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Mercoledì 30 Novembre 2022




Santuario del Carmine: la sicurezza di un pasto caldo, una doccia e un cambio per i senza dimora di Napoli

Elia LevaUna macchina della solidarietà senza sosta. Questo è quello che traspare subito entrando nel Centro di accoglienza Elia Leva della Basilica del Carmine, a via Marina.

Un servizio storico quello della mensa del Santuario, attiva dal lontano 1986: qui, poveri e senza dimora possono contare sempre, 365 giorni all’anno - tutti i giorni feste comandate comprese - su un pasto caldo e una bibita dissetante. La mensa non ha mai chiuso, neanche un giorno e neanche in piena pandemia.

Quello che non tutti sanno è che questo luogo è un punto di riferimento anche per altri servizi: in primis, il servizio docce e il guardaroba sociale una volta a settimana, e il barbiere/parrucchiere ogni 15 giorni.

 La mensa, il servizio docce, il guardaroba, il barbiere

Una vera e propria finestra sul mondo dei senza dimora di Napoli, uno spaccato che padre Francesco Sorrentino, la guida spirituale di questo posto da 5 anni, ci racconta usando la parabola della Bibbia “Dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, da vestire agli ignudi”. Il responsabile del servizio ci spiega anche che sono molto attenti rispetto alla varietà del cibo e, dato che per l’80% circa il popolo dei senza dimora è rappresentato da musulmani, la mensa predilige una dieta magra, possibilmente senza maiale, “attenzione che costituisce un obbligo morale”.

Il tour all’interno della struttura che si trova a due passi da Piazza Mercato lo facciamo insieme alla volontaria Daniela Stiano: “Prima della pandemia si sedevano qui in questa grande sala, ci entravano anche 68 persone, ora distribuiamo cestini, con un primo, un secondo, un contorno, frutta e una bottiglia d’acqua. Ma mai, anche durante il primo lockdown, la mensa del Carmine è stata chiusa. Qui senza dimora hanno potuto sempre contare su un pasto caldo”.

In poco tempo, la fila davanti al Centro di accoglienza Elia Leva si allunga, ancora di più di martedì, il giorno in cui è previsto il servizio docce e barberia. “Distribuiamo circa 300 pasti al giorno, in piena pandemia ne abbiamo preparati molti di più; mentre per le docce, siamo sulle 40 a settimana”, spiega Daniela, operativa ogni giorno con almeno altri 15 volontari, tra loro anche persone in affidamento, per la mensa.

Un’altra decina di persone sono impegnate per tenere pulite le docce, lo spogliatoio e riordinare il guardaroba: una stanza in cui si dedicano con minuziosa attenzione alla selezione degli indumenti più adatti a chi vive per strada e li differenziano per taglia e stagione.

Loro invece, i clochard che incontriamo, sono perlopiù schivi, solo alcuni si incuriosiscono davanti alla telecamera: “Sono persone spesso in fuga dalla famiglia, alcuni si vergognano a farsi vedere, altri sono semplicemente diffidenti”. Riusciamo a parlare solo con Morena, all’anagrafe Angelica, originaria della Repubblica Dominicana, rimasta senza lavoro in piena pandemia: da circa un anno vive per strada.

La Stiano racconta che, insieme ad altri volontari, a turno, una volta a settimana sono loro ad andare nei “luoghi” dei senza dimora, come l’ex Mercato ittico proprio lì vicino, a portar loro del latte caldo e coperte, ma non sempre vengono accolti bene.

Come funziona

La mensa è attiva tutti i giorni dell’anno, dalle 8,30 alle 13,30.

Il martedì è attivo il servizio docce e quello guardaroba negli stessi orari della mensa; sempre di martedì ogni quindici giorni è attivo il servizio barberia (il prossimo appuntamento è per martedì 15 febbraio).

L’accesso è libero: le persone scrivono il loro nome su una lista, in modo da rispettare l’ordine di arrivo.

M. N.

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