Di strada ne ha fatta tanta, da quando, soli 7 anni, è entrato nel cast di Un Posto al Sole, vestendo i panni di Vittorio Del Bue. Il giovanissimo Amato Alessandro D’Auria, originario di S. Antonio Abate (Na), sta per laurearsi in Lettere moderne ma intanto sogna di viaggiare il mondo. Perché soffermarsi in un solo posto? Si chiede l’attore ventiduenne che plasma ogni giorno con un po’ di sé il suo personaggio, con cui non sempre la convivenza è facile.
Che periodo sta vivendo Vittorio?
Un periodo un po’ caotico, la narrazione diventa via via più complicata, Vittorio, a mio parere, non si comporta sempre al meglio quando tiene alle persone, perché si spaventa un po’, ora sta accadendo di nuovo con Speranza.
Crede sia più immaturità dovuta all’età o un tratto caratteriale del suo personaggio?
Non credo sia immaturo, almeno non più di altri, non so se sia giusto o sbagliato ma in questo momento lui si sente così e io cerco di essere quanto più umano possibile e vicino a lui. Certo a volte mi confonde e mi fa anche arrabbiare, perché io tengo a lui, Vittorio non si comporta quasi mai come sarebbe ideale fare.
Cosa succederà con la sua ultima fiamma, Speranza?
Ci sarà un riavvicinamento ma ci saranno anche un sacco di problemi che esploderanno. Questa relazione porterà Vittorio fuori pista ma, come al solito, lui ci dovrà sbattere la testa prima di rendersene conto. Più in generale, ci saranno nuove avventure, colpi di scena e grossi cambiamenti per il mio personaggio, ma non posso dire altro.
Vittorio prova ancora dei sentimenti per Alex che gli ha spezzato il cuore o l’ha dimenticata?
Anche se l’avesse dimenticata, determinate persone fanno parte per sempre della tua vita.
Passiamo dall’amore alla carriera, ambito in cui lui ne ha fatta di strada Vittorio…Come vive questa nuova avventura nella radio “di qualità”?
Una bomba, è molto soddisfatto lavorativamente, comincia ad avere più credito, viene come trattato come un adulto per cui lui si comporta da adulto, dato che gli viene data finalmente fiducia.
Quanto deve al suo mentore Michele e che rapporto ha costruito con lui nel tempo?
Penso che come ogni bravo mentore, Michele abbia dato a Vittorio le basi, gli strumenti, gli ha insegnato a camminare, ora però lui deve fare da solo. Il grande pregio che hanno solo i mentori degni di questo nome è quello di non pretendere che gli altri siano come loro, in questo Michele ci è riuscito, infatti, se ci fate caso, loro due hanno un rapporto molto stretto ma non ragionano nello steso modo, continuano ad essere molto diversi e si rapportano alla radio in modo completamente differente.
Che progetti ha invece Amato? L’ultima volta (che ci siamo sentiti) mi sembrava abbastanza sicuro di non volere intraprendere professionalmente la carriera artistica…
Cambio idea abbastanza, ma credo che il mio futuro non sarà in Italia. Sono nato e cresciuto in un ambiente certamente privilegiato ma, soprattutto con la pandemia ho la presunzione di dire che mi sono reso conto di quanto non vada nel nostro Paese e vorrei trovare un posto in cui le cose vadano diversamente. Chissà forse mi trasferirò in Australia! In ogni caso voglio viaggiare, esplorare, capire prima di decidere dove mettere radici.
E cosa andrà a fare in giro per il mondo?
Andrò a cercare la mia strada, appunto, mi piace fare tante cose, non una cosa, ora l’università è il fuoco che mi tiene un poco acceso, domani chissà…
C’è un tema sociale che vorrebbe vedere (ancora) rappresentato in Un Posto Al Sole?
Non ce ne è uno in particolare, a volte trovo che sia tutto un po’ stigmatizzato, i problemi di tipo sociale devono essere trattati con cura, fuori da ogni schematizzazione perché ogni categorizzazione è rischiosa, quindi lo è anche la sua rappresentazione mediatica.
Maria Nocerino
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