Di Angela Vitaliano
Il 22 gennaio, prima che lo spirito delle vacanze abbia completamente abbandonato la scena, per fare spazio al primo anno di un nuovo decennio di questo Duemila, Jon Bon Jovi, aprirà il suo terzo ristorante, “JBJ Soul Kitchen”, all’interno del campus della Rutgers University, nel New Jersey.
Niente di particolare, così a prima vista: non sarebbe certo il primo personaggio famoso a investire nel business del cibo. La particolarità dei ristoranti di Jon Bon Jovi è che, qui, è possibile ordinare i piatti preferiti e pagare regolarmente il conto o, se non si hanno le risorse necessarie, si possono offrire ore di lavoro volontario, a favore della comunità.
“Quando mandi i tuoi figli all’università - ha spiegato il cantante - ti rendi conto che fra libri, abitazione e costo dei corsi, resta ben poco per il cibo. E questa è la ragione per cui spesso gli studenti si ritrovano a mangiare ramen, non solo perché gli piace ma, in molti casi, perché è l’unica cosa che possono permettersi”.
JBJ Soul Kitchen, invece, ha dei menù senza prezzi e tutti gli avventori possono scegliere liberamente cosa mangiare: a tutti viene chiesta una donazione di 20 dollari, come contributo fisso, somma che aiuta a pagare le spese per i prodotti; ma chi non è in grado di dare nulla, non deve far altro che concordare delle attività di volontariato da svolgere, prima di tutto, all’interno del ristorante.
Ad avere l’idea dei ristoranti è stata, anni fa, la moglie del cantante, Dorothea Hurley, che ha spiegato come, a volte, la “fame” non ha l’aspetto che noi ci aspettiamo, perché può interessare anche persone a noi vicine e delle cui difficoltà economiche non sospetteremmo. Inoltre, l’impossibilità di consumare pasti in un ristorante o la necessità di vivere con gli aiuti dello Stato, incide anche sull’umore di chi rischia di sentirsi emarginato e privato della propria dignità. In questi ristoranti, invece, ogni sera, i clienti che hanno possibilità di pagare il contributo suggerito, si mischiano a quelli che poi offriranno il proprio lavoro volontario, ma che, intanto, sono trattati nelle stesso modo e, soprattutto, possono consumare un pasto completo di buona qualità e cucinato al momento. Il cantante, ora cinquantasettenne, non fa mancare la sua presenza, accogliendo spesso i clienti o aiutando a cucinare, a dimostrazione del suo genuino interesse in quest’attività, sostenuta interamente con i fondi della fondazione che porta il suo nome. I ristoranti, inoltre, servono anche come punti di aggregazione per la comunità, grazie a una serie di eventi che sono organizzati per consentire a intere famiglie di trascorrere tempo insieme divertendosi. In questi giorni, ad esempio, sono state organizzate diverse cene “natalizie” per celebrare le stagione delle feste preparando, tutti insieme, biscotti allo zenzero decorati con glassa colorata come nella migliore tradizione.