Che sia un ragazzo speciale, tanto giovane e appassionato quanto critico e pronto al confronto, lo capisci subito.
Amato Alessandro D’Auria (22) entra bambino, a soli 7 anni, nel cast di Un Posto al Sole, dove cresce, non solo anagraficamente, vestendo i panni di Vittorio Del Bue, personaggio con cui dice di convivere, ma riconosce che non sempre è una convivenza facile.
A volte lo vorrebbe diverso, più attento ai bisogni degli altri, forse semplicemente più vicino al suo sentire. Il giovane attore originario di S. Antonio Abate (Na) ci risponde dalla sua casa napoletana, che condivide con due coinquilini: lui, studente al terzo anno di Lettere moderne, senza smania di successo, nella vita sogna di fare tante cose, anche molto lontane dal mondo dello spettacolo…
Ecco cosa ci ha raccontato delle prossime “imprese” di Vittorio, tra il nuovo corso in radio e la lontananza dalla sua Alex che chissà dove lo porterà…
Vittorio sembra a una svolta lavorativa. Conferma?
Sicuramente, è un momento particolare. Michele, il suo papà “putativo”, quello che gli ha insegnato tutto di questo mestiere, va via e ora lui è solo ed è in estrema difficoltà. Non ha più nessuno da cui correre per chiedere aiuto, ora è pienamente responsabile di ciò che fa. In radio, gli chiedono di cambiare rotta e tornare a fare quello che faceva 4 anni prima! Insomma, dopo che ha vissuto una evoluzione, un miglioramento, una crescita, pare che quello che è diventato ora, grazie anche agli insegnamenti di Michele, non vada più bene. Non è piacevole per lui, che ormai è diventato un’altra persona.
Cosa gli ha insegnato Michele?
Più che insegnargli qualcosa, ha contribuito a farlo cambiare, farlo crescere, ha cambiato il modo in cui si approcciava al mondo, facendogli prendere coscienza che grandi poteri significano anche grandi responsabilità. Che chi ha una voce ha il dovere di usarla bene. Potrebbe dare l’idea di essere un privilegiato ma non è così e di problemi ne ha anche lui.
Come è Amato nella vita reale, assomiglia un po’ a Vittorio?
Io tendo a voler risolvere i problemi, cerco di lamentarmi il meno possibile, perché chi si lagna che le cose non vadano bene spesso resta intrappolato in una speranza che non lo porta ad agire poi, nei fatti, in modo diverso. A volte vorrei Vittorio fosse di meno, altre di più. Ad esempio, vorrei che fosse più attento ai bisogni degli altri, in questo siamo molto diversi. Direi che il mio personaggio mi vive un po’ accanto. Convivo con il fatto che tutti mi chiamano Vittorio, consapevole che solo qualcuno è interessato poi a fare amicizia con Amato, ma quando succede che qualcuno mi chieda il mio vero nome, sono sempre contento.
Cosa succederà con la new entry Speranza, Vittorio resisterà al suo fascino, restando fedele ad Alex?
Vittorio si impegna a resistere, ora che è più maturo, vuole aspettare Alex ed è quello che cercherà di fare. Ovviamente è molto attratto da Speranza, lei è una ragazza molto libera, divertente, sciolta, affascinante, anche un po’ svampita, sorride molto, è allegra. Lui è solo in questo momento, quindi non è facile. Ma tutto sommato, a Vittorio si riesce sempre a perdonare tutto, si dice sempre che in fondo è un bravo ragazzo, nelle intenzioni almeno, sembra sempre voler fare la cosa giusta.
Quali sono i suoi rapporti sul set e fuori dal set?
Mi è sempre molto difficile avere relazioni fuori dal set, soprattutto in questo periodo. In generale, ho un carattere piuttosto difficile, ma sto cercando di migliorare i miei rapporti con tutti, ho fatto amicizia con Mariasole (Di Maio, che interpreta Speranza), è forte e simpatica, sto cercando di stare bene con tutti.
C’è un tema sociale che vorrebbe portare in scena o a cui è particolarmente legato?
Vorrei che si parlasse del covid. Capisco l’esigenza degli autori e della produzione di voler preservare un luogo ameno, in cui si sia protetti dal mondo spaventoso che c’è fuori, ma la cosa bella di Un Posto al Sole è sempre stata quella di avere una certa presa sulla realtà, anche trattando alcuni argomenti con i guanti. Ho la sensazione che stiamo vivendo in un mondo parallelo, avrebbe avuto più senso provare a trattare, per quanto difficile, l’argomento più attuale del momento.
Come ha vissuto il lockdown dovuto alla pandemia?
Ho dato valore al tempo vissuto in casa, ho imparato a fare gli origami! Ho scritto e fatto un sacco di cose. Ora mi sembra che stiamo andando avanti per sopravvivere, rinunciando alle cose realmente belle. Molti chiedono di riaprire i musei, magari sono quelli che non ci sono mai andati, ma io sì, io ci andavo davvero! Mi dispiace solo che l’empatia che percepivo nel primo lockdown, questo spirito di condivisione della stessa situazione, sia andato perso. Ora pare che a nessuno più importi di niente e siamo un po’ tutti rassegnati…
Cosa vuol fare “da grande”?
Vorrei riuscire ad aiutare quante più persone è possibile, fare tanti lavori, mi sembrerebbe sprecato fare solo una cosa. E il mio futuro non lo vedo strettamente legato alla recitazione, anzi.
Maria Nocerino
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