Sono passati quasi 20 anni da quando recitava in “Vivere”, la soap che la fece conoscere al grande pubblico come Adriana Gheradi, ma la stella Sara Ricci non ha mai smesso di splendere e l’affetto del pubblico per lei è rimasto incondizionato in questi anni di successi, tra teatro, cinema e tv. Nulla di cui stupirsi, dunque, se il personaggio che adesso sta portando in scena in Un Posto al Sole la splendida artista quasi cinquantenne (sì, perché il 27 novembre è il suo compleanno), stia trovando un ottimo riscontro, risultando molto vero e delicato nella sua drammaticità.
Sara Ricci è Adele Picardi, madre di Susanna e soprattutto moglie dell’ufficiale Manlio Picardi, di cui è succube e vittima di violenza fisica e psicologia. Un ruolo drammatico ma anche pieno di sfumature di cui l’attrice romana è molto contenta, anche perché quello della violenza di genere è un tema a cui tiene molto.
La sua storia sta assumendo sempre più centralità nelle trame di Un Posto al Sole. Ci conferma che la vedremo sempre più spesso?
Sì, e ne sono molto contenta. Per fortuna non ho mai perso la mia popolarità e l’affetto del pubblico non è mai mancato. I commenti che arrivano su come sto portando in scena Adele sono molto belli, nonostante l’inquietudine quando interpreti ruoli del genere sia dietro l’angolo, perché si entra in zone d’ombra…
Lei sta portando sulla scena un tema di grande attualità: la violenza di genere, intesa sia come violenza fisica sia psicologica. Quanto è importante affrontare questo tema?
Lo porto in scena con molta forza e delicatezza, mi dicono, quindi sono molto contenta del lavoro che sto facendo. Anche attraverso scene talvolta forti, provo a raccontare la violenza anche con delle sfumature, perché non è mai tutto bianco o tutto nero, sullo sfondo c’è anche l’amore.
Certo è che la violenza è un fenomeno, come dimostra la storia di Adele, trasversale e senza confini sociali e culturali: può avere luogo anche in una casa borghese, la cosa assurda è che neanche dove ci sono gli strumenti culturali ci si ribella. Secondo me è importantissimo parlarne anche attraverso il mezzo televisivo: molte donne, ma anche ragazzi che hanno visto in casa scene di violenza tra i genitori, ci si ritrovano. Queste stesse donne, secondo me, si devono liberare fosse anche solo da una sudditanza da molti mariti e compagni padroni, in nome della quale giustificano tutto. All’inizio, non nascondo la mia preoccupazione, condivisa anche con il mio compagno di viaggio (Paolo Maria Scalondro), su quale fosse la strada migliore per affrontare questo tema, ma poi è andata bene, è risultato tutto molto naturale.
Come si è preparata per questo ruolo?
Ho cercato di trovare in me qualcosa di “colpevole” che potesse avvicinarmi a certe sensazioni, ci sono arrivata ripensando a quello che provavo con mia madre, mancata venti anni fa. Una donna dolcissima ma non voleva che io facessi queste mestiere, questo mi costringeva a mentirle, creando in me - che non volevo subire questa prevaricazione - un inevitabile senso di colpa. Ho lavorato su questo, per fortuna, con gli uomini non ho mai vissuto nulla di simile, ho sempre trovato persone gelose sì ma emancipate.
Come definirebbe il rapporto con sua figlia Susanna e come si trova a lavorare con lei?
Molto bene, Agnese Lorenzini è una bellissima ragazza, la trovo molto naturale e abbiamo un rapporto molto vero, quasi familiare. Anche con Paolo Maria Scalondro, che interpreta mio marito, ho un ottimo rapporto, lui è proprio l’opposto di quel che interpreta ed è un collega straordinario.
Come è stata accolta nella grande famiglia di Un Posto al Sole?
Mi sono trovata benissimo: li trovo attori di una grande professionalità ma che sanno anche divertirsi, come solo i napoletani sanno fare. Del resto, io sono romana ma ho il cuore spostato a Napoli, ho fatto anche delle cose anche in dialetto, “Sotto copertura” ad esempio e degli spettacoli a teatro.
Ha legato con qualcuno in particolare nel cast?
Io sono un’amica storica di Michelangelo Tommasi, conoscevo già Valentina Pace e ho ritrovato con piacere Marco Basile, tutti vivono a Roma, tra l’altro. Avevo già incontrato sulla mia strada anche Patrizio Rispo. La persona con cui sto lavorando e che è stata una piacevole sorpresa anche sul piano umano, perché che fosse una grande professionista già lo sapevo, è Marina Tagliaferri, una donna come piace a me: giusta, essenziale, non cerimoniosa ma vera.
Cosa sta facendo in questo momento, a parte Un Posto Al Sole?
Ho un piccolo ruolo nello sceneggiato tv “Il paradiso delle signore”, in cui interpeto una donna all’opposto di Adele, leggera, quasi felliniana e in controtendenza rispetto agli anni ’50 in cui è ambientato. Nel periodo natalizio, sarò a teatro per una commedia che si chiama “Tutta colpa del cuore”, in cui finalmente mi cimento in un ruolo umoristico, una cosa molto diversa dai ruoli drammatici che in genere mi vedono protagonista e, invece, molto vicina al mio modo di essere.
C’è un argomento sociale cui tiene in modo particolare?
In realtà, già la violenza di genere è un tema che sento molto mio e sono stata molto contenta che sia arrivato questo ruolo che mancava nella mia carriera artistica. Sono vicina a una campagna contro la violenza di genere e per la creazione di nuove strutture di accoglienza e protezione per le donne che ne cadono vittima. Secondo me, bisogna educare le donne a non sognare il principe azzurro e il matrimonio ma far recepire il messaggio che la cosa più importante è l’indipendenza economica. Non bisogna mai trascurare le proprie ambizioni per un uomo o per chiunque altro, ma credere in se stesse, senza abbassare la testa. Se ami qualcuno, devi lasciarlo libero…
Un messaggio importante da lanciare a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la violenza di genere, che cade il prossimo 25 novembre.
Maria Nocerino
© RIPRODUZIONE RISERVATA