Attore e doppiatore di origini atranesi, classe 84, un’energia da vendere e la grande passione per questo mestiere, Giuseppe Pisacane in Un Posto al Sole porta in scena il complicato personaggio di Nicola Iodice, l’operaio dei Cantieri navali di Ferri che teme per il suo posto di lavoro e, in questo momento di crisi, tra strani incidenti e un clima generale di sfiducia, si fa portavoce delle istanze dei lavoratori.
L’attore vive da qualche anno a Roma e si divide (almeno si divideva fino a prima della pandemia) tra teatro e doppiaggio. Lo intervistiamo mentre è in Costiera, ospite dai suoi, lui, ultimo discendente della prestigiosa famiglia Pisacane (l’eroe risorgimentale Carlo Pisacane è il suo quadrisavolo).
L’esordio nel 2018, Giuseppe Pisacane ritorna sul set dopo tre anni, più felice che mai: “In questo momento di crisi per il mondo dello spettacolo non era scontato, spero che il mio personaggio abbia seguito e di restare in questa fantastica squadra il più a lungo possibile”. Una cosa è certa: la vicenda di questo operario sarà sempre più centrale nelle prossime puntate e ci riserverà molti colpi di scena…
Chi è Nicola Iodice?
Nicola, purtroppo, è una persona che crede nel lavoro puro e nei rapporti di amicizia che si possono stabilire sul posto di lavoro, dico purtroppo perché c’è sempre qualcuno che delude le sue aspettative. Lui combatte e dà l’anima per i Cantieri, come quando ha fatto ottenere il bonus ai suoi operai, è il loro sindacalista di riferimento. Ora ci sono questi incidenti, qualcuno sta sabotando i Cantieri ma non si sa bene chi e a quale scopo. Qualche dubbio si annida anche su di lui perché è quello che si espone di più, ma non può essere vero, perché Nicola ci tiene tanto al suo lavoro, al valore della fratellanza senza compromessi.
Lei oggi porta in scena una tematica di grandissima attualità, la perdita del posto di lavoro per una crisi che oggi è dilagante e sta colpendo interi settori dell’economia. Come sta affrontando questo ruolo?
Lo sto affrontando con grinta ma anche con la giusta preparazione. Nicola è un personaggio non facile, ha mille sfaccettature, dopo avere combattuto con Marina Giordano (Nina Soldano) deve confrontarsi con Roberto Ferri (Riccardo Polizzy Carbonelli nella vita è un amico ed è molto stimolante lavorare con lui), con cui deve fare il duro ma lui non è un vero duro, è un uomo pensante.
Ma chi è davvero Nicola Iodice lo scopriremo piano piano, perché la sua storia sarà centrale nelle prossime puntate sempre più incentrare sulle vicende dei Cantieri Flegrei Palladini, che sveleranno degli aspetti inediti di lui. Potrebbe essere una persona che ha sofferto tanto, un laureato con un alto grado di istruzione che si è trovato a fare l’operaio per varie vicissitudini, chi può dirlo?
Dunque, molti di scena nelle prossime puntate…Nicola è destinato ad essere il nuovo Masaniello dei Cantieri?
Molti colpi di scena, sia sul piano fisico sia sul piano morale! Quanto a Masaniello, io ho già interpretato questo personaggio a teatro, sì, in un certo senso, Nicola lo diventa perché, proprio come lui, si frappone tra i poteri forti e il popolo, senza mai tirarsi indietro, non manda altri avanti, è lui che si fa avanti con coraggio. C’è un grosso lavoro dietro questo personaggio.
Come evolve il rapporto con la ex segretaria Luciana?
Nicola considera Luciana un’amica, la vede buona come lui ma non si sa ancora se tiene o meno a lei da altri punti di vista, non sappiamo come evolverà esattamente questa amicizia…
L’esordio risale al 25 aprile 2018, da qualche tempo è tornato sul set. Come è stato riaccolto nella grande famiglia di Un Posto al Sole?
In modo fantastico, è una grande famiglia, sono tutti legatissimi oltre 20 anni, dai tecnici alla produzione, non solo i colleghi attori, sono una macchina rodata. Come in ogni famiglia, ogni tanto c’è qualche disaccordo ma si respira sempre un’aria familiare, io mi sono sempre sentito a mio agio. C’è chi si occupa di te, una persona senza la quale ti trovi perso, soprattutto, quando subentri, come nel mio caso, in corsa e ci sono varie cose da capire; è tutto molto veloce, le riprese iniziano presto, si girano tante scene al giorno, si lavora a tambur battente per stare a passo con la realtà, facendo anche i conti con la pandemia e tutte le misure che essa impone.
Cosa pensa della scelta della produzione di non affrontare l’emergenza sanitaria globale?
Penso che ci siano momenti della giornata in cui la gente vuole solo non pensare a quello che stiamo vivendo e stare un po’ tranquilla, godersi qualche momento di svago. Prodotti come Un Posto al Sole, anche se portano in scena storie di grande attualità devono comunque riuscire a distrarre lo spettatore.
Come si è avvicinato al mondo dello spettacolo?
Io studiavo Biotecnologie, mi mancavano pochi esami all’università, poi ebbi un gravissimo incidente motociclistico da fermo, per fortuna senza conseguenze perché portavo il casco. Nove mesi a letto ti aiutano a riflettere, ho capito che dovevo inseguire la mia vera passione e così ho fatto domanda in Accademia. Da lì è cominciata la mia carriera, anche se la mia famiglia mi remava contro…
Come mai la sua famiglia non voleva che lei intraprendesse la carriera artistica?
I miei mi volevano dottore, mio padre è un docente, ha due lauree, è un professionista integerrimo. Io sono l’ultimo discendente della famiglia Pisacane, Carlo Pisacane è il mio quadrisavolo…Mi vedevano in un’altra posizione, con un posto fisso, mentre la vita dell’attore è sempre un po’ alla giornata, devi sempre dimostrare qualcosa, ricominciare, metterti in discussione. Certo oggi la sera mi guardano in tv ma ce ne è voluto di tempo per farli venire a teatro.
Ricordo che quando ero in Accademia, si invitano sempre i familiari al consueto spettacolo di fine anno, ebbene, solo l’ultimo anno ho avuto l’onore di vedere mio padre assistere al mio saggio e andare via con gli occhi lucidi; fu una grande emozione.
Quale è il consiglio che si sente di dare ai giovani che vogliono intraprendere questo percorso?
O hai una grande passione per questo lavoro oppure è meglio che non lo fai, a meno che qualcuno non ti metta lì e basta. La gavetta è importantissima, io sono 16 anni che lavoro e ne ho avute di porte sbattute in faccia, ma senza quelle e senza basi non vai avanti, al massimo diventi una meteora.
C’è un argomento sociale che vorrebbe portare in scena attraverso il suo personaggio di Un Posto al Sole?
Tempo fa ho girato un corto all’ospedale Pausilipon di Napoli, sono molto legato a quella struttura; mi colpì molto vedere quei bambini soffrire, anime innocenti, così piccoli e già bastonati dalla vita. Con il mio personaggio vorrei dare voce a quella causa, anche se non amo le cose plateali, ma se questo dovesse servire a far parlare di questa delicatissima tematica lo farei volentieri.
Maria Nocerino
Foto di Giuseppe D'Anna/Fremantle
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