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Martedì 27 Ottobre 2020




Andreina è una donna pia

AndreinaLa fede religiosa è qualcosa di assolutamente personale. Lo sa bene Andreina, sessantasettenne che da altrettanti anni frequenta la Parrocchia di Santa Maria di Montesanto. Appartenente ad una famiglia molto praticante non riesce a immaginare la propria vita lontana dalla chiesa di quartiere. Dal battesimo agli anni dell’adolescenza, attraverso la crisi dei vent’anni risolta poi con la cresima, fino al dolore per la morte dei genitori e del fratello, superato proprio grazie alla vicinanza degli altri parrocchiani. Ha visto alternarsi i parroci, crescere i chierichetti, ha aiutato le persone in difficoltà preparando pacchi alimentari e mettendo insieme corredini per giovani madri in difficoltà.

Ma la fede cattolica ha le sue regole e quando Andreina ha scoperto di non rispettarle in pieno, di non essere cristiana come avrebbe dovuto, si è persa in un mare di domande senza risposte. La sua vita si è sdoppiata: da una parte la donna di Chiesa che tenta di espiare le colpe di un’altra se stessa, quella che è dall’altra parte e che segue la sua natura. Perché all’età di circa trent’anni Andreina ha finalmente compreso e accettato di essere omosessuale. “Non è stato facile. E non lo è ancora – racconta – erano gli anni della contestazione giovanile e per la prima volta si parlava di temi considerati tabù alla luce del sole. Fra questi c’erano il tema dell’aborto e quello dell’omosessualità. Io ero già molto attiva nella mia parrocchia e con alcuni volontari avevamo organizzato alcuni incontri in cui spiegavamo quanto stava accadendo e perché legalizzare l’aborto o garantire diritti per chi è omosessuale fosse sbagliato e contrario alla nostra dottrina religiosa. In occasione di uno di questi incontri conobbi Pina. Apparteneva ad un’altra parrocchia napoletana. Era bellissima, con questo viso tondo, la pelle bianchissima e due occhi neri che quando sorrideva diventavano spilli. Facevo di tutto per starle vicina. Non capivo cosa fosse realmente quella attrazione, dentro di me la giustificavo come simpatia e ammirazione. Pensavo di voler essere come lei e invece volevo stare con lei. L’ho capito solo molti anni dopo. Una sera, dopo la riunione, la accompagnai a casa perché doveva darmi dei volantini che aveva stampato e che avremmo dovuto distribuire il girono seguente. Pioveva e avevamo un solo ombrello. Ricordo il suo braccio intorno al mio e il profumo dei suoi capelli. Quando arrivammo sotto casa nel salutarla le diedi un bacio sulla guancia, ma molto vicino all’angolo della bocca. Capii in quel momento che qualcosa non quadrava, che era sbagliato. Quella fu l’ultima volta che la vidi. Non andai più a quelle riunioni perché temevo che la tentazione sarebbe stata troppo forte. Cercai di dimenticare tutto, e per un periodo ci riuscii”. Nel labirinto della vita si possono scegliere strade alternative per non incontrare se stessi. Ma il tempo crea sempre più vicoli ciechi fino a rinchiuderti in una stanza piccolissima da cui è ormai impossibile fuggire. “A trent’anni ho incontrato Marianna. Lì ho capito che avevo due sole possibilità: amarla o suicidarmi. Entrambi sono peccati mortali, ma avevo troppa paura di affrontare Nostro Signore per cui optai per la prima possibilità”. La Storia di Andreina e Marianna inizia davanti ad un caffè: Marianna di professione fa la barista e fra loro è stato un vero e proprio colpo di fulmine. “Lei è così diversa: libera, divertente, sempre allegra. Quando la sentii ridere la prima volta fu come se si fosse aperta una finestra e l’aria fresca fosse entrata finalmente dentro di me. Dopo tanti anni ci vogliamo ancora molto bene. Viviamo insieme e lei ha accettato la mia decisione di tenere la nostra relazione segreta, perché sa quanto io sia legata alla Parrocchia. Lei è credente ma non va in chiesa, dice che è piena di preti pedofili. Io le dico di non fare di tutta l’erba un fascio, che ci sono tante persone buone. Lei mi guarda e dice che lo sa, perché fra quelle persone ci sono anche io. Non capsico mai se mi prende in giro o è seria, credo che siano vere entrambe le cose. Poi ride, con quella risata della prima volta che la vidi, e dentro me stessa mi dico che è vero, che Dio esiste”.

“Le Storie dei Vicoli di Napoli” sono accompagnate dal contributo fotografico della fotografa Viviana Rasulo

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