus che si lascia abbagliare dai resti maestosi ed eterni di Paestum, il paese schiuma di rabbia con Giuseppe Berto sul suolo calabro violato e si ferma con pudore accanto a Leonardo Sciascia all’ingresso della Certosa di Serra San Bruno. Poi si tuffa nei versi di Alfonso Gatto, il coriaceo amante di Salerno e della divina costiera. A Marcianise, sulle orme di Roberto Saviano, sale sul ring nella fabbrica di campioni del maestro Domenico Brillantino: qui respira sudore e grinta, disciplina e sacrificio. Sembra soffocare nel corpo dilaniato di Napoli, con le lacrime di cenere di Giuseppe Montesano e i richiami a Elena Ferrante, Nicola Pugliese e Luigi Compagnone. Sullo sfondo il profilo rigoroso di un esule, Gustaw Herling.

Niente acquerelli, non solo fotografie in bianco e nero: nel lavoro di de Core le tracce più nitide sono quelle di un giornalista che oltre alla penna porta in valigia un’accetta affilata.

RRF

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