Volto storico di Un Posto al Sole, il suo personaggio ha attraversato in lungo e in largo anche le trasformazione sociali di questi ultimi anni, fuori e di conseguenza dentro il social drama più longevo della tv italiana. Abbiamo chiesto a Patrizio Rispo come si prepara ad interpretare Raffaele Giordano tra ricordi, sogni, amore per gli altri e per Napoli.
Il tuo Raffaele Giordano non è solo un portiere: è un amico, una persona fidata, un cuoco provetto, un tecnico capace di risolvere problemi, un giardiniere. Sembra venuto fuori dai nostri ricordi, quando il "guardaporte" era uno di famiglia.
Sì, il fascino del portiere è qualcosa di sottile e strano: io sono sempre stato assetato dei racconti della gente e da quel che ricordo ho sempre avuto una passione proprio per i "guardaporte". E pensando a come interpreto Raffaele Giordano, mi rendo conto di averlo modellato più che sull'idea originaria del povero portiere napoletano, anche e soprattutto su due figure di portieri, importantissimi per la mia vita. Uno è Pasqualino, il portiere di casa di mia nonna che ha davvero segnato la mia infanzia: aveva delle capacità manuali straordinarie, passava dall'essere un presepista ad un idraulico ad un autista ed era sempre la persona fidata a cui rivolgersi , e poi c'è il portiere di casa mia, uno capace di commerciare con le contesse che abitavano nel palazzo, di far loro da accompagnatore, perché il portiere - se è bravo - diventa sempre l'elemento in più in ogni famiglia del palazzo in cui lavora.
Raffaele però è anche un genitore: attento, severo ma anche capace di ascoltare i desideri dei propri figli. Oggi si trova ad avere a che fare con la passione di Patrizio, adolescente che più che dalla scuola è interessato a costruirsi un futuro nel campo culinario diventando uno chef. Cosa ne pensi tu, è giusto assecondare e sostenere i sogni dei propri ragazzi, anche quando ci sembrano un po' fumosi?
Personalmente, e spero di trasmettere questo mio approccio anche con la recitazione, io spero e mi auguro che le persone seguano sempre le proprie inclinazioni e i propri sogni. Solo così si cresce senza rimpianti, si è propensi a fare dei sacrifici e si è, infine, felici. È la regola con cui mi ha cresciuto mia madre, applicata anche agli altri fratelli: nessuno di noi, ad esempio, ha seguito l'attività di nostro padre, ci siamo costruiti lavoro e carriera cominciando da capo, ma il sostegno dei genitori insieme alla certezza di fare quello che davvero volevamo ci ha aiutato moltissimo. Avere sogni e desideri veri significa anche avere la capacità e la forza per vederli realizzati un giorno: il ruolo di un genitore in tutto questo è di sostenere i propri figli.
Un altro banco di prova che Raffaele sta affrontando proprio in questi giorni riguarda un piccolo scontro culturale con Omar Sukur, il burbero proprietario del ristorante dove Patrizio lavora. Supererà questo scoglio?
Sono la persona più curiosa che esista e nell'impersonare questo lato di Raffaele so che anche dietro il suo essere così orgogliosamente napoletano non c'è un fondamentalismo. In realtà quella che sembra una chiusura è molto molto fragile ed ha più la funzione di far commedia che quella di sottolineare differenze culturali tra lui e Omar: i contrasti sono nati perché al mercato lui è stato più veloce e furbo nell'acquistare il pesce su cui anche Raffaele aveva messo gli occhi, altro che scontro tra culture!
Lontano dalle scene ti sei sempre molto impegnato per diffondere due messaggi sociali: accompagnare e sostenere gli altri e promuovere la nostra città. C'è una causa sociale o un progetto che ti vede attivo oggi?
Per prima cosa continuo a sostenere le attività di CBM Italia che lavora nei Paesi più poveri di Africa, Asia e America Latina per prevenire e curare tutte le forme di disabilità dei bambini, con particolare attenzione a quella visiva. Il mio impegno è utile non solo a loro ma anche a me, serve a rincuorarmi, a sapere che per quanto io possa essere scoraggiato dalle persone che incontro nella vita di tutti i giorni, c'è gente meravigliosa che si batte per qualcosa di giusto. La scorsa settimana, poi, ho supportato la causa LGBT, questo venerdì, 20 novembre 2015, sarò a Caserta per un'iniziativa del Garante dell'Infanzia nella giornata internazionale dei diritti dell’infanzia. Per quanto riguarda Napoli, invece, come ho già detto, "Un posto al sole" è una grande ambasciatrice di questa città e di come si possa e si debba sentirsi orgogliosi e fieri di esserne cittadini.
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