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Lunedì 25 Gennaio 2021




La precarietà e i giovani

Agnese si specchia in Susanna 

agnese lorenziniAgnese Lorenzini, attrice di teatro prima che della tv, veste i panni di Susanna sul set di Un posto al Sole da luglio 2016, dando voce ad un tema particolarmente scottante: “il precariato” che nella vita la tocca profondamente. Agnese svela: Presto si svelerà il retroscena di Susanna”.

L’attrice solare e genuina, classe 1990, dopo la laurea triennale in filosofia, capisce che la sua strada è quella della recitazione, un mondo di per se particolarmente precario dove:“si è invisibili in un mare di pescecani”.

Cosa è il teatro per lei?

Per me il teatro è la linfa vitale: quando sono senza mi manca tantissimo. Il teatro è un allenamento essenziale. Il lavoro al cinema e in tv è una sorta di evoluzione, la base, secondo me te la dà il teatro. Poi affinando dei piccoli accorgimenti tecnici come la voce e il movimento del corpo puoi diventare bravo anche davanti la macchina da presa.

Quando ha capito che fare l’attrice era il lavoro della sua vita?

La decisione vera e propria l’ho presa tra i 22 e i 23 anni: avevo finito gli esami della triennale di filosofia e non riuscivo a vedermi intraprendere un nuovo percorso così ho riscoperto la passione per il teatro che avevo sopito perché mi mancava il coraggio di farla diventare un lavoro. Ma in fondo volevo fare quello e l’ho fatto perché recitare è qualcosa che mi fa stare bene e mi dà un’incredibile consapevolezza di me stessa. Così dopo l’Università mi sono iscritta all’accademia di arte drammatica Cassiopea e l’anno scorso ho iniziato a far parte della compagnia Nogu Teatro e ho iniziato un’esperienza che mi rende molto soddisfatta: mi sono trovata benissimo sia a livello relazionale che lavorativo. E’ un gruppo che lavora sulla qualità, una cosa che oggi non è scontata, anche grazie al fatto di avere un nostro preziosissimo spazio dove provare ed allenarci, là dove i giovani devono combattere per affittare una sala prove a Roma. Quello spazio è la mia seconda casa. Lavoriamo con la drammaturgia contemporanea dando spazio alle opere di giovani drammaturghi che non hanno voce. Due volte l’anno organizziamo il Festival Nops (Nuove opportunità per la scena) mettendo in scena in diversi teatri di Roma le migliori opere inedite selezionate tra quelle che ci vengono inviate.

Cosa significa scegliere di fare l’attore oggi?

Se scegli di fare l’attore sai che andrai incontro ad un mondo molto difficile: siamo tantissimi, soprattutto ci sono tante donne che vogliono fare questo mestiere. Quando finisci il percorso di studi, ti trovi in un mare di squali ed è come se tu fossi invisibile. La mia scelta personale rispetto a questa difficoltà enorme è di continuare a formarmi e perseguire sempre un livello di qualità alto, sia nel lavoro teatrale che nella nuova esperienza televisiva.

A proposito di televisione, Un posto al Sole è la sua prima esperienza?

Si può dire che questa è la prima vera esperienza in tv, prima avevo fatto solo delle collaborazioni. Ad esempio avevo interpretato una baby squillo dei Parioli nella ricostruzione del fenomeno della prostituzione di Riccardo Iacona in Presa Diretta. Poi grazie ad un’agenzia di Roma, con cui ho iniziato a collaborare da un anno, ho fatto un doppio provino per Un posto al Sole sia per Susanna che per Beatrice e mi hanno scelto per Susanna.

A quale dei due personaggi si sente più vicina?

Sicuramente a Susanna, ma il personaggio di Beatrice mi affascinava molto proprio perché molto lontano da me, quindi sarebbe stato stimolante interpretarlo. Ma dentro di me sapevo che ero più adatta per Susanna. Mi sento vicina a lei soprattutto per l’approccio che abbiamo al lavoro: entrambe abbiamo voglia di dare il massimo in ciò che ci piace. Anche Susanna ha scelto il suo lavoro per passione e non per interesse e quando è così ci metti tutto il tuo cuore. Inoltre anche io sono abbastanza accogliente e solare con le persone fin dall’inizio. Quello che sicuramente ci distanzia è che Susanna è molto più fragile e meno corazzata di me in amore.

Secondo lei è possibile conciliare amicizia e amore?

