Alberto Rossi è presente nel cast di Un Posto Al Sole sin dal primo giorno e il suo personaggio di strada ne ha fatta tanta. L’ex “ragazzo del muretto” (questo il suo debutto televisivo nel ’90) interpreta il giornalista Michele Saviani, da sempre, tra le personalità più interessanti e stimolanti del social drama di Rai 3, a lui sono legate moltissime vicende sociali trattate nel corso del tempo, dalla camorra al bullismo, complice anche il suo mestiere che lo ha reso portavoce delle storie altrui, oltre che delle proprie.
L’attore di origini toscane, che incontriamo sul set del Centro Produzione Rai di Napoli, ci svela anche alcuni retroscena su tutto quel lavoro che c’è ma non si vede: “Ci sono risorse preziose e indispensabili per il nostro lavoro quotidiano come Maria, Santa Maria, la persona più informata, la memoria storica, colei che sa tutto di tutti e ci dà le imbeccate giuste. Insieme a lei, c’è chi ci fa le musiche da 24 anni, Antonio Annona, che deve conoscere per forza tutte le scene per cercare la musica più adatta”.
Michele, nelle ultime puntate che lo hanno visto protagonista, è alle prese con una nuova storia sociale, quella della trans Carla (Vittoria Schisano) vittima di aggressione e pregiudizio, che ha raccontato anche nella radio dove lavora.
A che punto siamo per quanto riguarda la battaglia ai pregiudizi in Italia e quanto è importante la sensibilizzazione sui temi dei diritti LBGT?
La sensibilizzazione è molto importante. C’è innanzitutto una equazione sbagliata da sfatare. Trans uguale prostituzione, invece è un dramma, interiore ed esteriore. Ci sono persone che hanno risolto la propria vita, in ambito personale e professionale, ma non per tutti è come Vittoria (alias Carla, ndr), molti non hanno questa fortuna né questo coraggio e si trovano a chiedersi cosa sia meglio, cosa fare del proprio corpo, non tutti hanno decidono poi per la transizione, è una cosa epocale, c’è chi decide di non farlo con tutte le conseguenze che può comportare. Si tratta di drammi veri e propri che necessitano anche di un percorso psicologico, psicanalitico se non psichiatrico.
Ultimamente Michele ha incoraggiato Vittorio a prendere il tesserino da pubblicista. Come è cambiato il ruolo di giornalista da quando lei ha cominciato a interpretare questo personaggio?
Io, in genere, non sono e non sono mai stato per la sovraesposizione, può portare a un risultato opposto secondo me, il giornalista non deve fare proclami ne fare cose eclatanti, ma parlare seriamente e serenamente con le persone esperte e con chi è direttamente coinvolto nelle cose. Non mi sbilancio troppo sul mio ruolo di giornalista, chi lo fa finisce per essere frainteso o posizionato, sia politicamente e giornalisticamente. Io il mio personaggio me lo invento ogni giorno, lo interpreto con serietà, correttezza, spero di farlo la meglio e di essere credibile. Credo che qualcosa di buono sia arrivato alla gente per aver ricevuto anche degli attestati di stima da parte di giornalisti veri, che mi fanno molto piacere. Del resto, io vivo giorno per giorno, mi piace farmi sorprendere dal copione e dalle storie ogni volta.
Lei è un volto storico: non possiamo non chiederle quanto si contaminano personaggio e realtà?
Michele è nel cast sin dal primo giorno, è un personaggio quasi preistorico, ma non c’è nessuna contaminazione, io interpreto il mio personaggio e basta, quando concludo la giornata lavorativa, lo lascio in camerino, faccio quello che devo e poi lo lascio in Rai. Naturalmente porto del mio, io sono lui ma lui non è me.
Come si sente nel cast di Un posto al sole dopo tanti anni?
Noi personaggi “storici” siamo legatissimi, quelli che stanno qui da sempre hanno un legame particolare. Germano Bellavia (alias Guido Del Bue, ndr), ad esempio, ora ha questa bellissima casa, ci invita, facciamo delle cene da lui, svolgiamo una vita normale, chiacchieriamo, stiamo insieme come si fa tra amici.
C’è qualcuno con cui ha legato di più?
Certamente, ci sono persone con cui mi vedo di più, per una questione di storia e storicità, di esperienze e tempo condivisi. Ma anche con gli altri ho un buon rapporto.
Il tema sociale che vorrebbe affrontare…
Noi siamo sempre sul pezzo, bene o male, addirittura in alcuni casi, anticipiamo la cronaca. Faccio un esempio su tutti: quando parlammo di prostituzione minorile attraverso la storia delle amiche di Rossella, poco dopo scoppiò un caso simile nella capitale. Insomma, abbiamo la capacità di raccontare queste storie al grande pubblico. Io sono molto soddisfatto di questo aspetto, mi è capitato di suggerire degli argomenti che poi sono stati affrontati, gli sceneggiatori si devono inventare qualcosa di nuovo ogni giorno, devono portare avanti vicende che siano intrecciabili tra loro e foriere di altre vicende, quindi è anche giusto dare il nostro contributo creativo come attori.
Maria Nocerino
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