Si fanno chiamare con orgoglio “Blunauti”, dal nome del centro dell’ASL Napoli 2 Nord che a Qualiano (hinterland partenopeo) è ormai un punto di riferimento per moltissime famiglie. I Blunauti sono bambini e ragazzi autistici inseriti in progetti di integrazione e d’indipendenza. Con l’aiuto di 2 neuropsichiatri, 7 terapisti, 2 infermieri, 2 operatori sociosanitari, 2 psicologi, 1 logopedista, ogni pomeriggio trascorso assieme prende il sapore di una piccola vittoria. Si arriva al centro dopo la scuola e il centro è un luogo di gioco di apprendimento, un piccolo (ma grandissimo) laboratorio di vita.
«Quel ragazzo ha l’autismo». Sentendo quest’affermazione, molto comune persino tra gli addetti ai lavori, è facile comprendere quanto ancora ci sia da fare su questo tema. Partiamo col dire che l’autismo non è qualcosa che “si ha” e non è una malattia, dunque non ha senso parlare di “guarigione”.
«Quel ragazzo ha l’autismo». Sentendo quest’affermazione, molto comune persino tra gli addetti ai lavori, è facile comprendere quanto ancora ci sia da fare su questo tema. Partiamo col dire che l’autismo non è qualcosa che si ha. Non è un accessorio della persona, né lo si deve considerare una malattia.
Inaugurato lo scorso anno, il centro per l’autismo di Luciano è una delle realtà più promettenti della Campania. In occasione dell’inaugurazione Stefano Graziano (presidente della V Commissione Sanità) aveva ricordato come «essere in condizione di dare assistenza sul territorio equivale ad avvicinare la sanità ai cittadini».
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Quando si parla di autismo sono essenzialmente due le strategie di apprendimento più diffusi: la Comunicazione aumentativa alternativa (Caa) e l’Applied behavior analysis, o più semplicemente “analisi applicata del comportamento”(Aba). Ma andiamo con ordine.
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