Susanna accetta l’amicizia perché in realtà è innamorata di Nico, è una situazione delicatissima che a qualsiasi donna farebbe venire i brividi. Lei si butta a capofitto nella relazione di pseudo amicizia pur di non perderlo, è un’arma a doppio taglio molto dolorosa perché ogni volta che Nico racconta a Susanna di come è bella Beatrice o di quanto lo faccia soffrire le sta facendo una violenza. Lei la accetta inconsciamente poiché in realtà è molto fragile. E’ una cosa che a me non è mai successa e non credo mi sarebbe potuta accadere perché tengo molto alla mia sanità psico-fisica, sto molto bene con me stessa e non potrei struggermi per una persona che non mi apprezza. Io al suo posto andrei avanti per la mia strada pensando che e se non interesso a qualcuno va bene così.

Come evolverà questa situazione di impasse? Ci sarà un’evoluzione e finalmente si scoprirà il retroscena di Susanna, ovvero la sua storia, il suo passato. Il personaggio diventerà più ricco e profondo e verrà chiarito perché fa determinate scelte. D’altra parte è vero il detto: “Dimmi da dove vieni e ti dirò chi sei”.

Il suo personaggio racconta di una precaria. Cosa pensa del precariato in Italia?

Questa domanda mi tocca in punto molto sensibile perché prima di iniziare a lavorare ad Un posto al sole ero precaria, ma anche messo da parte l’ambito dello spettacolo che storicamente è precario, oggi il precariato investe i giovani in tutti gli ambiti. Se mi guardo intorno mi rendo pericolosamente conto della situazione disastrosa che viviamo a partire dal mio ragazzo, anche lui precario dopo la laurea in Lingue, o dai miei amici laureati in Giurisprudenza che si trovano a fare esattamente quello che fa Susanna. Oggi non basta la triennale, bisogna prendere la laurea magistrale e magari una specializzazione successiva anche solo per accedere ad un tirocinio. I giovani sono costretti a lavorare un sacco di ore  al giorno oltre il limite naturale, per uno stipendio assolutamente misero. Questo mi spinge ad una riflessione generale: i neolaureati si trovano ad accettare questi compromessi perché le aziende dicono: “Impara il mestiere, ma non ti do uno stipendio finché non diventi bravo”, è un controsenso assurdo perché se non guadagni non vivi. All’estero i giovani entrano subito nel mondo del lavoro dopo la laurea. L’Università dovrebbe mettere i giovani in condizione di collaborare con le aziende già durante gli studi di modo che usciti dall’università possano iniziare a lavorare, ma questo non avviene perché le aziende non investono sui neolaureati e l’età pensionabile continua a salire.

Un posto al Sole affronta spesso temi sociali, quale è l’argomento che le piacerebbe trattare grazie al tuo personaggio?

E’ quello che sto affrontando adesso: avendo provato a vivere di teatro ciò che mi corrode e mi lascia più frustrata è la difficoltà dei giovani che fanno spettacolo di vedersi realizzati anche a livello economico. O alle spalle hai una famiglia molto benestante e puoi permetterti di fare uno spettacolo ogni tanto oppure se hai bisogno di vivere del tuo lavoro, come è avvenuto nel mio caso, ti capita di non dormire la notte per la preoccupazione. Un posto al sole ha affrontato il tema del precariato in modo abbastanza chiaro e col giusto equilibrio, mostrando la difficoltà dei giovani, farlo in modo più pesante sarebbe stato fuori luogo essendo una fiction di intrattenimento. E’ una serie che riesce ad essere gradevole ed al contempo è condita di fatti del quotidiano sociale.

Che rapporto ha con Napoli?

La conoscevo molto poco, ora la sto riscoprendo, mi piace molto perché si respira la vita vera. Da un lato c’è la bellezza storica e artistica dall’altro lato anche camminando per strada avverti la fatica e la difficoltà delle persone. Mi ricorda Palermo, una città che conosco meglio perché mio padre è siciliano. Anche là c’è un cuore pulsante fatto di entusiasmo e solarità ma si sente al contempo la fatica e l’oppressione della mafia.

Ha detto che è fidanzata, quali sogni ha per il futuro e come si conciliano con la precarietà?

Finalmente sto con una persona di cui sono innamorata e di cui mi fido ciecamente. Tra poco andremo a vivere insieme e già desidero un figlio perché proprio perché ho trovato la persona giusta. Come ho detto il mio fidanzato si sta facendo strada poco a poco: pur essendo laureato in lingue ha molte passioni e sta avviando una piccola impresa. Non è facile perché anche in questo caso non ci sono sostegni statali, ma poi la caparbietà e la volontà del singolo sono le qualità che fanno la differenza.

AdG

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